A San Cono già si riconosceva la miracolosa intercessione in occasione del terremoto del 1857.

Terremoto 1980: Vallo di Diano e Teggiano tra naturale e soprannaturale

Il terremoto, come detto, scosse il Vallo, ma l’antica Diano non registrò troppi danni. E ciò fu da molti attribuito all’intervento del santo natìo del paese.

Attualità
Cilento domenica 29 novembre 2020
di Cono D'Elia
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Terremoto 1980, Vallo di Diano © Unico

“Fate presto”. Il titolo del giornale “Il Mattino” del 26 novembre 1980 è l’emblema del terremoto, pari al 10° grado Mercalli, che colpì la Campania e la Basilicata.

Il quotidiano, a 3 giorni dal terribile evento, esortava ad intervenire velocemente, per salvare chi era ancora in vita e aiutare chi non aveva più nulla.

Quaranta anni dopo è ancora vivissimo il ricordo di chi quell’evento lo ha vissuto e oggi è alla prese con un altro genere di emergenza.

Le province più colpite furono quelle di Avellino (103 comuni), Salerno (66) e Potenza (45). Fu colpito anche il territorio del Vallo di Diano e, in particolare, i centri più a nord, tra cui Pertosa e di Polla.

In merito a quest’ultimo paese, il sisma rese inagibile l’ospedale e portò a dover usufruire del nosocomio di Sant’Arsenio. Gran parte dei valdianesi nati nel 1981, infatti, risultano, eccezionalmente, nati nel comune santarsenese.

Restando nel comprensorio, tra la storia e la leggenda si inserisce San Cono, santo patrono del paese di Teggiano e della Diocesi di Teggiano-Policastro.

Il terremoto, come detto, scosse il Vallo, ma l’antica Diano non registrò troppi danni. E ciò fu da molti attribuito all’intervento del santo natìo del paese. Così come a San Cono si riconosceva la miracolosa intercessione, in occasione del terremoto del 1857 e relativo, in particolare al centro storico.

E per questo, dal 1982 ogni anno i Vigili del Fuoco depongono un bouquet di fiori ai piedi della statua bronzea del santo posta alla sommità dell’obelisco (voluto dopo il primo sisma) che domina la piazza principale.

I ricordi e le testimonianze, in ottica valdianese, pongono tendenzialmente l’accento sulla corsa folle giù per le scale o fuori casa, sull’atmosfera di incredulità, paura e incertezza. Si faceva fatica ad avere notizie (l’epoca dei social e dei cellulari era lontana) e ci si confrontava con tutti i propri vicini ritrovati in strada. Così come si faceva fatica a tornare a casa, preferendo dormire in macchina.

Nel centro storico di Teggiano fu la piazza principale ad accogliere le tante persone spaventate. Gli aggiornamenti che lentamente arrivavano, generarono sgomento e incredulità, ma al tempo stesso consapevolezza. La consapevolezza che, per cause naturali o soprannaturali, in fondo fosse andata bene.

Cono D’Elia

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