Vairo non si arrende e rilancia con la creazione di una cooperativa agricola che rimetterà in produzione le terre incolte. Anche i giovani che lavorano sull’accoglienza sono decisi a non arrendersi

Con lo Sprar c’è nuova vita nell’Alta Valle del Calore

La vita mi ha portato altrove, ma da quando sono ritornato nella terra dei padri ho ricominciato, con un certo pudore, a riavvicinarmi ai luoghi dell’infanzia.

Attualità
Cilento lunedì 28 gennaio 2019
di Bartolo Scandizzo
Immagine non disponibile
Banchetto © Unico

È sempre difficile parlare di sé! Altrettanto lo è scrivere del proprio paese, il luogo dove si era destinati a vivere, nel mio caso Piaggine. La vita mi ha portato altrove, ma da quando sono ritornato nella terra dei padri ho ricominciato, con un certo pudore, a riavvicinarmi ai luoghi dell’infanzia.

Prima riscoprendo la montagna e poi interessandomi a fasi alterne anche alle questioni sociali e politiche di un borgo che, come molti altri delle aree interne del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni, soffrono il fenomeno del decremento demografico.

Ed è con l’obiettivo di tentare aprire il canale dei nuovi arrivi in alta Valle del Calore che Guglielmo Vairo, sindaco al suo secondo mandato, diede il via nel 2016 al progetto di accoglienza per ospitare una comunità alloggio per 8 minori stranieri non accompagnati e un Centro di Accoglienza Straordinaria per nuclei familiari da 22 posti.

Un anno più tardi, l’adesione alla rete Sprar con una ulteriore disponibilità di 14 posti, destinati sempre a nuclei familiari, per un totale di 44 persone.

Come avviene nelle piccole comunità quando elementi “esterni” arrivano a modificare lo status quo, subito si levarono voci critiche. Del resto, così era anche quando, essendo Piaggine designato come comune di “confino”, arrivavano soggetti che venivano allontanati dalla regione di origine per motivi di sicurezza.

La piazza dei “porcili”, così si chiama in gergo il luogo dove si svolge la vita sociale e si incontrano gli abitanti, si è cominciata a colorare di facce nuove, di abiti variopinti, di sorrisi trattenuti, di occhi spauriti, di mamme con bambini in braccio … man mano che si stabilizzava la situazione anche le altre vie più remote del paese venivano percorse a passi stranieri che avevano il sapore di vita fresca desiderosa di farsi strada nel “nuovo mondo”.

Vairo è stato bravo ad individuare un partner all’altezza del compito il consorzio La Rada, che ha assunto 13 giovani del territorio per assicurare il regolare svolgimento delle attività previste dai bandi, dalla presa in carico socio-sanitaria dei beneficiari all’insegnamento della lingua italiana fino ad arrivare ai laboratori artistici e artigianali.

Maria Grazia De Cesare, coordinatrice del progetto Sprar, è rientrata a Piaggine da Milano con molte paure, ma oggi no pentita della scelta fatta, teme di veder smantellare il progetto dove, insieme agli altri giovani del gruppo che coordina, ha investito sul futuro possibile. Un futuro che è messo in serio rischio dall’impatto che il decreto “sicurezza” proposto da Salvini e approvato dal Parlamento che punta a “concentrare” i richiedenti asilo in grandi siti in attesa dei rimpatri.

Intanto, a Piaggine Vairo non si arrende. È convinto di essere sulla strada giusta e rilancia con un progetto di allargamento richiesto al Servizio centrale del progetto Sprar fino a 40 posti, per consentire a giovani, di Piaggine e rifugiati, di costituire una cooperativa agricola sociale con l’obiettivo di rimettere in produzione terre incolte di proprietà del comune. Il finanziamento richiesto è di 490mila euro. Intanto, nell’ultimo anno sono nati due bambini che andranno ad implementare gli scarsi numeri dell’anagrafe e a portare nuove grida gioiose nelle aule vuote della scuola.

Lascia il tuo commento
commenti
Le più commentate
Le più lette