Solo rendendo la vita più dignitosa a chi già vive nelle valli dell’area parco si potrà avere la speranza di conservare un minimo di vitalità nei borghi

Comunità Montane, gli 82 milioni di € non bastano per stabilizzare gli operai forestali

Se per stabilizzare gli operai forestali dipendenti dalle Comunità Montane la situazione è ancora del tutto precaria, non va meglio rispetto all’azzeramento degli stipendi relativi alle mensilità arretrate.

Attualità
Cilento sabato 13 aprile 2019
di Velina
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Un incontro tra operai e dirigenti dell'UNCEM presso AgriPaestum © Unico

Se 82 milioni di euro sembrano tanti, allora dovrete ricredervi perché, nonostante lo sforzo fatto dalla regione Campania per individuare e stanziare le risorse per ridare dignità a centinaia di lavoratori, ancora sono in tanti ad attendere il saldo degli arretrati.

Infatti, se per stabilizzare gli operai forestali dipendenti dalle Comunità Montane la situazione è ancora del tutto precaria, non va meglio rispetto all’azzeramento degli stipendi relativi alle mensilità arretrate.

Purtroppo, sono in tante le famiglie degli operai a doversi arrangiare mettendo in campo i risparmi per alleggerire la pressione delle spese fisse che toccano ogni nucleo familiare per vivere in una società che da tempo non più sconti a nessuno.

Eppure, la base normativa su cui poggiare le determinazioni relative alla stabilizzazione esiste da tempo. Si tratta del dell'articolo 46 del CCNL del settore Forestazione che recita: “quei lavoratori che, essendo inquadrati ai fini assicurativi e previdenziali nel settore agricolo ed avendo svolto nei 12 mesi precedenti almeno 180 giornate di lavoro effettivo presso lo stesso datore di lavoro, vengono assunti senza prefissione di termine con garanzia di una durata minima del rapporto pari a 181 giornate lavorative”.

Applicando questo articolo e portando tutti i 1534 operai Campani a tempo determinato (OTD) a tale soglia (181 gg.) nell'anno 2019 si potrebbero di fatto stabilizzare, dando così seguito a ciò che era stato promesso dal Presidente De Luca.

I ritardi fanno ancora più specie perché l’obiettivo potrebbe essere raggiunto senza la necessità di dover reperire risorse aggiuntive agli oltre gli 82,3 milioni di Euro previsti dalla Regione per il piano 2019.

Basterebbe sommare le risorse destinate agli Addetti Incendi Boschivi (AIB), che sono in più agli 82,3 milioni, qualche piccolo risparmio da effettuare su pensionamenti 2019 per stabilizzare e pagare regolarmente gli operai. In più un aiuto potrebbe arrivare dalle risorse di competenza della Cassa Integrazione Speciale Operai Agricoli (CISOA) che interviene in caso di avverse condizioni metereologiche (troppo caldo o troppo freddo, pioggia o neve …) che copre il 40% del costo della giornata lavorativa. Pertanto, le risorse per retribuire gli operai per le 181 giornate è una soglia facilmente raggiungibile già nel 2019.

Invece, accade il contrario! Da questo fondo vengono sottratte risorse anche per retribuire o implementare gli stipendi degli Impiegati a Tempo Indeterminato (ITI)!

Non è facile neanche accettare che nonostante gli 82,3 milioni di Euro in uscita dal bilancio regionale non si riesca a centrare l’obiettivo di rendere la vita degli operai e delle loro famiglie che, nonostante tutto, ancora continuano a vivere nelle zone più disagiate delle aree interne diventi più semplice e rassicurante.

Si tratta di quelle stesse aree, che tutti vorrebbero ripopolare ma che, al contrario, non riesce nemmeno a scalfire il fenomeno della desertificazione demografica in atto da decenni.

Dopotutto, almeno sulla questione degli arretrati si potrebbe fare lo sforzo di mettere nelle tasche dei forestali le mensilità arretrate dovute visto che in alcune si è già riuscito e in altre l’incertezza permane: Calore Salernitano sono 7/8 i mesi di ritardo, Alento Monte Stella sono 3/4, in altre 11 … allo stato attuale sembrerebbe che solo la C.M. Gelbison abbia azzerato gli arretrati.

Eppure solo rendendo la vita più dignitosa a chi già vive nelle valli dell’area parco si potrà avere la speranza di conservare un minimo di vitalità nei borghi in grado di accogliere eventuali nuovi arrivi o, meglio ancora, di persone che vorranno ritornare per godersi in pieno relax quello che resta della loro esistenza.

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