Alzare gli occhi al cielo e vedere l’ingegno dell’uomo: il ponte di Sacco
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Chiare, fresche, dolci acque alle Sorgenti del Sammaro

Escursione alle sorgenti del Sammaro

Ambiente
Cilento lunedì 21 agosto 2017
di Bartolo Scandizzo
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Sorgenti del Sammaro © Unico Settimanale

Un’oasi a portata di mano e in un tempo di percorrenza a portata di tutti. Infatti, non bisogna essere escursionisti per assaporare ciò che in altri posti bisogna conquistarsi con l a forza delle gambe e sudando qualche camicia. Sto parlando delle Sorgenti del Sammaro poste nella gola che il fiume, probabilmente una volta “sacro”, che è situata tra Roscigno e Sacco a monte dell’antica “passerella” unica via che consentiva relazioni tra le due sponde: dagli anni ’60 soppiantata del ponte che s’intravede alzando lo sguardo fino in cielo.

Per arrivarci bisogna risalire la Valle del Calore fino a Piaggine e poi proseguire per Sacco; oppure seguire la costa dorata degli Alburni fino a Bellosguardo e poi deviare per Roscigno, passare sopra al ponte che l’ingegno dell’uomo ha saputo “posare” ad un’altezza inusitata per le nostra latitudini: a tempo della sua inaugurazione era il 2° ponte più alto d’Europa!

Dopo aver percorso la stretta stradina che indica l’insegna, un po’ datata, si scende per 500 m fino all’imbocco dello sterrato che porta al fiume. Un deposito di rifiuti non fa bella impressione a chi si accinge a scendere per godere quello che promette il sito pubblicizzato in più siti web.

Percorrendo il sentiero, subito ci si sente in una dimensione unica (si consigliano almeno scarpe da ginnastica) in discesa. Alcune tabelle posate lungo il percorso nel 2000 illustrano e spiegano le caratteristiche del luogo dove, in tempo, i contadini delle due sponde del fiume portavano a macinare il grano all’antico mulino ad acqua i cui resti sono ancora visibili una volta giunti a valle dove si può sostare sul ponte di legno, anch’esso rimaneggiato, che collegava le due sponde.

Un agile sentiero, in parte rimesso a posto, conduce rapidamente verso lo sbarramento che garantiva acqua e pressione la mulino. Il portale in pietra che ancora regge i muri dell’antica fabbrica della “farina” è un esempio di come l’uomo può essere ardito nella sua voglia di fare per elevarsi, anche solo un po’.

L’aria che esce dalle gole racchiuse tra rocce levigate dalla furia secolare della acque preannuncia che nell’ampia apertura la temperatura è refrigerante per i corpi affaticati dall’afa di questa estate ad alta intensità di calore.

Si entra nella caverna che ha come volta le rocce delle due sponde che tendono ad incontrarsi nel cielo il più in alto possibile e la vegetazione che tende a chiudere ogni spiraglio ai raggi del sole che solo allo zenit riesce a sbirciare fino all’intimo segreto del fiume.

Cerchi concentrici provocati da “esplosioni” di aria ed acqua dal fondo del fiume rivelano che è questo il luogo dove rinasce la vita dell’acqua caduta dal cielo e inabissata in infiniti rivoli nel ventre “duro” del Monte Motola.

Da questo punto riprende la sua corsa per tornare al grande mare, prima con il suo nome: Sammaro; poi andando in dote al Fasanella che perentorio si impone scendendo dai monti Alburni; insieme cedono lo scettro al Calore che nasce ai piedi del Cervati dalle sorgenti della Festola che, a sua volta ha già fatto incetta di acqua dei torrenti gemelli; infine ecco Persano, la terra dei Re, chiusa tra i due fiumi che svoltano verso il mare. Il Calore non regge al confronto con il Sele e, dopo aver corso parallelo al fratello maggiore, si chiudono a “coorte”. Forse lo fecero un tempo per dare un approdo sicuro ad un certo “Giasone” che volle elevare quelle acque al culto di Hera regina e signora dei Greci migranti del tempo che fu …

Chiare, fresche, dolci acque che sgorgano lente in un luogo incantato fanno sognare, ognuno a suo modo, fino ad andare senza troppo pensare ed anche sbagliare.

Si libera il cuore, si lascia passare il volere del fato che l’uomo da sempre invoca e rinnega da immemore tempo per darsi ragione.

Un vero prodigio a portata di mano, basta volerlo, per poterlo toccare con mano, guardare negli occhi, rinfrescarsi le labbra, udirne il concerto … perfino il respiro riesce a capire che ciò che sta intorno inebria profumi …

È ora di andare nel mondo normale, i caldo accompagna il lento cammino che sale il sentiero. Qualcuno che scende ci riporta al presente, adulti e bambini: uno che piange. A seguire due coppie di gente foresta, ciabatte e panini, per bastoni due rami a reggere il passo.

Saluti, consigli senza fermarsi a raccontare ciò che per noi è diverso dal loro …

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I commenti degli utenti
  • Gina Chiacchiaro ha scritto il 21 agosto 2017 alle 19:43 :

    Le parole non sono sufficienti a raccontare la profondità dell'esperienza! Rispondi a Gina Chiacchiaro

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