Il patrimonio del Parco messo a reddito

Parte l’era dei Distretti Turistici

L’incontro tenutosi al Comune di Vallo della Lucania porta il confronto fuori dai tavoli tecnici

Attualità
Cilento lunedì 11 giugno 2018
di La Redazione
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Parte l’era dei Distretti Turistici © Unico

I Distretti Turistici, istituiti dopo una lunga ed elaborata concertazione tra imprese, comuni, regione Campania e Ministero, dovrebbero vedere la luce e anche nel territorio del Parco del Cilento, Vallo di Diano e Alburni (PNCVDA). Istituiti grazie ad una lunga ed elaborata concertazione tra imprese, comuni, regione Campania e Ministero dei Beni Culturali questi importanti organismi decollano anche nel territorio del Parco. I Distretti turistici mettono insieme enti locali ed imprese nell’intento di qualificare e far crescere il turismo del territorio, di professionalizzare gli operatori, mettere in rete le imprese, collegare il turismo del mare con quello dei monti, promuovere iniziative di fiscalità di vantaggio di settore ma anche nell’intento di reperire e investire risorse private per la realizzazione di infrastrutture pubbliche.

I lavori dell’assemblea coordinati dal Sindaco di Centola – Palinuro, Carmelo Stanziola, in vece del Presidente Cafora, e da Paolo Imperato, hanno fatto registrare il contributo di numerosi amministratori e imprenditori che nella giornata hanno ritrovato interesse e fiducia nel ruolo che la pubblica amministrazione può e deve svolgere per la crescita economica del Territorio. Tasse locali e nazionali, assenza di adeguate infrastrutture viarie e trasporto lacunoso sono stati individuati come le principali criticità nella vita e crescita dell’impresa turistica da parte dal presidente del locale distretto turistico Iannazzone che ha trasferito all’assise il senso asfissiante dei limiti e delle regole dell’ area protetta. Le parole al “vetriolo” di qualche imprenditore sui limiti e sulle regole dell’ area protetta sono state smorzate e rilanciate dall’apprezzato intervento del presidente della Comunità del Parco IANNUZZI che ha spiegato in maniera logica e razionale la storia dell’Area Protetta e le strategie di cambiamento. I circa mille milioni di investimenti effettuati negli ultimi dieci anni non hanno prodotto l’effetto desiderato perché gli locali hanno programmato troppe volte in maniera scoordinata realizzando cattedrali nel deserto che non hanno implementato occupazione e ricchezza. Iannuzzi ha rinnovato la ricetta per il rilancio dell’ area: cambiamenti strutturali,condivisi e coordinati.

Lo sviluppo di un territorio si realizza, a giudizio di Iannuzzi, solo se si attenzionano contemporaneamente a tutti i pezzi del mosaico dello sviluppo: infrastrutture viarie di accesso all’area, banda larga, un unico tribunale del Parco, gli ospedali riuniti del Parco, l’azienda sociale del Parco, la ripresa dell’ agricoltura e delle attività produttive attraverso i prodotti di nicchia, la mitigazione e compensazione dei limiti dell’ area protetta attraverso bonus e deroghe etc. Infatti, la comunità nazionale deve compensare le popolazioni del Parco per i limiti e le restrizioni imposte dal “regime protezionistico della natura” in favore del patrimonio dell’ umanità. Vivere nell’area protetta costa di più che vivere fuori. In un piccolo paese del Cilento,Vallo di Diano o degli Alburni il costo della vita è maggiore che in città capoluogo come Napoli. Costruire un’abitazione, condurre un’attività imprenditoriale, coltivare un terreno, condurre un allevamento, muoversi da un posto ad un altro costa molto di più che altrove… Ad esempio un’abitazione richiede materiali particolari e costosi (pietra locale, infissi in legno, tetto in coppi etc); il trasporto ore di automobile e il rischio di “imbattersi” nelle fauna del Parco; coltivare significa condividere il raccolto con cervi e cinghiali; allevare bestiame significa condividere mucche e pecore con i lupi del Parco.

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Le grandi città possono continuare a vivere soltanto perché i paesi del Parco garantiscono ossigeno, mitigazione climatica e i crediti di carbonio necessari a rispettare le normative nazionali e in particolare gli impegni del protocollo di Kyoto… lo stato deve garantire dei corrispettivi a coloro che patiscono i vincoli. Secondo Iannuzzi il Parco è un entità politica geo – politica a se stante che, attraverso misure di solidarietà nazionale, deve diventare autosufficiente e ritrovare unità e decisione. I distretti turistici sono l’occasione per portare in “maniera diretta” nelle istituzioni del Territorio le imprese, vale a dire i soggetti che generano economia, lavoro e ricchezza. Gli imprenditori, a giudizio del Presidente, sono i veri conoscitori dei problemi e i veri depositari delle soluzioni, devono tracciare la strada dello sviluppo e dei programmi istituzionali… Iannuzzi ha concluso dicendo che il vero progresso si genera se conferiamo meno risorse agli enti pubblici e più aiuti ai cittadini e alle imprese… la formula per vincere è, secondo Iannuzzi: più soldi ai cittadini e meno alla politica. Il territorio si realizza, a giudizio di Iannuzzi, solo se si attenzionano, contemporaneamente, tutti i pezzi del mosaico dello sviluppo: infrastrutture viarie di accesso all’area, banda larga, un unico tribunale del Parco, gli ospedali riuniti del Parco, l’azienda sociale del Parco, la ripresa dell’ agricoltura e delle attività produttive attraverso i prodotti di nicchia, la mitigazione e compensazione dei limiti dell’ area protetta attraverso bonus e deroghe etc. …la comunità nazionale deve compensare le popolazioni del Parco per i limiti e le restrizioni imposte dal “regime protezionistico della natura” in favore del patrimonio dell’ umanità. Vivere nell’area protetta costa di più che vivere fuori. In un piccolo paese del Cilento, Vallo di Diano o degli Alburni il costo della vita è maggiore che in città capoluogo come Napoli.

Costruire un’abitazione, condurre un’attività imprenditoriale, coltivare un terreno, condurre un allevamento, muoversi da un posto ad un altro costa molto di più che altrove… Ad esempio un’abitazione richiede materiali particolari e costosi (pietra locale, infissi in legno, tetto in coppi etc); il trasporto ore di automobile e il rischio di “imbattersi” nelle fauna del Parco; coltivare significa condividere il raccolto con cervi e cinghiali; allevare bestiame significa condividere mucche e pecore con i lupi del Parco. Le grandi città possono continuare a vivere soltanto perché i paesi del Parco garantiscono ossigeno, mitigazione climatica e i crediti di carbonio necessari a rispettare le normative nazionali e in particolare gli impegni del protocollo di Kyoto… lo stato deve garantire dei corrispettivi a coloro che patiscono i vincoli. Secondo Iannuzzi il Parco è un entità politica geo – politica a se stante che, attraverso misure di solidarietà nazionale, deve diventare autosufficiente e ritrovare unità e decisione. I distretti turistici sono l’occasione per portare in “maniera diretta” nelle istituzioni del Territorio le imprese, vale a dire i soggetti che generano economia, lavoro e ricchezza. Gli imprenditori, a giudizio del Presidente, sono i veri conoscitori dei problemi e i veri depositari delle soluzioni, devono tracciare la strada dello sviluppo e dei programmi istituzionali… Iannuzzi ha concluso dicendo che il vero progresso si genera se conferiamo meno risorse agli enti pubblici e più aiuti ai cittadini e alle imprese… la formula per vincere è, secondo Iannuzzi: più soldi ai cittadini e meno alla politica.

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