Da anni gli operai forestali hanno assunto un ruolo ben definito nelle realtà in cui vivono e lavorano

Comunità montane e operai

La resa dei conti.

Attualità
Cilento giovedì 18 luglio 2019
di Bartolo Scandizzo
Immagine non disponibile
Incontro tenutosi presso Agripaestum per la sottoscrizione dell’accordo tra le Comunità Montane Calore Salernitano e Alburni e la Bcc di Aquara © Unico

Invece di un’assemblea pubblica, un incontro tra Vincenzo De Luca, sindacati ed UNCEM regionale. Al termine è stato redatto un documento che pubblichiamo di seguito. Vale la pena però fare qualche riflessione in merito a come da tempo, troppo tempo, viene gestita la vicenda degli operai forestali che operano prestando la oro opera presso le Comunità Montane della regione Campania.

Questi lavoratori, cittadini, elettori, padri di famiglia che da tempo, troppo tempo, sono sotto “ricatto” morale, esistenziale ed economico ancora devono soffrire l’inefficienza della pubblica amministrazione e sopportare di vedersi accreditare gli stipendi con modalità temporali degni di altre ere.

(È recente l’accordo sottoscritto tra le Comunità Montane Calore Salernitano, Alburni e la Bcc di Aquara per l’anticipazione di una parte delle retribuzioni arretrate degli operai - nelle foto la testimonianza dell’incontro tenutosi presso Agripaestum).

Dopo che per decenni, anche per gli atteggiamenti indolenti di parte di molti di loro, sono stati indicati come nullafacenti e destinatari di una spesa improduttiva, da anni gli operai forestali hanno assunto un ruolo ben definito nelle realtà in cui vivono e lavorano. A loro è delegata la tenuta dell’equilibrio idrico e geologico delle aree montane della nostra regione e del nostro territorio in particolare. Unitamente a ciò, bisogna riconoscerlo, sono loro che con la scelta di restare nelle piccole comunità delle aree interne montane hanno garantito un minimo argine allo spopolamento verso le zone costiere del territorio compreso nel perimetro del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni. È grazie a loro se oggi le scuole, per quanto, ridimensionate, riescono a restare aperte e mantenere in servizio buona parte dei docenti che vi esercitano la professione. È sempre grazie a loro che la campagna continua ad essere continuata per garantire un minimo di raccolti (frutta, verdure, ortaggi, olive, uva) destinati, in gran parete all’autoconsumo. È solo perché ci sono loro alcune attività commerciali hanno retto l’urto dell’impatto economico della grande distribuzione ha fatto sentire anche nelle aree interne …

Potremmo continuare l’elenco, ma l’elemento più importante è quello che riguarda il futuro! Sì, proprio il futuro … aver retto finora consentirà loro di continuare a vivere nella realtà che non hanno abbandonato e, nello stesso tempo, concedere ancora tempo per consentire un riflusso di energie provenienti dal fuori che in tanti paesi stanno già facendo risalire la speranza ci invertire la tendenza. Saranno loro nei prossimi 30 anni a continuare a tenere in piedi le tradizioni, ad indicare i luoghi, ad segnalare i sentieri che portano alle alte terre montane ai turisti, a dare motivi a chi è andato via di tornare a vivere, anche solo un po’, nel mondo che fu ma con i confort dell’era digitale.

Ecco perché sarebbe ora che, da cittadini di seconda serie sempre bistrattati e resi “dipendenti” da attese estenuanti per vedersi riconosciuti i propri diritti economici e di cittadinanza, venga restituito loro l’onore di essere considerato lavoratori con doveri e diritti: primo fra tutti quello di trovare sul conto corrente lo stipendio del mese precedente se che per una cosa così elementare si debba creare l’ennesima commissione “istituire una commissione mista permanente, tra Regione, UNCEM ed OO.SS., con compiti di verifica mensile, di impulso e di dinamicizzazione delle decisioni”.

La “commissione” tra i soggetti indicati la si faccia pure per tutto il resto, ma relativamente allo stipendio di oggi e al recupero di quelli arretrati sia il presidente Vincenzo De Luca a battersi con chi deve autorizzare l’esborso delle risorse e chi deve mettere la parola fine a decenni di precariato imperante. Allo stesso tempo, quando la regione accrediterà le risorse prescriva a caratteri cubitali che neanche un euro vada a rimpinguare i mille rivoli in cui si dipana la spesa delle Comunità montane. La stessa Uncem, che vive grazie ai generosi versamenti degli enti affiliati, dovrebbe fare mea culpa della situazione attuale e vigilare sugli enti ad essa affiliati che le risorse siano destinate più al fare che al decidere di fare.

Non so quanti dei sindacalisti e rappresentanti dell’Uncem si sono già seduti ai quei tavoli a cui si fa riferimento nel comunicato, certamente la strada seguita in passato ha portato al risultato di oggi.

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