«Mancava solo l’ultimo miglio, il più intenso… l’esame di maturità sarà il nostro canto del cigno».
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Maturità 2020: "Il nostro ultimo giorno di scuola"

"Non siamo privilegiati. Ci toccherà un esame come molti pensano facilitato, ma il prezzo è stato troppo alto"

Attualità
Cilento giovedì 04 giugno 2020
di Anais Di Stefano
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3B Liceo Classico, Vallo della Lucania © Unico

In foto i ragazzi della IIIB del Liceo Classico di Vallo della Lucania. Sorridenti, pieni di vita, in attesa di festeggiare un diciottesimo. Insieme ad altri studenti italiani affronteranno la maturità 2020. Torneranno in aula per il loro ‘ultimo giorno di scuola’. Delusione, rabbia, angoscia, noia sono le emozioni provate. Strappati troppo presto dalle mura scolastiche, avrebbero preferito concludere il ciclo di studi come immaginato. Continuare a vedersi, ogni mattina, assonnati e vivaci. Riprendersi i libri sotto il banco.

Non hanno fatto in tempo a dirsi ‘a domani’ e all’improvviso si sono riconosciuti in facce virtuali. Enrico racconta l’attimo prima del lockdown: «Un brivido mi ha scosso lungo la schiena. Mi sono voltato verso il resto della classe e con gli occhi ho scattato una fotografia». Prosegue, confessandomi di sentirsi oltraggiato: «Non aver potuto concludere l’anno lì, seduti tra i banchi, mi provoca un dolore atroce… è una ferita aperta, amara che continuerà a bruciare». Aniello, invece, parla di “prigionia”: «Sarebbe dovuto essere l'anno più bello e più significativo. Provo rabbia che però non ho potuto sfogare poiché il nemico, il Covid-19, non si è lasciato guardare negli occhi».

In fondo, non erano pronti a conoscere così presto la brutalità del vivere. Né dire addio, in modo così drastico, ai loro anni di scuola. Costretti ad un cambio d’abitudini, la loro camera si è trasformata in un’aula accerchiata da voci e facce trasmesse da uno schermo. Al pomeriggio stanza dello studio, delle videochiamate e dei giochi virtuali. Sono stati anche bravi a reiventarsi, a dare vita al loro lato creativo. Laura si dice soddisfatta, ha dato senso al tempo che scorreva, nonostante ‘quel mondo che cambiava e moriva’: «Ho ripreso a suonare la chitarra; ho approfondito la lingua coreana; ho trovato nella pittura un'essenza nuova, carica di sogni e speranze, attese e ricordi». Sara, invece, si dice entusiasta per aver riscoperto la bellezza delle piccole cose: «Ho ritrovato il piacere di leggere un buon libro; di fare attività fisica; cucinare un dolce con mia madre».

Una condizione atipica, che li ha sviliti fino a ricercare gli affetti. Dicono di aver riscoperto la famiglia e di aver trovato conforto negli amici, che seppure lontani, si sono dimostrati sinceri. «Una contingenza surreale – racconta Enrico – impostasi mentre tutti erano distratti dallo sfrenato affaccendarsi. Un momento da trasformare in opportunità per fermarsi e guardarsi dentro, conoscersi meglio, dare la giusta importanza ad ogni attimo».

Sono quei ragazzi che vivranno l’ultimo giorno di scuola in sede d’esame. Non torneranno più in quei corridoi intrisi di schiamazzi, spintoni e risate. Sono quei ragazzi che non hanno fatto in tempo a catturare un’immagine dei loro momenti. Ma sono anche quei ragazzi che segneranno un nuovo pezzo di storia. A nulla serviranno le scommesse sull’autore più gettonato né saranno invasi dal timore per la prima prova. «Non vivremo quei momenti di ansia – assicura Chiara – prima delle prove scritte, gli ultimi giorni e attimi nella nostra scuola. Lo stare insieme con la consapevolezza che dopo poco ci saremmo dovuti lasciare». Giada, invece, cita l’intramontabile “Notte prima degli esami” e «le corse per raggiungere il posto migliore». «Ignari – prosegue – del fatto che quella mattina del 4 marzo sarebbe stata la nostra ultima campanella. Senza aver potuto dire addio a quei banchi che ci hanno visti piangere, ridere, provare un subbuglio di emozioni e soprattutto crescere».

