Memorie fotografiche

La gente d' Aquara attraverso le fotografie di Luigi Marino

Qualunque sia il profilo di indagine, antropologico, sociologico, storico, fotografico nel senso più ampio, queste immagini sono ricche di contenuti, degne di essere diffuse, studiate e amate.

Cultura
Cilento domenica 10 settembre 2017
di Oreste Mottola
Immagine non disponibile
Foto di Luigi Marino © oreste mottola

“Ti fazzu nu caminu ca’ si tira pur’a te”, lo diceva ai suoi clienti ‘Luviggi u’ iancu’, come era soprannominato Luigi Marino nel paese per il suo pallore. Nato ad Aquara nel 1903 e morto nello stesso luogo nel 1988. Muratore, era davvero bravo a fare camini, di cui si vantava. E’ stato un fotografo dilettante. Un gruppo di appassionati ne ha voluto recuperare alcune delle sue foto. La raccolta va dalla prima metà del ‘900 agli inizi degli anni ’80.Metteva la sua gente in posa e scattava centinaia di foto. Da qui una straordinaria esposizione di ritratti, “Aquara Ieri - Immagini di persone e luoghi del passato”, una retrospettiva fotografica che ha assemblato una settantina di foto e le ha allestite nella sala di un palazzo del paese. “Nelle famiglie ce ne sono ancora innumerevoli” – come ci racconta Claudio Consolmagno, ex segretario comunale – lo ricordo bene, mio padre fu amico ed estimatore del fotografo Marino”. E poi Beppe Serrelli, avvocato di professione e ottimo fotografo, hobby comune a tanti professionisti delle colline aquaresi: “Luigi Marino èdi una umana e spietata oggettività. Non vuole raccontare o aggiungere niente di più di quello che lui semplicemente vede: il povero contadino ripulito alla meglio, con i bordi strappati dei pantaloni, messo davanti ad una coperta bucata; l’agghiacciante resoconto di una famiglia minata dalla miseria; il ‘signore’ dallo sguardo tra il maliardo e il paternalistico; le donne ineffabili e affascinanti come nella foto della sua compagna, oppure serie e ‘composte’. Stai composta, diceva mia nonna a mia sorella, ‘qualche’ anno fa. Sagge amministratrici familiari col borsellino tra le mani; abbigliate con vestiti cuciti in casa, con qualche rattoppo e secondo la moda corrente; i bambini, innocenti, pensierosi, sorridenti, o studiosi, intimoriti dal fotografo e dal suo rivoluzionario apparecchio, o semplicemente curiosi, o tristi, offesi dall’indigenza”. La mostra è il frutto di un lavoro di gruppo, voluto da Beppe Serrelli, avvocato aquarese che l’ha ideata, promossa dall’Associazione Ralph Marinello, il primo ad aver mandato dagli Usa i suoi negativi, da Michele Mari, dal nipote del fotografo muratore Alessandro Marino che ha recuperato e messo a disposizione lo straordinario patrimonio fotografico del nonno e con la collaborazione di Guy Marino, art director di origini aquaresi che vive e lavora a New York. Interessante sono anche altre note, una sorta di credits, che i curatori hanno voluto aggiungere in un pannello che i visitatori possono leggere; “Ad Aquara è vissuto ed ha operato, nella prima metà del ‘900 un geniale fotografo, la cui opera non ha goduto fino ad ora del riconoscimento e della valorizzazione che invece merita.

Nei limiti tecnici, sconosciuti e inimmaginabili a chi è approdato direttamente al supporto digitale, riusciva a disporre i suoi personaggi affinché, in un ventesimo di secondo, ci raccontassero di loro e del loro tempo.

Qualunque sia il profilo di indagine, antropologico, sociologico, storico, fotografico nel senso più ampio, queste immagini sono ricche di contenuti, degne di essere diffuse, studiate e amate.

Le lastre sono state riprodotte così com’erano. L’autore, stampandole, avrebbe tagliato, ovviamente, i fermi dei negativi posti in alto, avrebbe sicuramente ridotto l’”effetto coperta” e tagliato l’ignota manina che, in una delle foto, trattiene dall’alto la famigerata coperta.

“A noi vanno bene – scrivono i curatori - così come il fotografo le ha concepite sul vetro smerigliato al momento dello scatto. Le abbiamo solo messe a testa in su…” . L’Aquara che fu, senza fronzoli e recite,quella che ancora sopravvive nell’animo profondo della sua laboriosa gente, viene fuori dalle foto del muratore molto meglio di arzigogolati saggi storici ed antropologici.Un punto colto bene dalla giornalista e raffinata critica dell’immagine che è Luciana Libero: “Marino allestendo dei veri e propri set dove metteva in posa le persone, sullo sfondo drappeggi e in primo piano quella umanità povera e dolente del sud, come la famiglia di una donna che si abbraccia ai suoi figli, viso duro e segnato e gli stessi bambini ugualmente dall’aria triste e infelice. Le donne belle e baffute, i bambini vestiti di bianco, una umanità che sfila davanti ad un obiettivo indubbiamente realista”. Ne è nata nel paese una ridda di discussioni e di ipotesi sulla identità dei singoli personaggi, le parentele, le discendenze, sui nomi e i soprannomi, su fatti e misfatti”, uno sguardo allo specchio di un intero borgo. Luigi era infatti prevalentemente un ritrattista ma il ritratto che ne viene fuori è quello di un sud non consolatorio, di una società rurale incattivita dalle proprie condizioni. Una “spietata oggettività” fatta di abiti laceri inutilmente rattoppati e di volti segnati dal duro lavoro. Non sorride questa gente aquarese del secolo scorso ma si mostra nella sua realtà offesa e umiliata dall’indigenza. Ed è da qui che ha compiuto quei passi da giganti che oggi ci mostrano uno dei paesi più protesi verso lo sviluppo. L’Aquara moderna, della banca e delle fabbriche, nasce dalla voglia di riscatto della gente che Luigi Marino ci mostra i volti dopo averli dotati dei migliori focolari. Che non facevano fumo.

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