Tra i tanti giovani alcuni non possono fare a meno di ingozzarsi di birra ... chissà dove lasceranno le bottiglie di vetro dalle quali la tracannano
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​Villa Littorio, “capoluogo” per un giorno grazie alla Laurino Happy Run 2018

In discesa mi infilo nel vicoli che un tempo furono i miei luoghi. Passo davanti alla casa di Mariangela dove ci incontravamo nei pomeriggi uggiosi d’inverno insieme al mio inseparabile amico Giuseppe

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Cilento lunedì 13 agosto 2018
di Bartolo SCandizzo
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Laurino happy run 2018 © unico settimanale

Trascinato da amici e parenti, ho deciso, di prendere parte alla Laurino Happy Run 2018. Ci sono delle novità rispetto all'edizione precedente in quanto la partenza e la relativa “ammuina” di preparazione sarà concentrata a Villa Littorio anziché a Piaggine.

Gli iscritti, secondo gli organizzatori, sono intorno ai 500 … un vero successo di adesioni!

La scelta “autarchica” di far svolgere la manifestazione nel solo territorio del comune di Laurino, consente, una volta tanto, che sia la frazione, un tempo denominata “Fogna” (in epoca fascista le fu dato l’attuale nome), ad assurgere a luogo di ritrovo. La distanza da percorrere prima di giungere nella piazza del “Sieggio” sopra Laurino è più o meno la stessa, ma resta l’amaro in bocca per il fatto che le comunità dell’alta Valle fanno fatica ad andare nella direzione di implementare le cose da fare insieme invece che ridurle. Sarebbe stato molto meglio inserire anche Valle Dell’Angelo e Villa Littorio nel percorso che sostituire Piaggine con la frazione. Gli accorgimenti tecnici per poterlo fare sarebbero stati diversi ma, è questa un’altra occasione mancata per muoversi nella ineluttabile direzione di essere uniti o non essere!

All’arrivo in piazza, che un tempo da ragazzo frequentavo con una certa assiduità, è già in pieno svolgimento il “riscaldamento” con balli e canti sollecitati da una bella ragazza posta su un furgone e un animatore che sollecita la folla di bianco vestita ad essere goliardici e a colorare la folla di ogni tinta possibile. Nessuno si può sottrarre alla cascata di colore che piove da ogni dove ed anche, noi arrivati tardi, non c’è possibilità di sottrarci alla cerimonia di “iniziazione”.

La gente che affolla l’intero corso della contrada è composta da soggetti di ogni età che a loro volta interpretano l’evento con accenti diversificati.

I bambini fanno a gara nel lanciarsi colori e i genitori li seguono con lo sguardo a distanza di sicurezza; i giovani ballano e cantano al ritmo della musica che alterna i brani più gettonati dell’estate; gli immancabili balordi non trovano di meglio che tracannare birra o vino generosamente vendute in bottiglie di vetro creando le condizioni di pericolo per se stessi e per gli altri; i Villesi, seduti davanti ai bar o sulla piazzetta con vista sul monte Motola e sul ponte posto tra le due valli sulle gole del Sammaro, si interrogano sul senso di tutto il casino che è piovuto addosso al borgo: in fondo sono contenti di questa botta di vita;

Intanto, arrivano ancora navette da Laurino che scaricano decine di persone intenzionate a non perdersi l’evento. Tra questi anche molti “Chiainari” che hanno deciso di non perdersi la 2^ edizione.

Incontro, i miei amici della Sporting Atletica Calore che hanno risalito la Valle del Calore proprio per godersi una giornata diversa ma anche con lo scopo di approfittarne per fare un allenamento in vista del finale del Circuito Cilento di Corsa.

Incontro anche tante persone amici di oggi e compagni di un tempo che, se pure fa piacere rivedere, mi riportano alla mia vita “bambina” che aspettava di divenire “adulta”.

La partenza è un avvio al rallentatore in quanto nessuno vive questa manifestazione come una gara. La salita che porta al pianoro del cimitero fa subito una selezione naturale tra chi ha un po’ di fiato per correre e quelli che dopo un accenno si mettono al passo per vivere con il giusto spirito tutti i “colori” dell’arcobaleno che sfidano quelli stampati sul cielo dal sole che si avvia all’ennesimo tramonto oltre la bassa valle, fino al mare.

