La "denuncia" di Indelli diventa libro: La Prima Luce del Giorno
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IL DISASTRO DELLA TERZA CORSIA DELL'AUTOSTRADA E LE PALE EOLICHE

Un sacerdote della natura, con la macchina fotografica al posto del turibolo

Ambiente
Cilento mercoledì 16 ottobre 2019
di Oreste Mottola
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Copertina del nuovo libro di Giampiero Indelli, La Prima Luce del Giorno © Giampiero Indelli

La prima luce del giorno di Giampiero Indelli, il sacerdote del fiume Sele. Fondò l’Oasi di Persano

La prima luce del giorno”, il libro che celebra il Paradiso intorno al fiume Sele

“Giampiero Indelli? Un sacerdote della natura, con la macchina fotografica al posto del turibolo”. La definizione è della persona che lo conosce meglio, Grazia Francescato, la sua compagna. Lei però ha attraversato tutti i ruoli possibili in questo settore: dalla direzione della rivista Airone, alla presidenza del Wwf sia internazionale che italiana, alla segreteria del partito dei Verdi. ”. IL SACERDOTE DEL SELE: Giampiero Indelli è persona di grande rigore e profilo basso, fotografo e naturalista di rango, grande esperto di zone umide e wildfowl, si è sempre considerato, innanzitutto, un “officiante” dedito a celebrare la bellezza e la sacralità della natura. Il suo obiettivo si è puntato principalmente sulle sue terre d’origine, quel Sud nascosto e dimenticato, dove non crescono solo i limoni cantati da Goethe, ma anche i faggi del Cilento e i salici in riva al verde Sele. Indelli si definisce “uno che entra in un bosco in punta di piedi, come se entrassi in una chiesa”.

QUANDO ACCOMPAGNAVO NONNO FEDERICO E ZIO ANTONIUCCIO A CACCIA. “Esattamente. Fin da bambino, quando accompagnavo mio nonno Federico a caccia negli oliveti del Cilento o mio zio Antoniuccio a pesca lungo il fiume Sele, mi sono subito reso conto, istintivamente, della bellezza e maestosità del paesaggio meridionale. La mia prima foto pubblicata su una rivista, quando avevo quindici anni, ritrae appunto mio zio a pesca sul Sele. Ancora una foto di mio zio campeggia sulla mia prima copertina di una rivista a tiratura nazionale: “Pescare”. Nei primi anni della mia carriera di fotografo mi sono dedicato esclusivamente alla caccia fotografica. Anatre, aironi, beccaccini, limicoli erano i miei soggetti abituali. “La prima luce del giorno” racconta questo percorso esistenziale e professionale. ESSERE SALERNITANO E’ STATO LA MIA FORTUNA. La spinta originaria a diventare fotografo naturalista è stata proprio innescata dal fatto che mi sono subito reso conto di avere a disposizione, vivendo a Salerno, un enorme patrimonio di natura e di paesaggi, quasi del tutto sconosciuto agli italiani e sottovalutato dai residenti. Un patrimonio ancora sostanzialmente intatto, quando ho cominciato a fotografarlo. Ho fotografato quasi sempre luoghi a me cari, che mi parlavano, con cui scattava una risonanza affettiva, emotiva, un legame con la mia infanzia e adolescenza. Luoghi con cui c’era una simbiosi, un’identificazione profonda: il Cilento interno, il fiume Sele, l’Oasi WWF di Persano. Il mio nome è ormai associato automaticamente a queste aree, che sono diventate così il mio ubi consistam artistico. Questa identificazione tra un artista e un luogo si è verificata spesso nel mondo della fotografia e dell’arte. Basti pensare ad Ansel Adams e al Parco di Yosemite, a Fulvio Roiter e a Venezia, a Shinzo Maeda e la catena montuosa chiamata Kamikochi, ma anche a Theo Angelopoulos e alla Grecia interna, a Fellini e Rimini… l’elenco potrebbe continuare a lungo. Quanto alla passione, intesa come sofferenza di fronte alla devastazione di tanta parte del paesaggio meridionale, in particolare le coste e le pianure, ho vissuto con dolore queste alterazioni di luoghi a me cari, ma ho anche combattuto, insieme al WWF, per arginare gli scempi. Per questa ragione ho scelto di non tornare, negli ultimi anni, in alcuni luoghi a me cari, particolarmente segnati dall’urbanizzazione dilagante. Comunque non dobbiamo trascurare le evoluzioni positive: molte zone interne sono migliorate, in seguito allo spopolamento delle campagne e alla diminuzione delle capre, formidabili divoratrici di piante e arbusti. Sull’Appennino meridionale i boschi si sono estesi notevolmente e molti paesaggi hanno ritrovato un’arcaica bellezza”.

IL PAESAGGIO NEI DINTORNI DEL SELE SCEMPIATO DALLA TERZA CORSIA DELL’AUTOSTRADA. Anche il Sele è cambiato? “Io che l’ho fotografato per trent’anni, dagli anni ’70 agli anni ’90 ne ho contezza. Il paesaggio lungo le sue rive era ancora in buone condizioni. Poi è successo di tutto. E’ stata realizzata la terza corsia sull’autostrada Salerno-Reggio Calabria, sostituendo molti tratti curvilinei con tracciati rettilinei. In realtà è stato costruito un nuovo tracciato, parallelo al primo, a breve distanza dalle rive del fiume. Una miriade di pale eoliche segna il profilo di ogni collina soprastante. Edifici e capannoni si sono moltiplicati a dismisura. Fabbriche non più attive e centri commerciali dalla vita breve. L’elenco potrebbe continuare a lungo… Ed è per questo che mi sento più attratto dalla foto astratta. Negli ultimi anni ho fatto più di 15.000 foto di nuvole. L’uomo non riesce a modificarle. Ancora”.
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