L'Editoriale

Sagre, cibo e fantasia

Il programma del 2018 è nutrito come non mai e nell’area del Parco Nazionale del Cilento, Alburni e del Vallo di Diano solo nel mese di luglio superano il numero di 50 e ad agosto sono destinate ad aumentare

Cultura
Cilento sabato 14 luglio 2018
di Bartolo Scandizzo
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Sagre, cibo e fantasia © n.c.

Cilento, mare, sagre e fantasia … Anche quest’anno, come tutti gli altri, con l’arrivo dell’estate si apre il capitolo degli eventi che tentano di allargare l’offerta turistica balneare e culturale al mare magnum del Food & Beverage che animano le serate estive degli “indigeni” e degli ospiti: le sagre. Si tratta di eventi che hanno un’anima! O almeno dimostrano di averla … Il programma del 2018 è nutrito come non mai e nell’area del Parco Nazionale del Cilento, Alburni e del Vallo di Diano solo nel mese di luglio superano il numero di 50 e ad agosto sono destinate ad aumentare. Chi si mette in gioco per organizzare eventi enogastronomici è, di solito, gente che vive nei borghi che legano il loro nome al prodotto tipico che entra nell’arena per competere con altri. Le sagre più famose che scandiscono le settimane della stagione estiva non temono concorrenza da parte dei nuovi prodotti che scendono in campo. Ma essendo la platea dei potenziali fruitori molto vasta, anche i nuovi protagonisti trovano spazio e margine di successo economico in grado di garantire la tenuta dei conti: entrate e uscite. Da sempre si parla di come incentivare i protagonisti del turismo balneare che si ammassa sulla costa a risalire le valli che risalgono verso l’interno. Per la verità questo accade e a testimonianza di ciò basta transitare sulle strade provinciali che collegano i borghi collinari e montani che, per quanto dissestate, sono invase dalle automobili di bagnanti che le risalgono. Non bisogna però, trascurare il fatto che sono gli stessi abitanti della Valli interne che approfittano di questi eventi per andare a far visita ai paesi vicini per diversificare il modo di vivere l’estate lasciando la piazza e i bar del proprio paese per potersi dare una “botta” di vita tra la folla vociante attirata del pasta, sugo, vino e il principe della serata che è, di solito, il piatto tipico assurto agli onori delle tavolate. Ovviamente, non anca la musica folkloristica e gli stornelli cilentani che rendono allegra l’atmosfera. Di solito, chi organizza le sagre è la pro loco del paese che così facendo tenta di recuperare risorse per finanziare le attività culturali, sportive e artistiche che tengono in piedi l’anima sociale di paesi i cui bilancio non possono reggere l’elargizione del benché minimo contributo.

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Il PNCVDA, per la verità, con un bando ha contribuito a dare un po’ di “ossigeno” a quasi tutte la manifestazioni che hanno una storia pluridecennale. Non mancano iniziative estemporanee che hanno l’obiettivo di fare un po’ di cassa che consente, poi, ai giovani e meno giovani di arrotondare il reddito in paesi dove il lavoro è solo “occasionale”. In molti, però si chiedono anche se non sia un male la proliferazione di eventi enogastronomici organizzati in spazi poco adatti e che lasciano desiderare dal punto di vista dell’igiene e quant’altro richiesto rigorosamente a chi fa ristorazione per tutto l’anno. Certo, ci sono delle differenziazioni da fare tra chi mette in “vetrina” tipologia di prodotto e chi organizza eventi dove l’esaltazione della tipicità è solo una foglia di fico per coprire un’attività di ristorazione vera e propria con menù che si allargano in modo spropositato in ogni direzione. D’altro canto chi va in vacanza cerca situazioni d’evasione dalla cena in hotel o dal piatto di pasta mangiato nella casa in affitto. I due mondi si intrecciano e, per i pochi giorni che durano i vari eventi anche nel più piccolo borgo cilentano di può respirare un’aria d’altri tempi quando vicoli e stradine del centro storico si animano di persone che cercano di scrutare con l’immaginazione dietro a finestre e portoni chiusi la vita di un tempo che si è persa nell’emigrazione, interna ed esterna, verso mondi meno avari del nostro nell’offrire opportunità di vita futura. I nostri borghi, grazie alle feste del Santo Patrono e delle sagre, tornano a nuova vita indotta proprio da chi è alla ricerca di emozioni legate al cibo e al piccolo mondo antico che oggi si può rivivere solo in un servizio televisivo negli occhi degli anziani, quasi tutti ultra novantenni, che assistono in modo disincantato all’invasione di piazze e vie di persone che parlano lingue diverse ma che raccontano le stesse storie …

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