Che con“il pensare e l’essere (sono) il medesimo” segnò dell’Occidente il destino … il mio fiore!

Al filosofo Parmenide di Elea

​Orbene io ti dirò e tu ascolta attentamente le mie parole … perché non mai questo può venir imposto, che le cose che non sono siano …

Cultura
Cilento lunedì 12 febbraio 2018
di Gaetano Ricco
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PARMENIDE © n.c.

Orbene io ti dirò e tu ascolta attentamente le mie parole … perché non mai questo può venir imposto, che le cose che non sono siano …

E tu, Elea, che tra tutte le città della Magna Grecia fosti la più fortunata vanta pure il tuo grande figlio e inorgoglisci a tanta gloria chè mai nessuno dopo di Lui potè più osare di filosofare se non misurandosi con il suo genio. Un genio ed un pensiero universale e finito che travalicando tutte le barriere del vecchio filosofare si portò talmente avanti nella speculazione del “logos” che nulla più dopo di lui fu più uguale a prima!

Tanto, o Elea, fu incalcolabile ed enorme il suo contributo alla storia della conoscenza umana che solo da allora, sciogliendosi dalla fisica che l’aveva incatenata, la filosofia potè finalmente sollevarsi dalla “natura” e oltre la “doxa”, la fallace opinione volare incontro agli sconfinati reami del

“logos” dove avanzando l’eterna l’identità del pensare con l’essere sarà possibile cercare la “ben rotonda Verità” .

“ Infatti il pensare e l’essere (sono) il medesimo” la Dea affermò quando dopo aver superato la porta che divideva i sentieri della Notte e del Giorno tu, maestro, giungesti alla sua casa ed Ella benevolmente accogliendoti ti salutò prima dicendo “ o giovane ,che insieme a immortali guidatrici giungi alla nostra casa con le cavalle che ti portano,salute a te! “ e poi “Non è un potere maligno quello che ti ha condotto per questa via … perché bisogna che tu impari ogni cosa, sia l’animo inconcusso della ben rotonda verità, sia l’opinione dei mortali,nelle quali non risiede legittima credibilità” e continuando la Dea nelle sue parole ricevesti quel principio che più non ha avuto fine e che ancora dura eterno nel governo del mondo. “Orbene io ti dirò ( o fortunato fra tutti i mortali!) e tu ascolta,continuò la Dea, attentamente le mie parole,quali vie di ricerca sono sole pensabili: l’una ( che dice) che è e che non è possibile che non sia ….e l’altra (che dice) che non è e che non è possibile che non sia, questa io dichiaro che è un sentiero del tutto inindagabile: perché il non essere né lo puoi pensare ( non è infatti possibile) né lo puoi esprimere” e fu luce nuova agli uomini ed alla filosofia chè nessuno prima di te, maestro, aveva osato tanto. Una folgore, i l tuo genio, attraversò i cieli della conoscenza umana e “quello che era nascosto” venne finalmente alla luce e ogni cosa si rese chiara ed evidente e si confermava finalmente quello che “etimologicamente” è il significato della parola greca “aletheia” che vuol essere “lo stato del non essere nascosto, lo stato dell'essere evidente” ovvero quello del dischiudimento”, dello “svelamento” e quindi della “verità”… perché non si trattava più infatti di individuare un principio universale comune che contenesse tutte le cose come era stato l’acqua per Talete, il fuoco per Eraclito o il numero per Pitagora ma si trattava invece di individuare un principio altro, nuovo che valesse per “essere” esso stesso vero, non un contenitore quindi quanto piuttosto un’arma nuova di“pugnace disamina” in ordine allo stato delle cose ovvero al loro “essere” di cose che sono in quanto sono e non sono in quanto non sono!

Una barriera, un vallo logico alla ingannevole sapienza di quegli uomini che giudicando con la “doppia testa” falliscono per troppo ingenuità dando alla fallace opinione valore di verità, Verità che tu, maestro,invece illuminasti con il tuo sbarramento alto e solenne e che raccogliendosi poi in una sola parola darà al “logos” di tutti i filosofi il faro più luminoso di di tutta la sua storia a venire dell’Occidente boreale !

“Giudica con la mente” tuonò invero la Dea e tu, maestro, raccogliendo così rompevi l’autorità della tradizione e sfidando con la potenza della tua mente l’ira degli dei, ti mettevi per la prima volta in piedi, ritto davanti a loro e protestando contro l’Olimpo il tuo novello “homo rationalis” alzavi all’Occidente un “vanto” così grande che non mai nessuno più che facendosi artefice del suo destino potè mai obliare!

