Angelo Tedesco parte ad 11 anni per raggiungere suo zio Raffaele che lo precede in Argentina di qualche anno

Arriva oltre Oceano con la licenza di 3^ elementare, ma quando si presenta a scuola lo mettono nella 1^ classe

BARTOLO E GINA Io in Cammino con te
Cilento - martedì 08 maggio 2018
Angelo Tedesco nell'intervista con Bartolo Scandizzo
Angelo Tedesco nell'intervista con Bartolo Scandizzo © n.c.

Angelo Tedesco è un pensionato nato a Sacco negli anni ’40 nell’immediato dopoguerra. Trova il suo futuro in Argentina a differenza di tanti altri che, invece partono per gli Stati Uniti ed altre parti del mondo. Lascia il paese più estremo dell’alta Valle del Calore nel 1955 all’età di 11 anni chiamato dallo zio Raffaele che è già emigrato nel 1948, perché la guerra ha inaridito, oltre ai campi abbandonati anche la voglia di ripartire. Angelo arriva oltre Oceano con la licenza di 3^ elementare, ma quando si presenta a scuola lo mettono nella 1^ classe retrocedendolo a causa della mancata conoscenza della lingua spagnola. A 15 anni riesce a conseguire il diploma di classe 3^ e poi inizia la sua carriera lavorativa presso un negozio di carne. A 18 anni cambia lavoro e inizia a lavorare in una carrozzeria dove rimane per 22 anni. Quando si affranca dal lavoro dipendente, si mette in proprio aprendo un chiostro per la vendita di giornali e oggettistica. Sposa Antonietta, proveniente dalla provincia di Campobasso, l’azienda in cui lavora per diverso tempo, la Farsalto che produce scarpe sportive, è inglese. Ed è in azienda che impara a parlare in inglese. Questo fatto le tornerà utile quando decide di lavorare in casa come sarta e si arrangia a dare lezioni private di inglese e intanto cresce i due figli. Angelo e Antonietta mettono alla luce Gabriel e Marcela. La ragazza diventa insegnante d’inglese a sua volta, mentre il ragazzo lavora nel campo dell’elettronica. I due tornano in Italia e a Sacco come turisti nel 1998 e trovano un paese completamente ristrutturato a seguito del terremoto del 1980 ma anche con pochissime persone che sono restate dopo il travaso fatto verso mondi lontani. Angelo ricorda ancora il tempo in cui ci si faceva il bagno alle sorgenti del Sammaro e che per andare a Roscigno si passava sulla passerella di legno che consentiva di evitare il guado a piedi del fiume. Oggi vive a Quilmes una città di medie dimensioni. Il suo nome si riferisce alle persone Kilmes indigene, che sono state costrette a muoversi 1 200 km a piedi dalla provincia di Tucumán nel XVII secolo. Il nome deriva dalla lingua Cacán, oggi scomparsa, e significa "tra i monti".

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