“Sorrisi quando mi riferirono dell’esperienza di Gesù con quella mamma e come ella avesse avuto tanto coraggio da correggerlo”

Le pene di una madre

“La popolarità di mio Figlio, già dai primi giorni, aveva determinato reazioni contrastanti. Le folle stravedevano per lui, mentre le autorità cominciarono a temerne la fama. A Nazareth arrivavano notizie non sempre...

Attualità
Cilento mercoledì 16 gennaio 2019
di L. R.
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Le pene di una madre © Unico

“Maria la tua vita non è stata mai facile, stretta tra due mondi, quello della tradizione, che respiravi nella casa dov’eri costretta a vivere, e quello di Gesù al quale volevi appartenere, soprattutto per proteggerlo”. Esclama la Maddalena.

“La popolarità di mio Figlio, già dai primi giorni, aveva determinato reazioni contrastanti. Le folle stravedevano per lui, mentre le autorità cominciarono a temerne la fama. A Nazareth arrivavano notizie non sempre rassicuranti e inviti a intervenire per evitare ripercussioni negative su tutto il parentado di Giuseppe. Dopo l’inizio della missione di Gesù, ero andata a vivere con la famiglia del fratello per non rimanere sola, scelta che il clan non avrebbe tollerato. Strettamente osservanti, fin dall’inizio questi parenti non avevano accettato di buon grado la mia presenza, criticando Giuseppe per l’amorevole comprensione nei miei confronti e per la grande premura verso mio figlio. Seguendo la legge, gli uomini del clan ritenevano che nulla dovesse insidiare la sicurezza che serve a garantire un sano equilibrio. Questa scelta determinava già un vivace contrasto con Gesù: dove era la normalità in lui secondo la logica umana sancita da una Legge che pretendeva di legare alla fredda osservanza esteriore dei precetti il suo amore debordante per poveri, deboli e peccatori? Egli continuava imperterrito a operare malgrado le accuse di non rispettare il sabato, giorno in cui guariva gli ammalati, di non seguire le disposizioni rituali e di partecipare a banchetti con ladri e donne di male affare. Nel nostro paese quasi tutti giudicavano sconvenienti atteggiamenti che si scontrano con la mentalità comune. Per giorni a casa vi fu un vivace dibattito; alla fine gli uomini decisero di dover proteggere Gesù dalle sue stranezze e far di tutto per rimetterlo in riga. Nessuno di loro tentava di comprendere quanto egli aveva detto prima a noi in famiglia e poi predicato per le strade della Galilea, cioè che chiunque fa la volontà di Dio diventa nostro fratello. Di conseguenza il vero legame familiare non è quello del sangue e della carne. Da solo esso non ha il potere di far vivere pienamente la dimensione dell’amore, anzi a volte proprio il sangue e la carne non uniscono ma dividono.”

“Come reagisti quando ti riferirono dell’episodio della donna cananea, che ebbe il coraggio di prendere posizione nei confronti di tuo Figlio”. Chiese Marta.

“Sorrisi quando mi riferirono dell’esperienza di Gesù con quella mamma e come ella avesse avuto tanto coraggio da correggerlo. Vivevo in una continua condizione di attesa che produceva nel mio cuore gioia per i suoi successi, trepidazione per le voci di minacce, stupore per i segni che compiva. Il desiderio di seguirlo al più presto era frammisto a una certa curiosità, tutta femminile, di essere parte degli inizi del Regno. I miei occhi non lo vedevano, ma il mio spirito era con Lui, oggetto continuo e unico dei miei pensieri, delle mie gioie, ma anche delle mie paure. Mi immedesimai così nella donna pagana, un cane secondo la mentalità dei miei correligionari, ma che sentivo tanto vicina a me. Anche io del mio Gesù potevo gustare soltanto le briciole; con esse alimentavo il mio amore di mamma, apprezzandole e facendone tesoro, immaginando il tempo quando anche ciò non sarebbe stato più possibile. Mi immedesimai nella vedova della parabola. L’insegnamento di Gesù ai discepoli era diventato anche una risposta ai miei crucci, non mi rimaneva che rinnovare il mio eccomi, così come lo avevo pronunziato trent’anni prima.”

Giacomo il minore commenta: “Gesù è stato la profezia della Verità liberante che fortifica con la sua azione ridonando la luce originaria”.

