Si moltiplicano i credenti non praticanti

L’Avvento, opportunità di conversione per Peter Pan

Sono appena 4,8 su 26 milioni di adulti fra i 35 e i 64 anni che partecipano settimanalmente ai riti religiosi e 6 milioni pregano con frequenza

Attualità
Cilento domenica 05 dicembre 2021
di Luigi Rossi
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Avvento © Unico Settimanale

L’inizio del nuovo anno liturgico genera sentimenti di attesa e di speranza per l'incontro di amicizia con Dio grazie a Gesù Cristo. Nel nuovo pellegrinaggio domenicale ci accompagna il Vangelo di Luca, che concentra l'attenzione sui discepoli che ricevono misericordia a Emmaus. Per l’evangelista Gesù è il giusto che rende giusti, con la sua sofferenza assicura salvezza. Senza il Risorto è impossibile comprendere la storia di Gesù e, di conseguenza, l'esperienza dei discepoli. La sua presenza, la parola che evangelizza, il pane spezzato trasformano seguaci sconfortati e delusi in araldi della resurrezione. L'incontro con Lui fa passare dalla tristezza alla gioia, incoraggia a riprendere la missione ed annunziare che Gesù è vivo. Rinverdire la dimensione psicologica dell'attesa genera stupore ed impegno morale per non assopirsi, intorpiditi e distratti, col rischio di non saper cogliere la gioia quando arriva il momento.  Domenica scorsa, prima di Avvento, Gesù parla di segni, non li cita per incutere paura, bensì per trasformarli in invito ad alzare il capo, smettere l'atteggiamento di servi, divenire protagonisti della storia perché la salvezza è vicina. Questa sollecitazione è balsamo per cuori affranti e afflitti a causa di traumatiche esperienze. Il passo del Vangelo invita a uscire dal nostro pauroso e titubante io; si propone di orientare per sentirsi gioiosamente parte della vita nella consapevolezza che la violenza non è eterna. Infatti, Dio continua a camminare al nostro fianco e ricorda che il suo Regno non è un'illusione. Non c'è motivo di disperarsi se si è pronti a riconoscere perché viviamo sulla terra e concepire come servizio la vocazione ricevuta dal Signore nostro Liberatore. Così la storia diventa kairos, tempo di grazia verso un futuro di pace; non somiglia per nulla al problematico presente, oscuro e difficile. Nel cristiano non si giustifica, quindi, il pessimismo; egli deve bandire ogni propensione al cinismo di chi si lascia sommergere, impotente, dalle vicende terrene, travolto dall'angoscia generata da paura. Per questo si è sollecitati a vegliare e pregare, antidoto all'ansia del quotidiano e il miglior frutto dell’Avvento. Questi sentimenti aiutano ad orientarsi dopo la lettura di alcuni saggi che don Armando Matteo ha dedicato alla prima generazione cristiana incredula collegandola alla mancanza dell’adulto, eclisse con indubbi risvolti sulla trasmissione della fede ai giovani. Un utile riferimento per chiarire questi aspetti è il suo invito a riflettere sulla sindrome di Peter Pan e la necessità di convertirlo per porre riparo alla società della presunta eterna giovinezza. Il trionfo di Peter Pan nei cuori di adulti e di adulte ha contribuito ad anestetizzare il senso di prossimità e di responsabilità perché impegnati a ricercare la salvezza nella giovinezza per il cui mantenimento non risparmiano energie. I due anni di pandemia hanno accentuato la pervadente ricerca di una conversione giovanilistica degli adulti. Essa ha contribuito a rendere più vuote anche le chiese. E’ emerso un problema che papa Francesco ha sintetizzato nella sfida del cambiamento epocale nel porre fine alla cristianità e, di conseguenza, l’indilazionabile urgenza di un rinnovamento pastorale. È necessario porsi la domanda circa lo spazio da assegnare al Vangelo mentre sembra trionfare Peter Pan e si moltiplicano i credenti non praticanti. L’allontanamento forzato dalle chiese ha evidenziato questa progressiva disaffezione, che si manifesta soprattutto nel digiuno eucaristico da lockdown. Si trascina così una crisi probabilmente sottovalutata; essa trova la sua speculare manifestazione visiva nell’assenza tra i banchi della generazione degli adulti e dei giovani. Questi vuoti sollecitano un volto completamente diverso del cristianesimo. Le nostre chiese semideserte possono divenire una occasione per riflettere e una sfida per cambiare soprattutto se si considerano le cause del vuoto di socializzazione liturgica e cristiana che tanti cercano di riempite con la movida, i social, il calcio, la palestra per i trattamenti anti-invecchiamento. Sono le falangi dei senza religione, secondo Garelli raddoppiate negli ultimi 25 anni.  Se il 76% degli italiani si dichiara cattolico, si calcola che, oltre ai tanti giovani, appena 4,8 su 26 milioni di adulti fra i 35 e i 64 anni partecipano settimanalmente ai riti religiosi e 6 milioni pregano con frequenza. Non si è arrivati alle deprimenti statistiche francesi, ma poco ci manca. È evidente il cambiamento epocale della post-modernità che vede operare l’adulto soggiogato dal sentimento di libertà e della propria unicità, senza trascendenza, disinteressato alla verità, refrattario ai limiti, per nulla preoccupato di essere incoerente, dominato da una tirannica economia finanziaria che sollecita il mercato del godimento ricorrendo ad una pubblicità che egemonizza la cultura televisiva. Si tratta di mentalità e di comportamenti che papa Francesco ha sintetizzato nell’adorazione della giovinezza, che spinge a detestare perché caduco ciò che non è giovane. Questo nuovo culto riconosce come simbolo il corpo giovanile ed attrae crescenti folle di credenti non praticanti e cattolici anonimi. Costoro vanno convertiti, non abbandonati, invitati a superare la sindrome che li ha stregati per il bene dei giovani di domani. Anche questo è un urgente motivo per procedere ad un sinodo sincero e fruttuoso per riconoscere il nuovo contesto culturale nel quale ci troviamo a vivere e fare pace col mondo che è cambiato. Ne deriva, ad esempio, la necessità di riflettere sui doveri familiari e sociali, come conciliarli col diritto alla libertà preteso dai Peter Pan. Si richiede il coraggio, senza sterili risentimenti, di porre in soffitta forme tradizionali di trasmissione della fede per impegnarsi a dare consolazione, balsamo di speranza e fonte di luce. Il nuovo paradigma pastorale deve convincere a riproporre Gesù e il Vangelo senza timori, colmando la forbice di comunicazione tra Chiesa e società civile, la quale ha bisogno di riscoprire la mitezza dello sguardo di Gesù. Uomini e donne devono sperimentare nel loro cuore la sua compassione, prossimità, attenzione, partecipazione per coglierne la salvifica verità e partecipare alla gioiosa esperienza della fraternità universale. Così, lentamente, ma con passo sicuro, Peter Pan ha la possibilità di trasformarsi nel buon samaritano, farsi prossimo, prendersi cura e vincere il mito del giovanilismo per approdare finalmente alla stagione della maturità. Molto si può già fare praticando un’autentica sinodalità in parrocchia e superare paratie generazionali per un apostolato dell’ascolto che non tenga fuori nessuno e consenta a tutti di sperimentare la gioia, antidoto contro l’individualismo radicale. 

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