Quanto alla didattica a distanza non sono completamente soddisfatti. Laura rileva: «Il sistema scolastico si è saputo muovere bene, garantendo così la conclusione dell'anno, che non sarebbe stato giusto cancellare oppure “minimizzare”». Non ritiene corretto però che tuttora ci sia poca chiarezza e confessa che una tale prova non privilegi la meritocrazia: «Se ne sarebbe potuto fare a meno. Avrei preferito far valere tutto l'impegno col quale ho affrontato questi cinque anni». Sara avrebbe preferito non farlo e spende un pensiero per chi ha vissuto il trauma della perdita: «Molti dei nostri coetanei, in altre Regioni e città, hanno subito un trauma perdendo persone care e conoscenti e quindi non sono abbastanza forti». «La DAD – continua Sara – ci ha permesso di non interrompere i rapporti e continuare, seppur con qualche difficoltà, il nostro percorso scolastico». Jacopo tiene a ringraziare i professori: «Stanno svolgendo il loro lavoro al meglio delle possibilità che ci sono state date, portando avanti i programmi ed interrogandoci. È molto complicato, lo ammetto. Il livello di concentrazione a volte cala ed è qui che entra in gioco la maturità di uno studente, il quale deve saper accettare la situazione e stare al passo con le lezioni».

Quanto alla formula d’esame, Aniello si scaglia: «Noi della maturità 2020 non siamo dei “privilegiati”. Ci toccherà un esame come in molti pensano "facilitato", ma se il prezzo da pagare era questo, avrei preferito vivere questi ultimi mesi nel mio banco, lì all'ultima fila, dove il 4 marzo ho vissuto inconsapevolmente l'ultimo giorno di scuola».

Occasioni perdute, incertezze, rimpianti, ma anche un nuovo slancio verso il futuro. Laura ha superato i test alla Facoltà di Comunicazione, Media e Pubblicità. Altri si iscriveranno a Medicina, altri ancora ad Economia. Ognuno di loro ha già maturato un progetto e aspetta di viverlo. Nonostante provino emozioni contrastanti, emerge sensibilità e desiderio di combattere insieme. Giada pensa al futuro: «Chissà se un giorno, dopo la maturità, ci rivedremo». Poi, torna al presente, alla liceale e al diritto di dover vivere come tale. Sara, a sua volta, lancia un messaggio, appellandosi agli uomini affinché non dimentichino: «Bisogna recuperare il valore della fratellanza e della solidarietà, che l'uomo già da molto tempo ha perso, perché in questo mondo siamo tutti uguali e basta poco per far crollare ogni certezza». Mi appello – conclude Jacopo – a chi verrà dopo di noi. Godetevi le notti passate sui libri, l’ansia che tormenta e la paura che stringe lo stomaco. Godetevi le ultime interrogazioni e le ricreazioni con gli amici. Fatelo anche per noi, agevolati secondo qualcuno. Io avrei preferito la normalità». Enrico invita a tuffarsi e a risalire: «Mancava solo l’ultimo miglio, il più intenso… l’esame di maturità sarà il nostro canto del cigno. La decima parte di un tuffo prima dell’immersione nel mare dei ricordi».


L’esame inizierà il 17 giugno. Sarà in presenza, in forma orale, tutti ammessi e si articolerà così:

  • 1. tesina sulle discipline di indirizzo;
  • 2. discussione di un breve testo, già oggetto di studio, nell’ambito dell’insegnamento di lingua e letteratura italiana;
  • 3. analisi del materiale scelto dalla commissione;
  • 4. esposizione di un elaborato sull’esperienza di PCTO (alternanza scuola-lavoro) e accertamento delle conoscenze e competenze maturate su “Cittadinanza e Costituzione”.
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