Il Parco è talmente poco sentito dalla realtà che dovrebbe indirizzare che da circa un anno è scaduto il mandato del presidente e del consiglio direttivo e Regione e Ministero non trovano il tempo di nominare i nuovi

Il 2021, un anno senz’anima

I piccoli comuni perdono ancora abitanti; quelli più grandicelli resistono proprio perché alimentano il fenomeno dell’abbandono contribuendo ad attrarre famiglie giovani alla ricerca di servizi

Attualità
Cilento martedì 28 dicembre 2021
di Bartolo Scandizzo
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Cilento © Unico Settimanale

Il 2021 è un anno che ha trapasso la nostra esistenza in vita colpendo alcuni aspetti vitali che ci consentono ancora di definirci con i quali siamo abituati a percepirci nel XXI secolo.

Le differenze esistenti alle varie “latitudini”, però, permangono intatte a leggere d’infilata le prime pagine del nostro giornale, il Settimanale UNICO!

L’anno è cominciato in pieno lockdown decretato dal governo presieduto dal Giuseppe Conte, il 2°, e ne siamo usciti con la gradualità gestita dal governo Draghi.

Nell’area compresa nel perimetro del Parco Nazionale del Cilento Vallo di Diano e Alburni (PNCVDA) la vicenda sanitaria è stata vissuta con apprensione per la salute delle persone e con speranza di poter tornare a vivere “liberi” da condizionamenti rispetto alle nostre libertà di movimento e, in campo economico, di poter accogliere i turisti nelle strutture ricettive, sulle spiagge e sui sentieri che solcano le montagne e costeggiano le rive dei fiumi.

In realtà, così è stato!

Solo nei mesi autunnali è tornata una certa apprensione per il ritorno della terza ondata che ha investito l’Europa e l’Italia.  Al contrario delle vicende nazionali e mondiali, la realtà in cui viviamo ha continuato a veder scorrere la vita economica e sociale sul solco scavato da tempo immemore e che il 2021 ci consegna intatto alla fine del suo “mandato”.

Nell’area del PNCVDA i piccoli comuni perdono ancora abitanti; quelli più grandicelli resistono proprio perché alimentano il fenomeno dell’abbandono contribuendo ad attrarre famiglie giovani alla ricerca di servizi; non è stato pensato un piano in grado, almeno ipoteticamente, di contrastare il fenomeno; il patrimonio abitativo, di conseguenza, perde valore oltre che a perdere letteralmente “pezzi”.

I comuni più grandi fanno da sé, quelli più piccoli non si fanno sentire né si fanno valere nelle sedi opportune per mancanza di coordinamento, le comunità montane si sono ritirate in un comodo confort di gestione delle risorse per il pagamento degli idraulici forestali, le due Diocesi e l’ente Parco gestiscono l’ordinaria amministrazione senza intaccare lo status quo …

I “cuori” si scaldano soltanto quando c’è da fare incetta di fondi per progetti altisonanti che durano il tempo della distribuzione delle risorse accaparrate grazie a bandi che prevedono aggregazioni di soggetti pubblici e privati destinati … difficilmente la rendicontazione economica che fa quadrare i conti corrisponde ai risultati attesi a livello sociale obiettivo ultimo degli investimenti: arrestare lo smottamento demografico delle aree interne.

Il Covid19 ha fatto passare sotto silenzio anche la partenza dei sinodi diocesani che dovrebbero preparare quello generale voluto da Papa Francesco, per ridisegnare le priorità dell’intero assetto religioso e organizzativo della Chiesa universale riportando le priorità evangeliche al centro dell’azione pastorale.

Opere imponenti realizzate, inaugurate e poi lasciate in stato di abbandono restano un vero proprio cruccio per ciò che poteva essere e non è stato. È successo per il Centro Sportivo Meridionale di San Rufo che avrebbe dovuto diventare un volano di sviluppo attraendo eventi sportivi di livello nazionale e internazionale; ma da anni facciamo l’elenco dei beni del PNCVDA acquisiti, ristrutturati, perfino arredati, ma mai messi a reddito né sociale né economico.

Per non parlare dei Piani di Zona operanti nella “regione” Parco! Quasi tutti non pubblicano sul sito istituzionale della regione i loro bilanci economici, tantomeno quelli sociali che dovrebbero rendere conto di come garantiscono l’assistenza alle persone anziane che sono la stragrande maggioranza delle popolazioni delle aree interne.

Opere da realizzare come la tratta dell’AVF che deve abbattere le distanze tra l’Europa e il Meridione d’Italia, per la quale è da tempo partita la lotta tra chi ritiene più sensato il tracciato costiero e chi predilige quello che viaggia parallelo all’autostrada.

C’è da dire che almeno Turismo e Agricoltura tirano l’intero territorio verso un elevato standard di qualità che ci dimostra l’importanza del “fare bene” le cose per elevarsi dal mediocre mondo del provincialismo tendente a conservare lo status quo.

Infine, il pensiero va all’ente Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni. L’area protetta che è anche Patrimonio UNESCO e comprende due Aree Marine Protette, che ha fatto incetta di riconoscimenti internazionali, ha compiuto 20 anni di esistenza in vita.

In questo tempo ha dato un’identità ad un’area geografica grande più di qualche regione italiana ma “prigioniera” di una provincia, quella di Salerno. I cinque presidenti che si sono succeduti alla guida dell’ente (Vincenzo La Valva, Giuseppe Tarallo, Domenico De Masi, Amilcare Troiano e Tommaso Pellegrino, unitamente ai tre direttori: Domenico Nicoletti, Angelo De Vita e Romano Gregorio) hanno impresso la loro impronta puntando più sulla gestione che sulla visione. Visione che avrebbe potuto essere appannaggio della Comunità del Parco che, al contrario, è stato il luogo istituzionale praticato solo in occasione delle designazioni dei consiglieri in seno al consiglio direttivo e poi il nulla.

Né i primi né i secondi hanno saputo alzare lo sguardo oltre la gestione ordinaria integrata da quella straordinaria dettata da specifici progetti finanziati tramite bandi. Tant’è vero che nell’immaginario collettivo l’ente parco è visto solo come “guardiano” che come animatore di processi di sviluppo. È talmente poco sentito dalla realtà che dovrebbe indirizzare che da circa un anno è scaduto il mandato del presidente e del consiglio direttivo e Regione e Ministero non trovano il tempo di nominare i nuovi … né c’è una voce che si leva dalla Comunità del Parco dove siedono gli oltre 80 sindaci dei comuni compresi nell’area protetta più grande d’Europa.

Il 2022 sarà l’anno della ripartenza e della rinascita dell’Italia che dovrà avviare la transizione ecologica e dare corso a decine di riforme tutte infarcite di tematiche ambientali. Una volta tanto, il nostro territorio avrebbe potuto far valere, a diritto, lo “splendido isolamento” in cui il territorio compreso nel PNCVDA ha vissuto nel 20° secolo ma, purtroppo, rimaniamo impantanati in una realtà che ci trattiene in quello precedente: il 19° …

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