Guanti e mascherine monouso vanno smaltiti come rifiuti indifferenziati
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Nuovi nemici del mare

"Noto con piacere che i giovani ma soprattutto gli adolescenti sono molto sensibili alla tematica e vogliono soluzioni concrete per mitigare la febbre del pianeta"

Ambiente
Cilento mercoledì 10 giugno 2020
di Anais Di Stefano
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Inquinamento © Unico

Non è raro passeggiare e incappare in nuovi rifiuti. Strade, marciapiedi, litorali e zone ad alto valore paesaggistico sovrabbondano di mascherine e guanti monouso. Non popolano solo i grandi mari e le grandi città. Sono più vicini e pericolosi di quanto pensiamo.

Già ad aprile è partita la campagna TheGloveChalleng. Lanciata per chiedere a tutti di testimoniare con foto l’abbandono di questi dispositivi. Le immagini sono raccapriccianti: nei pressi di supermercati, farmacie, negozi. Tutti noi stiamo e dovremo indossare dispositivi di protezione individuale, ma chi proteggerà mari, oceani e corsi d’acqua?

Molte le associazioni ad aver dato l’allarme, tra cui OceansAisa. Hanno fatto scalpore le immagini di mascherine galleggianti in mare e sulle spiagge di Hong Kong. Gli operatori dell’organizzazione – che si occupano della tutela dell’ambiente marino – durante gli interventi di pulizia, hanno trovato dispositivi utilizzati per contrastare il contagio del Codiv-19. La causa è data dal loro errato smaltimento. L’arrivo dei dispositivi in queste acque, probabilmente è dovuto al trasporto delle correnti marine dalla popolazione che vive nelle vicinanze e che è nel pieno dell’emergenza Coronavirus.

L’errato smaltimento delle mascherine potrebbe suscitare un impatto ambientale disastroso, sovrapponendosi al serio problema, già esistente, dell’inquinamento marino.

Cosa succede se non smaltiamo in modo corretto questo materiale?

  • Se abbandonati, questi rifiuti sono un possibile pericolo di contagio;
  • Sono di plastica, non biodegradabili e possono resistere per decenni (quindi avremmo a che fare con altre tonnellate di plastica);
  • Sfaldandosi in frammenti, possono essere ingeriti da pesci, uccelli e animali.

Quindi, guanti e mascherine monouso vanno smaltiti come rifiuti indifferenziati, ma posti prima in un altro sacchetto chiuso, per evitare che gli operatori ecologici vengano contagiati.

Ne abbiamo parlato con Adriano Guida, membro del Consiglio direttivo Legambiente Campania, appartenente al circolo Torchiara – Alto Cilento: «È importante indossare i DPI per prevenire il contagio. Ma è ugualmente importante imparare a non gettarli dove capita, come purtroppo sta accadendo nei nostri paesi (città). E' fondamentale che il cittadino diventi altruista nel portare la mascherina, meglio se lavabile, ma anche responsabile nel gettarle nell'indifferenziato in solidi sacchetti».

Come arginare questa nuova minaccia? Legambiente, nelle scorse settimane, è già scesa in campo rivolgendosi agli amministratori. «Ruolo primario spetta alle istituzioni – insiste Adriano – che devono predisporre campagne di sensibilizzazione sulle corrette modalità di conferimento dei DPI. Al tempo stesso, mettere in campo provvedimenti che prevedono sanzioni per chi getta a terra mascherine e guanti». Maggiore attenzione dovrà esserci in estate: «Predisporre sulle spiagge, nei luoghi di aggregazione e d’interesse turistico comunicazione in più lingue per sensibilizzare i turisti che decideranno di passare le vacanze nel nostro meraviglioso territorio».

L’organizzazione Fridays For Future ritiene che l’attuale crisi sanitaria possa divenire occasione per ridefinire la società. I ragazzi del venerdì sono tornati e insieme a Wwf, Greenpeace e Legambiente avvertono che si terranno manifestazioni nelle piazze a distanza di sicurezza. Adriano precisa che anche Legambiente ha una base giovanile: «Riguardo ai cambiamenti climatici sono sempre di più i giovani che si informano sulla salute del pianeta e decidono di aderire ad associazioni ambientaliste. Ho notato con piacere che i giovani ma soprattutto gli adolescenti (la generazione Z) sono molto sensibili alla tematica e vogliono soluzioni concrete per mitigare la febbre del pianeta». Molti di loro «dimostrano interesse per il benessere animale scegliendo un’alimentazione alternativa oppure decidono di trascorrere delle vacanze immersi nella natura con gli amici per dimostrare la loro contrarietà al turismo di massa».

Un ottimo inizio sarebbe credere in un futuro migliore. Comprendere che è possibile sconfiggere la crisi climatica, partendo da un impegno quotidiano ed auspicando a piani sostenibili. Questi eventi sono collegati gli uni agli altri. Esserne consapevoli è il primo passo per evitare la distruzione del nostro pianeta.

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