Fu il generale Clark ad ordinare lo sbarco e resistere alla tentazione di del “reimbarco”

Operazione Avalanche e fu subito “libertà”

Abbracciammo il nuovo corso e, con una camaleontica sfrontatezza, ci accomodammo nel mondo libero per goderci la democrazia che arrivò con il 25 aprile del 1945

Cultura
Cilento venerdì 15 settembre 2017
di Bartolo Scandizzo
Immagine non disponibile
Military Cementary a Pontecagnano © Unico Settimanale

Non sono molti i momenti per un territorio per passare alla storia. Per la piana del Sele uno di questi è stato lo sbarco di Americani e Inglesi sul litorale sabbioso che si stende per oltre 40 Km da Agropoli e Salerno.

Il nome in codice dello sbarco con a capo i Generale inglese Harold Rupert Leofric George Alexander e il generale statunitense Mark Wayne Clark.

L’Operazione Avalanche fu un'operazione militare di sbarco anfibio messa in atto dagli Alleati lungo le coste del golfo della città di Salerno il 9 settembre 1943, nel corso della campagna d'Italia della seconda guerra mondiale. Con questa operazione, gli alti comandi Alleati intendevano costituire una importante testa di ponte nel territorio dell'Italia continentale, con l'obiettivo di creare un trampolino di lancio per la conquista di Napoli e il suo fondamentale porto, per rifornire le truppe alleate impegnate sul fronte italiano. Le forze statunitense della 5ª Armata statunitense del generale Mark Clark impegnate nello sbarco, sarebbero state successivamente raggiunte dalle forze dell'8ª Armata di Bernard Montgomery provenienti da sud (operazione Baytown), assieme alle quali avrebbero poi attaccato le postazioni difensive tedesche del Volturno e della Gustav nell'Italia centrale (https://www.youtube.com/watch?v=iTabO4YhDgY)

Furono gli Alleati a regalarci la libertà che portò il popolo italiano a scegliere la forma di stato repubblicano e mandò in pensione la monarchia sabauda compromessa con il regime fascista.

Il passaggio dalla dittatura alla libertà fu quasi indolore per la nostra zona: sconfitti i tedeschi, scomparvero anche i fascisti: ad un tratto ci sentimmo tutti “Americani”! Abbracciammo il nuovo corso e, con una camaleontica sfrontatezza, ci accomodammo nel mondo libero per goderci la democrazia che arrivò con il 25 aprile del 1945 quando i partigiani scesero dalle Alpi e dalle Prealpi assunsero con CLN (Comitato di Liberazione Nazionale) il governo di tutte le città del Nord Italia.

Non sono molte le persone che ancora ricordano quegli eventi per averli vissuti. Sono in troppi quelli che non si sono presi nemmeno la briga di tramandarli alle nuove generazioni.

Sono in troppi, anche tra quelli che hanno responsabilità istituzionali, che non dimostrano il benché minimo interesse per un evento che fece la storia: la nostra storia!

Resta dell’operazione Avalanche il Military Cementary a Pontecagnano dove sono sepolti buona parte dei 1200 morti tra soldati Americani e Inglesi. Si tratta di monumento alla memoria di vite spese per combattere un nemico feroce e implacabile. I Tedeschi aveva occupato l’Italia per sostituirsi agli alleati fascisti che erano diventati minoranza nel paese perché perdenti su tutti i fronti di guerra: dalla Russia all’Africa, dai Balcani alla Sicilia …

Restano anche tre musei dove si possono rivivere i momenti salienti della battaglia che si protrasse tra mille incertezze tra i circa i 55.000 uomini degli Alleati e i 20.000 tedeschi asserragliati lungo la costa in posizioni fortificate di cui restano, ancora oggi, alcuni bunker.

Restano solo le foto dell’area in cui avvenne lo sbarco. La piana del Sele oggi è completamente stravolta da migliaia di insediamenti abitativi e vissuta da altrettante persone che vi sono insediate.

Solo L’area archeologica perimetrata dalla cinta muraria della antica Poseidonia (poi battezzata Paestum dai Romani) è riconoscibile dalle foto d’epoca che ritraggono i soldati che bivaccano all’ombra del tempio di Nettuno …

Resta purtroppo poco nella memoria collettiva di chi vive in questa realtà dell’importanza di quell’evento che è sempre stato considerato la “sperimentazione” dei mezzi e la capacità dei soldati di sostenere, affrontare e vincere una prova di indicibile coraggio come lo sbarco armato guardando in faccia la terra ferma fortificata con nidi di mitragliatrici e postazioni fortificate di cannoni presidiate da uomini agguerriti nel difendere un lembo di spiaggia che valeva una posta in gioco ben più grande: la sconfitta sul campo militare del nazifascismo.

Mi concedo un ricordo personale relativo ad un tentativo di far rivivere alle giovani generazioni quell’evento per mantenerne viva la memoria …

Insegnavo a Tempa San Paolo in Capaccio Paestum. Insieme alla mia amica e collega Maria Vicidomini, proponemmo ai dirigenti di allora del 1° e 2° Circolo didattico di Capaccio, Celesta Saponara e Enrica Paolino, di organizzare una rievocazione storica dell’evento coinvolgendo le classi quinte dei 2 circoli. Venero sulla spiaggia molti genitori e alcuni amministratori dell’epoca.

Lo facemmo sulla spiaggia coinvolgendo circa 200 bambini in un vortice di finti assalti e contrassalti che lasciarono il segno nel loro vissuto e la sensazione di aver fatto la cosa giusta da parte degli insegnanti.

Quel giorno, quando mi immersi nel mare per bagnarmi, insieme ai tanti ragazzi che avevano partecipato alla “battaglia”, ebbi la sensazione di sentire un forte fluido salire dal fondo del mare che riportava a galla nella memoria dei luoghi il coraggio, le sofferenze, le intere esistenze di uomini arrivati dal mare per battersi anche a nome nostro per un ideale di libertà che, vogliamo sperare, sia ancora vivo almeno nella maggioranza di chi oggi ha il privilegio di godersela
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