A Paestum torna a fiorir la rosa e a profumare con le Sirenae Essenze delle sorelle Marino - La natura ha un'anima

Attualità
Cilento domenica 07 maggio 2017
di Giuseppe Liuccio
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A Paestum torna a fiorir la rosa e a profumare con le Sirenae Essenze delle sorelle Marino - La natura ha un'anima © n.c.

Oggi per la rubrica “La natura ha un’anima” la mia attenzione/riflessione è dedicata alla ROSA, che da sempre è giustamente considerata la regina della primavera e simbolo emblema del mese di maggio, che è il mese centrale della bella stagione, quando terrazzi, balconi, finestre e, naturalmente, giardini, in qualsiasi luogo, di città, di paese, come di campagna, fanno a gara per il trionfo della fioritura, dei profumi e della bellezza e dell’amore. Sì anche dell’amore, perché rose, maggio e primavera scatenano emozioni profonde in ogni cuore e si risveglia l’amore nella prismaticità e nella gradazione di sentimento/passione. E quando si parla di rose per i Cilentani minimamente colti il pensiero corre inevitabilmente a Paestum, che da sempre è conosciuta come la “città delle rose” …

"Ci furono le rose/un tempo, gli asfodeli". Così Alfonso Gatto in "Novembre a Pesto”. E la sua è una delle ultime significative voci poetiche in difesa della rosa che “fioriva due volte all'anno”. Esiste una vasta antologia in proposito, che vanta nomi prestigiosi di tutte le letterature e di tutti i secoli. Si comincia dai latini Virgilio e Marziale per finire in pieno novecento a Giuseppe Ungaretti e passando per Torquato Tasso. Qualche quinquennio fa riscoprirono questa bella pagina letteraria, e non solo, la Sovraintendenza ai Beni Culturali ed il Parco del Cilento, che sottoscrissero, nell'ambito della Borsa Archeologica, un accordo di programma per la realizzazione di un roseto, da impiantare in parte nei pressi del tempio di Cerere ed in parte nello spazio antistante quello di Nettuno. La notizia ebbe molta eco con immancabili dichiarazioni trionfalistiche. Sovrintendenza e Parco si impegnarono ufficialmente e pubblicamente; e, così, si spesero un po’ di fondi pubblici. A distanza di un po’ di anni, di quella iniziativa non rimane neppure il ricordo. Allora si ricorse alla rosa comune, in attesa che gli studiosi di botanica archeologica  individuassero la specie antica, che, per i più, sarebbe quella damascena. Anch’io salutai pubblicamente e con entusiasmo l'iniziativa con più di un articolo su questo come su altri giornali, anche perché andava nella direzione degli eventi da me auspicati da sempre, salvo, poi, a dovermi  ricredere e registrare un’altra cocente delusione. Di recente ho conosciuto Martina Marino con il marito Mario Trevisan. Mi hanno parlato del loro laboratorio di profumi a Capaccio Paestum, che dopo alcuni cambiamenti di sede si è definitivamente sistemato a Ponte Barizzo nei locali dell’ex Stazione Ferroviaria di Albanella e che inizialmente ha impostato il lavoro sulla memoria storica proprio della Rosa di Pesto e lo sostanzia con ricerche sul mito delle sirene, tutte le sirene, a cominciare da Leucosia, ovviamente, per continuare con Molpa, Ligea, Li Galli, Partenope e le tante altre meno conosciute, ma, comunque, ossificate dal mito, dalla storia e dalla fantasia popolare sulle coste cilentane: Rodon, Elea, Kamaraton, ecc. Alla loro amicizia si è aggiunta anche quella di Emilia. E ne sono felice. Credo che Martina, Emilia e Mario abbiano avuto una intuizione felice ed abbiano iniziato un percorso fecondo di sviluppi positivi, dando, così, l’esempio di come si possa e si debba superare il pressappochismo, l’improvvisazione e la retorica delle discussioni affollate, quasi sempre, di orecchianti tuttologi vanesi a caccia di passerelle per il semplice gusto dell’apparire (una genia dura a morire e che ha imperversato e danneggiato a lungo il territorio, bloccandone lo sviluppo nella fumosità della progettualità improvvisata e pasticciata) per passare, invece, alla operatività concreta. E si cominciano a vedere i frutti, che io saluto con entusiasmo. Anche perché io mi batto da anni per la creazione, tra l’altro, di un  Roseto a Paestum. Ne ho scritto molto da dieci/quindici anni a questa parte.

Profitto dell’occasione per ritornare sul tema, anche per dare un contributo di idee alle Sorelle Martina ed Emilia Marino che, anche loro come me, vantano radici in uno dei paesi della Kora Pestana, Trentinara per l’esattezza, e con Mario Trevisan hanno costituito una società, che lavora con serietà ad un laboratorio di aromatologia e non solo (per saperne di più www.sirenaessence.com). Continuo ad essere convinto che Paestum, secondo me, avrebbe bisogno di un ROSETO, di grande dimensione, con una sua autonoma gestione organizzativa ed amministrativa, come ce ne sono tanti in Italia, in Europa e nel mondo, a cominciare da quello ricco e vario di Roma, sull'Aventino, che attira decine di migliaia di visitatori nel corso dell'anno.

