Running

Il 1° Alento Trail running, una gara che ha messo a dura prova gli atleti

“Alla prossima occasione, lo farò al passo per potermi assaporare un trekking con tante fermate che consentiranno di godere in pieno le peculiarità di un percorso al fresco della macchia mediterranea”

Altri Sport
Cilento mercoledì 09 maggio 2018
di Biesse
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Bartolo Scandizzo e Sergio Civita © n. c.

All’Oasi Alento sono di casa. Conosco l’ambiente e, meglio ancora, sono onorato dell’amicizia di Franco Chirico che ha fatto nascere in questo luogo la sua creatura prediletta: la diga Alento che garantisce acqua all’agricoltura dell’intera piana di Ascea e Casalvelino. Oggi sono nel centro insieme ai miei compagni di squadra per partecipare al 1° ALENTO TRAIL RUNNING sulla distanza di 13,400 Km organizzato dall’Atletica Agropoli, dalla Cooperativa Cilento Servizi, che gestisce i servizi turistici dell’Oasi Fiume Alento, in collaborazione con l’Atletica Agropoli e l’ Associazione Turisticamente e dall’Associazione Turisticamente. La giornata si presenta spettacolare sia per la location che per il tempo che esalta l’ambiente circostante e lo rende frizzante. I podisti già alle 8:00 del mattino sono in fila davanti al cancello dell’oasi per farsi riconoscere ed entrare nell’area. Ma non mancano i frequentatori abituali dell’area che arrivano da ogni parte per godersi una giornata all’aria aperta sui prati destinati agli sport e nelle aree picnic attrezzate e disponibili solo su prenotazione. Ogni tavolo ed ogni seduta disponibile al ristorante del centro sono già prenotati e non sono pochi quelli che come noi della Sporting Calore dovranno uscire fuori per pranzare in un agriturismo a Cicerale. Nessuno conosce il percorso nel dettaglio come nessuno ha idea delle difficoltà che esso presenterà. Lo speaker illustra brevemente i punti critici, ma la realtà del tracciato presenterà molte sorprese. La partenza è un colpo al “cuore” che deve subito fare i conti con una pendenza che va oltre 12%. Già da subito mi ripropongo di affrontarla al passo … Così come avverrà anche per buona parte del percorso che si snoda nella macchia mediterranea. Il passaggio sulla barriera di cemento della diga è spettacolare: un lungo rettilineo dal quale si domina a monte l’immensa distesa d’acqua fin sotto Prignano e a valle la variopinta golena del fiume trasformata in un’oasi verde da dove si alzano fontane e zampilli, alla fine del rettilineo si piega a sinistra e comincia lo sterrato che costeggia il lago fino a quando le indicazioni non ci portano a infilare un sentiero che si inoltra nella boscaglia. Da questo momento in avanti sarà un continuo salire in fila indiana e un discendere con accortezza per evitare di tramutare una belle esperienza sportiva in un incidente con conseguenze di vario tipo. All’improvviso dalla sinistra del sentiero vedo sbucare dei concorrenti che si immettono sul tracciato segnalato da bandane di plastica colorare bianche e rosse. Scoprirò più avanti che seguendo il primo della fila si sono inoltrati in un tratturo sbagliato scendendo fino al lago per poi dover ritornare sui loro passi per riguadagnare quota. Arrampicarsi per il difficile sentiero e scendere per gradoni fatti di legni e terra realizzati con maestria mette a dura prova sia i muscoli sia le articolazioni sottoposte a sollecitazioni continue con il cuore a pompare sangue ossigenato nelle arterie. Mi ricorda molto il percorso che, costeggiando le gole del Calore, porta conduce dall’Oasi del WWF di Felitto al ponte medioevale di Magliano. All’arrivo sul fiume, già in secca, c’è anche il segnale del 6° Km. Il guado non è difficile ma l’acciottolato rende precario l’equilibrio. Lo stradone che scorre nel piano di fianco al lago sul lato opposto a quello della risalita è piatto e pare un’autostrada. Ma non è finita! Ecco si ricomincia con i sali scendi a “martirio” delle gambe che alterano in modo significativo il ritmo cardiaco e respiratorio rendendo impossibile stabilire un’andatura regolare e confortevole. Insieme a Sergio, decidiamo di prendercela con calma e di evitare inutili forzature: in compagnia si decide sempre per il meglio. Intanto, in lontananza si intravede la strada che scende da Cicerale: è quello l’obiettivo da raggiungere per rimetterci in carreggiata con un andare regolare. Quando scavalchiamo, con l’assistenza della protezione civile, il guardrail che separa il sentiero dall’asfalto, siamo certi di essere quasi alla fine della fatica. Infatti, mancano poco meno di 4 Km all’arrivo. Un passaggio veloce sul ponte a più archi, ed eccoci pronti per immetterci di nuovo sull’argine del lago lungo lo sterrato che, portandoci sulla diga, ci farà intravedere la spianata verde dove c’è il traguardo. Il lungo rettilineo ci consente di inquadrare un nuovo panorama: i parcheggi sono tutti pieni, i tavoli contornati da adulti e bambini, palloni che si alzano e ricadono sul prato, biciclette che avanzano caracollando, panchine e sedute prese d’assalto … la voce dello speaker che segnala l’arrivo di chi è davanti a noi. Infine anche noi tagliamo il traguardo. Sono passate 2 ore dalla partenza, c’è ancora qualcuno dietro, ma a noi interessa solo di avercela fatta a partecipare e ad arrivare fino in fondo di un tracciato che, certamente, la prossima volta, verrò a percorrere al passo per potermi assaporare un trekking con tante fermate che consentiranno di godere in pieno le peculiarità di un percorso al fresco della macchia mediterranea a tenermi compagnia senza l’assillo di dover arrivare a tagliare un traguardo.

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