“Ora è tutto da reinventare e riscrivere. Rimangono i marchi e i diritti sulle sette doc. Ora i conti sono da fare anche con le Cantine nate dopo”

Nuova Val Calore, la piccola fra le grandi! La più grande fra le piccole

Val Calore “nuova” partenza. E’ un fatto che ora la vecchia cooperativa Valcalore non c’è più. Al suo posto è stata formata una srl che prova a farsi spazio.

Attualità
Cilento giovedì 13 febbraio 2020
di Oreste Mottola
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Sede storica della Val Calore © Unico

La piccola tra le grandi, la più grande tra le piccole. La crisi della vecchia, più di sessant’anni di attività Cantina della Val Calore, ha origine anche dal fattore dimensionale. Troppo grande per lanciarsi a fare la modaiola e vendere tanto nei mercati di nicchia, troppo piccola per reggere ai volumi e prezzi imposti dalla grande distribuzione. Poi gli errori gestionali, forse troppi. E’ un fatto che ora la vecchia cooperativa Valcalore non c’è più. Al suo posto è stata formata una srl che prova a farsi spazio. I vecchi numeri erano da gigante: cinquecentocinquanta ettari vitati di proprietà di oltre 1300 soci. Bottiglie prodotte: 1.200.000. Ora è tutto da reinventare e riscrivere. Rimangono i marchi e i “diritti” sulle sette doc. Ora i conti sono da fare anche con le “Cantine” nate dopo la fine del monopolio di fatto della vecchia Coop. Sono: Rizzo, Chiara Morra, Cardosa, Mucciolone, Scarirato, Tabano e Bios investono tutta la zona. Un altro ostacolo viene dalla cessione delle quote di produzione che molti viticoltori hanno effettuato, cioè ceduto, ad acquirenti saliti alla pianura, in particolare la “San Salvatore” dell’albergatore pestano Pagano. Insomma la srl “Nuova Valcalore” dovrà riguadagnarsi con i denti la fiducia dei coltivatori che dovranno fornire le uve. E non più solo quasi totalmente Barbera come avveniva in un passato abbastanza recente. Alcuni “piccoli” però sono andati avanti in un mercato enologico tortuoso e diffidente, e hanno dimostrato di distinguersi e di offrire qualità pura e di alto livello. Un esempio è Cantina Rizzo di Felitto. Costantino, il proprietario ha conferito per anni l'uva proprio alla Cantina Sociale di Castel San Lorenzo. Quando la conduzione è del figlio dei proprietari, Gianvito Capozzoli, c’è la svolta e la decisione di imbottigliare e poi vendere in proprio. Sono stati i primi a puntare sull’Aglianicone, vitigno tra i più antichi, il vino identitario della zona. Nel 1996 Gianvito si laurea in Agraria presso l’Università di Potenza e comincia il suo percorso di apprendistato proprio nella Cantina Castel San Lorenzo, è aiuto enologo. La sorella Mararosaria, i ngegnere è la responsabile del marketing e della strategia di comunicazione aziendale. Da dove provengono le uve vinificate? Vinificano uve che vengono da vigneti aziendali di Felitto e di Laurino. Uno spazio preponderante c’è per l'aglianico, il merlot e la varietà autoctona dell'aglianicone. Uno dei vini prodotti è un omaggio a Felitto, si chiama "Fiix", etichetta che si rifà alla felce, pianta che rappresenta i profumi, le fragranze e gli umori della zona. In località Giuprino, tra Castel San Lorenzo e Felitto, con Aquara appena di la dal fiume, è ubicata l'azienda di Chiara Morra che sceglie di più la tradizione: "Barbera Dop", "Barbera Riserva Dop", "Bianco Dop", "Lambiccato Dop", (forse il più famoso), "Fiano Igp", "Aglianico Igp". Nel mese di agosto di ogni an’affolata sagra ne celebra il Lambiccato. A Castel San Lorenzo, c’è l'azienda "Cardosa" di Marco Peduto, figlio di Gustavo Peduto, già uomo forte della vecchia cooperativa. L'azienda esiste dal 2004, prima bottiglia ral 2006. Dieci anni di commercio, oltre ventimila piante e dieci ettari di territorio di proprietà. E on si finisce qui. Mucciolone di Antonio Mucciolo, ha molti vigneti di proprietà, C’è Scairato. Russo nata nel 1978 a opera di Antonio Russo e passata poi a Carmine Russo, raccoglie e vinifica uve biologiche . Un loro noceto, vicino ai vigneti, conferisce al prodotto finale un particolare “sentore” . Vino e non solo, Russo propone anche la produzione di olio extravergine di oliva e varietà di formaggi locali. Aziende nate come conseguenza alla dissoluIone della "Val Calore"? Certo che no, stando a quanto ci dice Marco Peduto di "Cardosa", in quanto sarebbero nate comunque, perché più aziende si affastellano nel territorio e meglio ne risente la vocazione vitivinicola di Castel San Lorenzo, poiché un nome pregiato conta molto sul mercato, crea interesse, profitto ed indotto. Si è passati dal monopolio al “polo” con più aziende. Si può parlare di concorrenza? Certo che no, perché ora essendo tutti un po’ pari si possono dare vita ad azioni promozionali, che investono anche il turismo in zona. Sinergia di un territorio innaffiato dal vino. Roccadaspide è vicina, qui troviamo l'azienda agricola Tabano, che sono soprattutto viticoltori e produttori di castagne. BIOS, vini biologici, di proprietà della famiglia Scorziello dal 1979. I vini a marchio BIOS piacciono molto ai tursti tedeschi che i estate popolano il Cilento per via delle loro dettagliate etichette.

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