Si chiama economia circolare, ma si può leggere come ragionamento di logica eco-progettuale ed è sin da ora e per il futuro lo strumento necessario per non sprecare risorse naturali.

Economia circolare: la nuova sfida per un futuro sostenibile

Miur: "Il compito della scuola nell'educazione alla salvaguardia delle risorse del pianeta."

Ambiente
Cilento giovedì 01 aprile 2021
di Glicerio Taurisano
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Economia circolare: la nuova sfida per un futuro sostenibile © Unico

Le azioni che l’uomo potrebbe apportare, come benefici alla natura e a sé stesso, a volta si perdono nella profondità dell’indifferenza. E ciò è controproducente per tutto l’ambiente che ci circonda. Avere una visione, straordinariamente proiettata, verso un mondo sostenibile non solo ci aiuta a vivere meglio, ma ci sosterrà e collaborerà a non sprecare risorse utili per la nostra quotidianità. E tutto questo a zero sprechi. Si chiama economia circolare, ma si può leggere come ragionamento di logica eco-progettuale ed è sin da ora e per il futuro lo strumento necessario per non sprecare risorse naturali. Lo scopo dell’Economia Circolare è quello di superare e/o annullare alcuni passaggi di produzione e consumo, nel senso che quando generiamo prodotti lo facciamo attraverso le seguenti azioni: prendiamo dalla natura (spesso senza rispetto e consapevolezza); realizziamo il prodotto (privo dell’idea che questo potrebbe essere rigenerato, recuperato e ridistribuito); utilizziamo poi questo prodotto (magari anche in male modo e con l’abitudine che tanto va buttato e rimpiazzato con il nuovo); e infine dobbiamo, come comunità, smaltire questi rifiuti (molto spesso senza l’accortezza di tutelare l’ambiente e quindi con serie possibilità di inquinamento).

Un modello abitudinario, questo, che si sottrae ovviamente ad ogni possibilità nel dare il giusto e meritato valore alle cose della natura, al nostro ambiente, alla nostra qualità di vita.

Mentre invece la cultura della gestione produttiva e della sua diffusione o collocazione presso i consumatori, dovrebbe, anzi deve, implementarsi su alcuni fondamentali accorgimenti e nuovi modelli. Progettare e costruire i prodotti, qualsiasi, con l’idea che questi potranno essere riutilizzati; idearli con metodologie che diano adattabilità oppure versatilità ai prodotti nell’essere impiegati, come materiali, in altri oggetti, servizi, strumenti; rigenerare oppure riprodurre utilizzando gli stessi materiali del prodotto riciclato; e così via.   

Una economia auto-rigenerante quindi, che guarda alla sostenibilità delle risorse; all’utilizzo di questo come un servizio e non più come usa e getta; al recupero di tutto ciò che prima si buttava al termine del suo ciclo di utilizzo e alla rigenerazione e riciclo dello stesso.

Tutto ciò entra per ovvie considerazioni anche in quella che potremmo chiamare educazione all’economia circolare, la quale può trovare ambiente di insegnamento, discussione e idee proprio nelle scuole; lì dove vengono introdotte le migliori condizioni di creatività e idee per un futuro benevole verso le nuove generazioni e che potranno dare, senz’altro un valido aiuto alla diffusione di questo nuovo ed emergente concetto.

L’Europa con il piano di azione noto come Green Deal, diffonde e incentiva l’Economia Circolare, nei paesi dell’unione. L’Italia ha recepito da subito questa direttiva e infatti anche nella nostra nazione cresce questo modello di pensiero, che guarda con fiducia alle possibili positive condizioni che potranno realizzarsi. Anche il MIUR, a proposito di scuole, diffonde e sostiene l’utilità di formare, istruire, studenti e cittadini a questa utilissima dimensione economica: “Il compito della scuola nell’educazione alla salvaguardia delle risorse del pianeta, consiste nell’individuare i punti fondamentali di riflessione, per poter elaborare un insieme di contenuti formativi, che costituiscano una nuova etica di responsabilità”. Tuttavia ancora molto c’è da fare, iniziando a valorizzare il principio dell’efficienza nel pensare di ridurre il consumo di materie naturali; del non inquinare; del rispetto dell’ambiente. Abbiamo una grande opportunità che è quella di contribuire, finalmente e saggiamente, a salvaguardare il nostro ambiente, la nostra natura, il nostro essere parte attiva di questo mondo; e se questo principio, ancor prima di altri spazi venisse recepito, stimolato, incentivato e supportato dai micro territori, come ad esempio dalle singole comunità, questo si espanderà, culturalmente e attivamente, con più facilità e tendenza mantenerlo nel tempo.  

Glicerio Taurisano

 

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