Ristrutturato e gestito dalla fondazione "Giambattista Vico"
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La prestigiosa novità del Museo Acropolis

Inaugurato a Giugno 2017 vanta le tele di Paolo De Matteis oltre alle opere dei pittori del Grand Tour

Cultura
Cilento lunedì 19 febbraio 2018
di Enrico Serrapede
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San Michele Arcangelo in lotta contro il Demonio - Paolo De Matteis © unico

La novità agropolese in termini culturali si chiama “Museo Acropolis”, nato l’8 Giugno 2017 grazie alla Fondazione Giambattista Vico che ha preso in gestione, e quindi restaurato anche l’interno a sue spese, il Palazzo Silvio Russo (Ex Palazzo De Feo). Direttore del Museo troviamo Vincenzo Pepe, vice Elena Giovanna Foccilo mentre Sovrintendente alle Opere del Museo Antonio Morgese. È la preparatissima vice direttrice ad accompagnarci nella nostra visita. Il gran lavoro e la passione della Fondazione si nota subito, gli ambienti sono curati nei dettagli e nulla viene lasciato al caso. Subito dopo l’ingresso, nella sala 1 e 2, troviamo le opere dei pittori del Gran Tour come Giovanni Giordano Lanza, Guglielmo Morghen e Filippo Morghen e Antonio Coppola. Tutte risalenti ai viaggi tra il 1700 e il 1800, raccontano l’area di Paestum divisa tra i templi e le grandi paludi allora presenti. In molti dipinti, inoltre, troviamo le bufale, simbolo del territorio già all’epoca e una delle poche razze capaci di resistere anche alla malaria che all’epoca era all’ordine del giorno. Importantissimo, inoltre, il piccolo olio su carta di Anton Sminck Pitloo, il pittore caposcuola della scuola di Posillipo, raffigura la zona dei templi al tramonto e anche qui troviamo bufale e vegetazione incolta a fare da cornice. La sala 3 è interamente dedicata ai fratelli Piranesi, Giambattista in particolare architetto, scenografo, incisore di Mestre e soprattutto massimo esponente della tecnica d’incisione all’acquaforte. Numerose, anche in questo caso, le rappresentazioni dei templi di Paestum e della vita che all’epoca li circondava. Spicca invece in Sala 4 un arredo gemello a quello presente nella Reggia di Caserta donato al museo dagli eredi dell’on. Avv. Giovanni Cuomo già ministro della Pubblica Istruzione nel periodo di Salerno Capitale nel 1944. Ma il pezzo forte del museo lo troviamo in Sala 5 con le opere di Paolo De Matteis, tre dipinti che lasciano col fiato sospeso per bellezza e simbolismo. “San Nicola e la contemplazione della Madonna”, “San Michele Arcangelo che lotta contro il Demonio” e “La Deposizione di Cristo”. Quest’ultimo di estrema importanza perché vi troviamo raffigurato anche lo stesso pittore che sancisce così la fine della sua carriera, raffigurandosi ai piedi di Gesù con la mano sul cuore. Lo stesso dipinto è stato acquistato dalla Fondazione Vico ad un’asta del museo di Vienna. Non è comunque solo la pittura a impreziosire il museo, troviamo infatti numerosi corredi tombali risalenti al IV secolo a.C. tutti rinvenuti nella zona di Paestum. Il costo del biglietto del Museo è di tre euro compreso di guida: “Siamo intorno ai 6000 visitatori da quando abbiamo inaugurato – ci dice la vicedirettrice Angela Giovanna Foccillo – chiaramente la maggior parte di questo numero è arrivata durante il periodo estivo anche se non mancano i gruppi scolastici e le gite organizzate”. “Inoltre – aggiunge – dall’11 dicembre all’8 gennaio abbiamo avuto in mostra anche le opere di Luca Giordano. Tutto quello che vedete qui è opera della Fondazione ed è a spese della Fondazione, e questo è motivo di grande orgoglio”. Di orgoglio anche le parole del sindaco Adamo Coppola che, come si legge dalla guida del museo, ha colto benissimo il gran significato di un museo così importante nel cuore del centro storico, a due passi dalla chiesa di San Pietro e Paolo: “Aprire un museo vivace e tematico è sempre un momento di crescita e sviluppo del territorio. Ringrazio la Fondazione Giambattista Vico e il Prof. Vincenzo Pepe per aver subito colto la nostra disponibilità a utilizzare il Palazzo Silvio Russo, ex Palazzo Del Vecchio”. Insomma se siete dalle parti di Agropoli il Museo Acropolis è una tappa da non dover assolutamente mancare.

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