A fronte di chi resta a casa “per decreto”, sono tante le persone che hanno continuato a lavorare per garantire beni e servizi essenziali. Tra queste i farmacisti, esposti ad un rischio di contagio molto alto.

Tiziana Piegari, farmacista di Sala Consilina: “Avremmo potuto avere qualche sostegno in più"

Nel rispetto delle misure anti contagio, ci stiamo sostituendo agli studi medici nella stampa delle ricette e nel dare tutte le informazioni non date dai medici curanti, rispondendo alle continue telefonate da parte dei pazienti.

Attualità
Cilento sabato 11 aprile 2020
di Angela Cimino
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Farmacia Piegari, Sala Consilina © Unico

Le restrizioni introdotte nella lotta contro il coronavirus hanno messo a casa, all’improvviso, circa tre milioni* di lavoratori. A fronte di chi resta a casa “per decreto”, sono tante le persone, quasi 8 milioni*, che hanno continuato a lavorare per garantire beni e servizi essenziali alla collettività. I farmaci, come sappiamo, rientrano nella categoria dei beni primari e le farmacie in questo periodo di emergenza hanno intensificato la loro attività.

Da sempre attori importanti sul territorio, insieme al personale medico fronteggiano l’epidemia, ma mentre per questi ultimi l’accesso è stato limitato e ai pronto soccorso, si sa, non è possibile andarci e qualora si andasse, sono state allestite tende per il pre-triage in sicurezza, i farmacisti continuano a esercitare il loro lavoro apertamente con misure insufficienti per proteggerli, soprattutto all’inizio.

Ne abbiamo parlato con la dott.ssa Tiziana Piegari, titolare dell’omonima farmacia con sede a Sala Consilina, il comune nella provincia di Salerno che attualmente registra il più alto numero di contagi da Covid-19 (106) e di morti (10). Ubicata nella piazza centrale, la storica farmacia è da ben quattro generazioni un solido punto di riferimento per i suoi cittadini.

Dall’inizio dell’epidemia, si è sentita tutelata come categoria?

Assolutamente no, personalmente ho dovuto provvedere a isolare il bancone con pannelli di plexiglass per poter lavorare in sicurezza. Ho posizionato all'ingresso un dispenser erogatore di disinfettante per le mani. Come categoria di farmacisti avremmo potuto avere qualche sostegno in più.

Avete fatto il tampone per escludere un eventuale contagio o di manifestazione asintomatica?

Purtroppo, no, sarebbe opportuno quanto prima a noi e ai nostri dipendenti.

Il lavoro dei farmacisti è visibilmente aumentato. Sotto quali aspetti in particolare avete registrato questo aumento? Cosa vi siete ritrovati a fare in più rispetto alle vostre mansioni ordinarie?

Vorrei evidenziare il grande lavoro che stiamo svolgendo tra mille difficoltà. Nel rispetto delle misure anti contagio, ci stiamo sostituendo agli studi medici nella stampa delle ricette e nel dare tutte le informazioni non date dai medici curanti, rispondendo alle continue telefonate da parte dei pazienti. Inoltre, c’è un aggiornamento continuo sulle nuove modalità operative sovrapposte al nostro normale e insostituibile lavoro, oggi svolto con il massimo rischio perché, inevitabilmente, il nostro contatto con il paziente non può essere eliminato.

Com’è cambiato il vostro approccio al cliente? La paura di essere contagiati è un pensiero costante?

Inevitabilmente anche il rapporto con i nostri clienti è cambiato. Poco tempo da dedicare a ciascuno di loro, anche se nonostante tutto, cerchiamo di avere una parola di conforto e rassicurazione per tutti. Il più grande e potente farmaco a volte può essere la parola ed il sostegno morale... un sorriso anche con gli occhi... visto che abbiamo le mascherine. La paura di essere contagiati è tanta, soprattutto quella di poter contagiare la mia famiglia.

Avete avuto problemi con il reperimento dei dispositivi protettivi? E a soddisfarne la richiesta?

All'inizio dell'epidemia abbiamo riscontrato tantissime difficoltà per reperire mascherine e gel igienizzanti, sia per il personale che per gli utenti.

Quali sono, secondo lei, le criticità riscontrate sul territorio da voi farmacisti? Le avete segnalate?

Questo virus ha colto tutti di sorpresa, ma credo e spero che tutti stiano facendo il meglio di quello che è nelle proprie disponibilità.

A suo avviso, come si sta comportando la comunità?

La comunità, inizialmente, non aveva compreso fino in fondo la gravità della situazione. Non sono, infatti, mancati casi di persone che venivano in farmacia a comprare prodotti non necessari. Poi, però, c'è stata presa di coscienza, soprattutto dopo i primi casi positivi.

Misure aggiuntive?

Abbiamo organizzato un servizio di consegne a domicilio, grazie al supporto della protezione civile, per le persone in difficoltà.

Un consiglio…

Vorrei consigliare a chi ha bisogno di farmaci di rivolgersi maggiormente alla Protezione Civile, anziché recarsi personalmente in farmacia, al fine di evitare ulteriori contagi.

*Fonte: dati di marzo della Fondazione Studi dei Consulenti del Lavoro

Angela Cimino

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I commenti degli utenti
  • Silvia Reggiani ha scritto il 12 aprile 2020 alle 11:50 :

    Sono una tua collega di Mantova e quello che hai dichiarato è la realtà. Siamo professionisti responsabili e dovremmo essere rispettati e tutelati in maggior misura in questa realtà Rispondi a Silvia Reggiani

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