Appena dopo la partenza scorgo sul ciglio della strada una amica di lungo corso, è Anna Maria Lillo che trattiene una carrozzina dove siede una bambina. Con lei ho condiviso gli anni del Magistrale a Piaggine. Con lei mi sono ritrovato giovane insegnante a Varese dove lei era già arrivata con Enrico Schiavo, suo marito. Nella loro casa ho passato serate in cui non riuscivo a vincere la “solitudine” di un giovane che si era catapultato in mondo troppo diverso da quello in cui era cresciuto. Con le loro figlie ho inventato giochi per tenerle a bada in attesa della cena … Loro furono i primi amici a cui presentai Gina quando, appena sposati, arrivammo nella città dei laghi.

La chiamo ma, prima vista non mi riconosce! Mi avvicino ed ecco la classica esclamazione di sorpresa, sempre la stessa … Chiedo di Enrico e mi fa cenno che è sul balcone della casa dei suoi genitori: due persone indimenticabili. È contornato da una schiera di gente, grandi e piccoli, che immagino siano le figlie, generi e nipoti. Devo proseguire, ma mi riprometto che non appena risalgo a Piaggine mi fermerò per un abbraccio più lungo a loro e a quello che è stato di noi negli ultimi 25 anni.

Riprendo a correre di buona lena per recuperare il tempo ben speso per un “bagno” nei ricordi.

All’inizio della discesa accelero per riportarmi a ridosso di chi è già andato oltre. La strada è ombreggiata, per cui è facile tenere una buona andatura. All’incrocio della strada che devia verso Piaggine, mi sottopongo all’ennesima doccia di colori, altri, invece trovano anche il vino lungo il percorso … mi sembra una deviazione dal buon senso!

Copro abbastanza velocemente la strada che porta all’incrocio a valle sulla SP 11 che porta al passo del Corticato e poi a Teggiamo, e mi impegno a superare qualcuno che da segni di stanchezza. A mia volta sono sopravanzato da Asperino e Pasquale che si stanno sfidando a raggiungere Franco e Rosalia che sono un centinaio di metri davanti a me.

A Sant’Antonio ancora uno spruzzo di polvere colorata mi prende in pieno volto. Affronto la salita che porta in piazza di buona lena ma due giovani, un maschio e una ragazza mi superano proprio sotto la “Collegiata” e mi precedono tra le due ali di gente che aspetta i partecipanti in piazza Agostino Magliani. I due davanti a me sollevano le braccia convinti, come me che siamo la traguardo, ma c’è qualcuno dell’organizzazione che ci avvisa che non è finita: bisogna scendere fino all’anfiteatro …

Riprendo a correre in discesa mi infilo nel vicoli che un tempo furono i miei luoghi. Passo davanti alla casa di Mariangela, dove da ragazzo ci incontravamo nei pomeriggi uggiosi d’inverno insieme al mio inseparabile amico Giuseppe Bruno, entro nella stradina che porta alla casa dei genitori di Vincenzo dove mi accoglievano come in figlio … sarebbero infiniti i ricordi da portare a galla per riviverli a distanza di 50 anni.

Giungo sulla piazzetta dell’anfiteatro dove si conclude la corsa ma non c’è un traguardo da tagliare. I miei amici sono già al ristoro, prendo una fetta di anguria. Rosalia mi confida che “essere la prima donna a giungere al traguardo l’ha fatta sentire Rosmery per un giorno”! Con gli amici ci concediamo ad una foto ricordo e poi mi avvio verso S. Antonio incontro a Gina, Carmela, Paola e Franca.

Continuo a scendere lungo il dedalo di strade che un tempo conducevano i Laurinesi nella bella campagna situata a valle del paese.

Supero il convento di S. Antonio dove incrocio il “gruppone” diviso in diversi tronconi che procede con un buon passo verso l’arrivo. Mi rendo conto che è tardi e decido di tornare a Villa per recuperare l’automobile lì parcheggiata.

Mi metto di corsa andando incontro a tutti quelli che sono attardati sul percorso. Risalgo la Sp 69 fino al cimitero di Villa Littorio, scendo nel borgo che è tornato alla vita di sempre solo un po’ più colorata. Infatti, finché non pioverà resteranno sulle strade i colori di vita impressi sul selciato da tanti giovani che in questo borgo non si vedevano tutti in un colpo solo da tempi immemori.

Risalgo in auto, e parto per andare a recuperare Carmela e Gina dopo un pomeriggio vissuto all’insegna di un mondo colorato che ha mi ha fatto rivivere un passato cheè possibile rivivere solamente nei ricordi ma senza rimpianti.

Noi di quella generazione allacciavamo relazioni che, ovunque ci ha portato la vita, riemergono non appena facciamo riemergere il periscopio dei sentimenti che arriva a toccare corde profonde del nostro essere uomini e donne.

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