L’Europa che è in noi

Emozioni di viaggio ad Ascea/Velia tra passato presente e futuro

​Punta del Telegrafo è strategica per godersi lo spettacolo di bellezza e di armonia, che dal mare s'inarca verso colline e montagne...

Cultura
Cilento venerdì 16 febbraio 2018
di Giuseppe Liuccio
Immagine non disponibile
Punta del Telegrafo e il Sentiero degli Innamorati © n. c.

Punta del Telegrafo è strategica per godersi lo spettacolo di bellezza e di armonia, che dal mare s'inarca verso colline e montagne.

A sinistra Pisciotta e Palinuro con il carico prezioso di storia e miti. A destra la conca di Velia, violentata da urbanizzazione da rapina lungo la costa, luminosa sulla collina con quel castello/sentinella all'area archeologica... Più giù l'Alento ammara lento e rievoca traffici e commerci ai Porti Velini. La montagna della Stella caracolla a sbalzi accidentati e abbranca la Piana di Casalvelino con la Punta dolcemente dirupante.

Alle spalle uliveti bigio/argento ad invasione di borghi lustri di sole. Sotto, le lamine laviche degli scogli con il mare che ingravida fessure e grotte e s'apre a slarghi azzurri d'infinito. Vi è passata la grande storia dei Greci a scoperta di nuove terre, dei Romani ad espansione di impero e dei predoni a caccia di bottino, ma anche quella minuta dei pescatori speranzosi e vigili sui gozzi a fioco lume di lampara per ingannare alici e merluzzi nelle notti illuni. Ascea onora il toponimo di origine greca (a-schia = senza ombra) con quell’alfa privativa, che ne esalta bellezza di sito sulla collina nella gloria della luce con bei palazzi gentilizi, dove alitano gli spiriti degli eroi delle rivoluzioni. Dal capoluogo si dipanano a raggiera le frazioni: Terradura, ricca d'acque e rigogliosa di vegetazione; Catona espone sul pianoro di montagna il Santuario della Madonna del Carmine, meta di pellegrinaggi: suggestiva la processione del 16 luglio, che si snoda per le strade di campagna alla luce di migliaia di fiaccole/lucciole nella sera!; Mandia solitaria roccaforte tra gli ulivi, in posizione strategica sulla Fiumarella, che feconda d'acque irrigue l'agricoltura di collina. Giù alla marina brutte case per ferie, ville inutilmente pretenziose e campeggi/ carceri di lusso, per l'esercito dei vacanzieri.

La ferrovia perpetua "vergogna" di ferita all'unicum dell'Antica Velia. E l'indignazione sfuma su per la collina a scoperta di foro, templi, teatro, terme e villae lungo un ricamo di tracciati tra vegetazione spontanea di fichi lentischi e mortelle fin lassù, all'incanto della Porta Rosa, ariosa nella gloria del sole. Qui fu il regno della filosofia presocratica. Vi trionfò il Pensiero di Parmenide e Zenone. Qui nacque la prima Scuola Medica dell'antichità, che anticipò di secoli quella di Salerno. Ma qui è anche il silenzio assordante e la pigrizia di quanti non valorizzano, con iniziative di respiro internazionale, una grande storia non a caso patrimonio dell’umanità. Qui, ma per la verità non solo qui, si materializza quotidianamente lo "scandalo" di un Cilento che non si innerva nel passato per esaltare il presente e costruire il futuro. Eppure stiamo parlando di un microcosmo geografico, ma macrocosmo storico, di una città/mondo, che potrebbe ipotizzare iniziative di ampio respiro. Qualche guida colta rievoca i “porti velini”, affollati di mercanti d’oriente, con acque salutari che alimentavano terme frequentate da vip dell’antica Roma, Orazio e Virgilio a cura di gotta, e Cicerone, ospite di sospirato e gradevole relax nella villa dell’amico Trebazio, che qualcuno ipotizza, più per sentito dire che per documentazione storico/scientifica, tra macchie di lentischi e ginestre lungo la strada di campagna verso Ceraso. Qui, nei coltivi fecondati dall’Alento si sviluppò un’agricoltura di qualità che offrì la materia prima (grano della pianura, olio e vino delle colline) per “la dieta mediterranea”, teorizzata e rilanciata dal grande nutrizionista, Ancel Keys, che stabilì la sua dimora su un promontorio di Pioppi non a caso ribattezzato Minnelea. C’è da cogliere tesori a piene mani da parte di chi ha orecchie aduse all’ascolto dei messaggi dei tesori tramandatici da storia e miti. E, sul territorio, c’è anche una Fondazione che potrebbe e dovrebbe (d’obbligo il condizionale) farlo, rivendicando l’autorevolezza storico/scientifica propria di una Fondazione. Ma, sul territorio imperversano, invece, “ciarlatani” che si autoproclamano “esperti” e profanano la dieta, che, forse, sarebbe più appropriato definire “cibo degli dei” e dovrebbe avere la ritualità di un pellegrinaggio “alla tavola con gli dei”, appunto. Ma così non è. Ce n’è abbastanza per sostenere con orgoglio che Ascea Velia è un pezzo d’Europa che è in noi e che i candidati al parlamento dovrebbero sottolineare e che elettori e tutta la più vasta società civile dovrebbe pretendere con rabbiosa insistenza. Ma così non è. Purtroppo. E senza scomodare politologi che vanno per la maggiore, mi piace riportare qui di seguito le riflessioni di un politico di casa nostra, che apprezzo e stimo e che si è fatto le ossa prima come presidente della Comunità Montana del Calore Salernitano ed ora come sindaco di Sacco. Si tratta di Franco La Tempa. Ecco una parte della sua riflessione amara, ma realistica: “La peggiore campagna elettorale di quelle di cui abbia memoria. La peggiore in assoluto! Contenuti zero. E quando ci sono vengono sistematicamente ignorati. La delegittimazione dell'avversario, a volte la calunnia, è l'unico strumento di una mediocre classe politica. Poi vi sono i guru della politica, quelli da tastiera, per intenderci. Costoro pontificano su tutto e sembra quasi che il travaglio dei nostri giorni gravi solo sulle loro eroiche e forti spalle. Questa è imbecillità trasversale. A dritta ed a manca, ma anche al centro. Costoro hanno anche la ricetta pronta per risolvere qualsiasi problema. Da quelli locali a quelli nazionali. Quanto mi manca Umberto. Eco, intendo. Diceva Flaiano che la situazione era grave, ma non seria. Oggi mi sembra che sia tragicamente comica”. La sinistra del Cilento avrebbe bisogno di un esercito di amministratori seri, preparati e, quel che più conta, cresciuti e saldamente ancorati nel territorio, come l’amico Franco La Tempa, appunto. A proposito di sindaci seri e motivati mi corre l’obbligo di citare Gennaro Maione, il bravo sindaco di Ceraso, che è riuscito stabilire un collegamento con gli organizzatori del Festival della Mente di Sarzana e realizzare nel suo paese una iniziativa di respiro nazionale. E ancora una citazione merita l’ottimo amico Michele Murino che con la rassegna del teatro Antico ha acceso l’interesse della cultura nazionale ed europea sul territorio, anche se il territorio più che amarlo e stimarlo, come sarebbe logico e giusto, lo sopporta.

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