In un mondo globalizzato è indispensabile pensare ad una nuova agricoltura

Cilento e Paestum pionieri di una nuova agricoltura

Le aree interne del Cilento, la Piana di Paestum, gli Alburni e il Vallo di Diano possono diventare protagonisti dello sviluppo agricolo del terzo millennio

Ambiente
Cilento giovedì 22 marzo 2018
di Lucio Capo
Immagine non disponibile
Contadini nel Cilento © n.c.

In un mondo globalizzato è indispensabile pensare ad una nuova agricoltura. Oggi l’agricoltura non è solo produzione alimentare ma anche tutela ambientale. L’agricoltura del terzo millennio è intesa come stile di vita, come tradizione, come patrimonio di conoscenza e sapori, come identità culturale, come antico patto con la natura. L’agricoltura intensiva non va più bene. L’abuso di prodotti chimici, il massiccio uso dei reflui zootecnici, l’uso indiscriminato di pesticidi, hanno alterato gli ecosistemi con conseguenze sulla genetica degli esseri viventi, sulla eutrofizzazione delle acque, l’alterazione chimico-fisica e biologica dei suoli. Le elevate concimazioni hanno modificato profondamente i cicli del carbonio, dell’azoto e del fosforo, tutti elementi utili per gli equilibri biologici e chimici di un ecosistema. Una nuova agricoltura si deve basare sulla sostenibilità, utilizzando tecniche agricole che rispettino l’ambiente e la biodiversità, come l’agricoltura biodinamica e biologica.

Un’altra agricoltura è possibile, quella del Bio-distretto, che concilia lo sviluppo del territorio, la salvaguardia ambientale e la tutela della salute. In questo il Cilento è stato all’avanguardia, è qui che nasce la prima esperienza di Bio-distretto, nella terra della Dieta Mediterranea e degli ultranovantenni. Nel Bio-distretto si sviluppano complesse relazioni tra agricoltori e consumatori, i prodotti vengono venduti in azienda attraverso iniziative promozionali nel mercati, mediante i gruppi di acquisto solidale, gli operatori turistici e i negozi.

Il futuro dell’agricoltura è nel Bio-distretto, che nasce dal basso tra diversi soggetti, contadini, comuni, consumatori, operatori turistici, istituzioni culturali, che si riconoscono e lavorano allo sviluppo di metodologie e tecniche dell’agricoltura di qualità. Un’agricoltura nuova che mette al centro della propria azione lo sviluppo del territorio nel rispetto delle tradizioni e della tipicità. Un’agricoltura di qualità è rispettosa degli ecosistemi che sviluppano un’attiva partecipazione dei cittadini, che autodeterminano lo sviluppo locale e realizzano aggregazione sociale. Un nuovo patto tra pubblico e privato sociale, tra cittadini e contadini, un nuovo rapporto tra campagna e città, premiando coloro che custodiscono con passione e con amore la Madre Terra.

L’agricoltura del futuro, tramite i Bio-distretti, si sviluppa tenendo conto delle diverse relazioni tra tutti i soggetti che interagiscono nel territorio. Il Bio-distretto è la soluzione ottimale per uno sviluppo virtuoso delle aree rurali e del loro rapporto con le aree urbane, è lo strumento giusto per ridefinire le relazioni tra l’agricoltura e l’ambiente, tra l’attività agricola e gli altri settori economici del territorio. Il Bio-distretto agricolo quale punto di incontro tra le “colture e le culture”, come valorizzatore delle caratteristiche specifiche locali, in cui la produzione agricola, la promozione culturale, la tradizione, le risorse naturali e paesaggistiche, diventano fattori di uno sviluppo concertato e sostenibile. Con il Bio-distretto i territori diventano autonomi e protagonisti, le comunità locali possono attivare azioni più coerenti con le loro esigenze vitali e produttive, mettendo al centro della loro proclamazione le caratteristiche proprie del territorio.

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