Varcando quella porta, il tuo genio, maestro, diventò il discrimine assoluto per chiunque che avesse voluto con successo orientarsi alla ricerca della “ben rotonda verità”, la prima alternativa “logica” della storia del pensiero umano che consegnando per la sua potenza “disgiuntiva” all’umanità la sua arma più perfetta la fece più grande, e…se l’iniziazione segnò i tuoi passi ed a molti sembrò che la Dea veneranda ti aprissi benevolmente le sue porte perché eri un suo adepto, pure, maestro, fu vanto e principio quella tua prima separazione tra “o è o non è” e la conseguente identità che ne deriverà tra il pensare e l’essere . Una identità forse ancora aurorale e certamente tinta dal mistero ma già un’alba, maestro, e quindi un nunzio di quel giorno “logico” a venire che qualcuno temendolo con profetica perspicacia volle chiamare la“trappola della Dea” e che fu invece fu il dono più prezioso che un dio potesse recare ad un uomo ed anche se la Dea ti ammonisce e per un “Ti ho costretto ad ammettere ti indica la via e ti consegna il suo ordine, pure tu,maestro, rimani nella storia della filosofia, terribile e capitale, chè solo con il tuo “rotondo” ragionare da questo momento si potrà cogliere il dominio della terribile verità e nella scienza potrà tornare a precipitare solenne la Dea Necessità chè pur in forma di rete pure Lei un dì fu donna e per questo dominio della bellezza come il grande padre Giove decretò, quando imperando in quell’attimo la sua natura femminile desiderò della più bella delle fanciulle di Grecia vestire l’abito e Giove in agguato facendone possesso Le consegnò per sempre la sua natura e fu meraviglia e stupore l’uovo che nacque e che alla luce diede la solenne bellezza di Elena ,la più bella di tutte le donne di Grecia!

Bellezza e necessità che svelata poi al mondo dalle nuove e più stringenti argomentazioni sarà del grande Platone il“metodo”,il cammino saldo della interna necessità della logica che non potendo essere né confutabile né falsificabile si pone per la sua lapidaria autoreferenzialità di stampo quasi tautologico come fondamento di ogni futura verità e il sapiente che vorrà cercarla dovrà da quel momento avere“una sola testa” e sebbene ,continuò la Dea “queste cose sono difficili da capire tu le puoi vedere saldamente col pensiero. Infatti non distaccherai mai l’essere dalla sua connessione con l’esserebisogna che il dire e il pensare sia l’essere: è dato infatti essere, mentre nulla non è e senza di lui, nulla è che non è… perché non mai questo può venire imposto: che le cose che non sono, siano” … nessuno dopo te, maestro, potrà più evitarti e sarai tu per tutti noi che da sempre abitiamo le terre d’occidente, il muro alto che contro la fallace opinione si oppone e resiste!

Con te, maestro,e la Dea te ne indicò il cammino e fu il segno del tuo genio, nasce per la prima volta la turrita e severa “Città della Filosofia” che costruita sulla roccia della “ben rotonda verità” si cingerà di mura tanto possenti che nessuno mai potrà espugnare e dove sarà molto raro e difficile che qualcuno venga iscritto se non vi giunge, maestro, per la tua via. In questa Città, come ci ricorda quell’eccellentissimo greco, siederanno giudici e legislatori che nessun avventuriero potrà mai ingannare pena l’insignificanza stessa di tutto il sapere filosofico !

Perciò trema Elea e vanta pure la tua gloria immensa chè molto di più oltre gli eventi che si accendono per durare il tempo d’estate, più alta ancora io ti vorrei e superba chè tu sola, Elea,tra tutte le città fosti la più fortunata ed a te sola spetta lo scettro che altri, ahimè miseri,ti contendono.

E come un dì al barbaro insolente che osava di rivaleggiare vantando con forza il suo primato il gran tedesco gridò “philosophie bei uns” ( la filosofia siamo noi!) così tu, Elea, grida e sfida e alza in alto il tuo scettro ed insieme al tuo grande figlio, osa, chè il tempo è venuto e ogni cosa si è compiuta chè tu, Elea, del mondo continui ad essere l’unico sole che ancora alla filosofia illumina il cammino e con … Zenone e il gran poeta Papinio Stazio che ti salutano, ti benedica San Matteo ed il suo sacratissimo corpo!

Questo, maestro, nei silenziosi giorni del gennaio nevoso il lungo amore taciturno, il fiore che ti porto!

Gaetano Ricco

(Chiusa nelle prime ore antimeridiane di lunedì 29 gennaio 2018)

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