“Personalmente - aggiunge Maria - ho sempre rifuggito la prudenza mondana quando rischiava di frenare slanci di generosità, altrimenti avrei dovuto dire no a Gabriele e far prevalere i miei dubbi rispetto alla chiamata di Adonai. E’ la gratuità dell’anima, che ha conferito valore alla mia offerta perché non ho mai fatto affidamento sul guadagno: quel poco che avevo l’ho dato senza preoccuparmi delle conseguenze. Ho vissuto la grande ricchezza del dare senza riserve, frutto della libertà nell’amare. L’ho ripetuto spesso anche a Gesù che mi chiedeva di quel giorno per me ancora misterioso, quando dissi sì, cambiando la vita a me e a Giuseppe. Sono sicura che tutto ciò egli lo ha travasato nel racconto della donna di Tiro. Nella sua semplicità, costei ha mostrato senza vergogna la propria indigenza, povertà che, alla fine, l’ha resa signora. La consapevolezza della sua condizione la rendeva ricca, esattamente come Gesù ha detto sul monte inneggiando ai poveri chiamandoli beati perché la povertà interiore rende liberi distogliendo dalle pastoie del possesso”.

“Ecco perché alla fine il Maestro non ha esitato a incontrare i peccatori sulla via del pentimento, disposti ad amare perché non accettavano il giogo del perbenismo”. Asserisce la Maddalena, memore della sua esperienza personale, quindi particolarmente sensibile a temi vissuti sulla sua pelle.

“Con loro Gesù è pronto a svuotare se stesso per ricolmarli di comprensione, anche a costo di essere giudicato negativamente dai benpensanti, criticato dai farisei, condannato dai sacerdoti come avvenne nella casa di un uomo rispettabile nella quale entrò una donna di strada senza essere invitata. Così mi hanno riferito”.

Maria ama ricordare questo episodio e lo commenta: “La donna mostra il suo volto senza preoccuparsi degli sguardi indiscreti, che trasudavano malizia. Unge i piedi di Gesù, gli profuma la vita gratuitamente, le gocce di nardo espandono la loro fragranza amabile tra i commensali. Mio Figlio non si ritrae, lascia fare permettendole una grande intimità. Con la dolcezza dei suoi gesti la donna gli vuole dimostrare la propria riconoscenza.”

“E’ vero”, sottolinea Giacomo il minore. “Rispetto a Simone, che aveva organizzato il banchetto per onorare Gesù e dar mostra dei buoni principi sui quali fondava la propria esistenza, la donna dona senza riserve, gioiosamente, gratuitamente; sparge la ricchezza senza calcolo, nulla riesce a fermarle la mano, nemmeno l’indignazione del padrone di casa. E’ la sua risposta al gesto di salvezza, di liberazione, di perdono ricevuto da Gesù, che la svuota del male per riempirla di bene. Simone, vero calcolatore, aveva pianificato ogni gesto e, per giustificarsi, considerava irragionevole il comportamento della donna”.

“Giacomo hai dato veramente una bella spiegazione di quell’episodio del quale mi rimane ancora la memoria del fragrante profumo”, commenta la sorella minore di Lazzaro. “Maria mostrò la stessa assenza di meraviglia al racconto di ciò che Gesù aveva fatto quando le presentarono un’adultera perché fosse lapidata”.

“Ricordo il fatto”, interrompe Giacomo. “Ero lì e ho ben fissa nella mente quella scena. La donna aveva sguardo, anima e cuore rivolti a Lui, che con gesti e poche parole fu capace di smontare il decalogo scrivendo il nuovo comandamento della misericordia direttamente nell’animo dell’uomo”.

La madre di Gesù non fa mancare il suo sorprendente commento: “Quella donna indifesa e maltrattata avrei potuto essere io qualora fosse prevalsa la decisione del capo della sinagoga di Nazaret e Giuseppe non mi avesse difeso accettandomi nella sua casa. Gesù interviene perché ha compreso che a farla soffrire non è solo il suo peccato, ma anche la morbosa cattiveria di chi la circonda. Ormai era rassegnata al suo destino; in silenzio attendeva l’impatto doloroso della prima pietra, non le importava il polverone intorno a lei. Era lì, al centro dello spiazzo, la sua vita stava incrociando la morte, non immaginava che aveva appena incontrato chi l’avrebbe salvata. Improvvisamente cala un silenzio innaturale per la situazione, attimi interminabili. Gesù traccia segni sullo strato polveroso e coglie il dolore della donna, ma soffre di più per l’ottusa incomprensione di quegli uomini dall’atteggiamento scandalizzato perché era stata offesa la loro legge. Gesù li lapida con le sue lapidarie parole. Intanto fissa la donna. L’incrocio di quei due sguardi è sufficiente perché in un viso si rifletta il desiderio di ravvedersi e in mio Figlio l’intenzione di rasserenare un’anima liberandola dal peso del peccato. Adonai non poteva condannare proprio mentre Gesù, il Figlio fatto perdono, parlava. Nella donna un vortice spazza via le polveri più dense del male grazie ad un’esplosione d‘amore che si espande coinvolgendo. La tragedia attesa per l’adultera si è rivelata occasione di salvezza”.

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