Io continuo a sognare un roseto pestano che si sviluppi su ettari di territorio e che sia articolato su percorsi di visita e di fruizione attrezzati, ragionati e finalizzati all'arricchimento della conoscenza di una bella pagina di storia del passato ma doti anche il territorio di una struttura da spendere con intelligenza sul mercato dell'offerta turistica di qualità con un ritorno di immagine straordinaria e con una ricaduta sull'economia locale e sull'occupazione.

Provo a ridisegnarne in breve i contorni:

a) nella vasta pianura c'è, per fortuna, spazio, anche in prossimità della cinta muraria della città dissepolta, per impegnare un bel po’ di ettari, a volte incolti, ma, all’occorrenza, da sottrarre a carciofeti e fragoleti e destinare ad un roseto, appunto, di ampie dimensioni che possa disporre di un parco attrezzato per l'accoglienza delle visite lungo tutto l'arco dell'anno; b) qui è possibile impiantare un roseto che disponga lungo i percorsi della visita/ fruizione di "legende" esplicative su: le specie delle rose impiantate e sulla loro provenienza, l'utilizzo della rosa nel corso dei secoli nella letteratura, nella pittura, nella musica e nei diversi altri settori dell'arte come fonte di ispirazione; la rosa nella medicina per la creazione di infusi salutari; la rosa nella cosmesi per  le essenze dei profumi e per le creme di bellezza; la rosa nella enogastronomia: già nell'antichità c'era un vino aromatizzato alla rosa citato, tra l'altro, da Apicio. Ma non è necessario scomodare la storia del passato. Basta rifarsi alle ricette delle nostre nonne per riprendere a produrre il “rosolio”, il liquore all’essenza/profumo di rose o le “torte alle rose”.

Erano, e restano, queste, alcune delle idee portanti di quel progetto che mirava a dotare Paestum di una iniziativa per arricchire l'offerta turistica di qualità con:

1) un parco attrezzato in grado di attrarre il turismo per famiglie, quello scolastico e, ancora, per una nicchia considerevole di mercato della cultura (botanici, archeologi, storici) per una giornata di gradevole relax e non solo;

2) accendere l'interesse su un florovivaismo con il pedigree della grande storia;

3) stimolare l'imprenditoria a correre l'avventura dell'investimento lungo strade nuove ed originali in sintonia e proseguimento virtuoso del proprio vissuto storico;

4) attirare l'interesse delle industrie farmaceutiche e della cosmesi per lanciare un prodotto appetibile sui mercati: immagino una Linea Paestum nella profumeria e nella cosmesi;

5) sbrigliare la fantasia di chef e ristoratori per offrire menu che esaltino piatti e liquori alla rosa con una ricchezza e varietà che li renda unici ed originali nel settore, ecc. ecc.

Si tratta di un progetto ambizioso, ma le Sorelle Martina ed Emilia Marino insieme a Mario Trevisan hanno entusiasmo e motivazione da vendere e sono sulla strada giusta per realizzarlo anche a tappe nel tempo. E’ la prima volta, credo, nel territorio che una attività economica si presenta con lo spessore della cultura innervata nella tradizione. Il fatto va salutato positivamente e sottolineato adeguatamente. Dalle nostre parti è passato Ulisse e, forse Omero o chi per lui, prima, Apollonio Rodio, dopo, e Virgilio, successivamente, parlando solo dell’antichità. Vi hanno immaginato il regno delle sirene e, conseguentemente della seduzione, della bellezza e dell’amore. Quale promozione migliore per far conoscere un prodotto di qualità? Martina, Emilia e Mario lo hanno capito e si muovono di conseguenza. Vanno elogiate e sostenute con una raccomandazione. Bando agli improvvisatori e ai pressappochisti tuttologi. Si pensi sempre e solo alla Cultura con la maiuscola. E una proposta: una bella serie di conferenze su MITI E STORIA del territorio. Sarebbero il viatico giusto per Il successo. Anche perché nel tempo le sorelle Marino non si sono limitate alle rose, ma hanno utilizzato molte altre erbe e piante aromatiche per sperimentare con successo profumi: alla ginestra, al limone ecc. ecc. E per finire un invito a tutti a seguire con interesse LE SORELLE MARINO nella loro attività e di visitarne il Laboratorio che, tra l’altro, è una esperienza di straordinaria gradevolezza. E sono convinto che le Sorelle Marino continueranno a stupirci con la loro inventiva. E la loro creatività continuerà. E, visto che siamo in campagna elettorale, mi piacerebbe che i candidati facessero una riflessione utile su queste attività che sono all’avanguardia per la promozione del Turismo di qualità nel segno della Cultura, della Storia e del Mito, che innervandosi nel passato, esaltano il presente ed anticipano il futuro.

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