Se non è scoppiata la pace, sembra sia finita almeno la guerra.
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​Ciro Miniero arriva a Piaggine e presta attenzione alle richieste dei fedeli

Alla fine della funzione una delegazione dei “protestatari” ha raggiunto in sagrestia il vescovo e il parroco per sottoporre alla loro attenzione le ragioni della protesta che va avanti da settembre 2019

Cronaca
Cilento martedì 18 febbraio 2020
di Bartolo Scandizzo
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Ciro Miniero mentre celebra la messa © Unico Settimanale

Se non è scoppiata la pace, sembra sia finita almeno la guerra. Questo è la buona notizia che arriva da Piaggine dopo la visita del vescovo Ciro Miniero alla parrocchia retta, al momento, da don Domenico Sorrenti contemporaneamente parroco di Felitto e Castel San Lorenzo.

Lo spiegamento di forze dell’ordine approntato dal comando dei carabinieri è risultato inutile in quanto i “protestatari”, radunatisi davanti alla chiesa in attesa dell’arrivo del “pastore” hanno accettato di buon grado l’invito del vescovo ad entrare in chiesa per assistere da protagonisti alla santa messa.

Il “pastore” con la sua presenza ha ricondotto le “pecorelle” all'ovile e ha dischiuso l’uscio della casa comune. Lo spiraglio aperto ha consentito anche ai più agguerriti di deporre le “armi” della polemica per accomodarsi e nella comunione della preghiera e riavvicinarsi ai sacramenti.

Ma alla fine della funzione una delegazione dei “protestatari” ha raggiunto in sagrestia il vescovo e il parroco per sottoporre alla loro attenzione le ragioni della protesta che va avanti da settembre 2019.

Miniero ha ascoltato con attenzione e ha preso tempo per cercare e individuare una soluzione che vada incontro alla richiesta più importante della comunità di avere un parroco a tempo pieno.

Non sono mancate le polemiche tese a rinvangare il passato prossimo e remoto sul modo deficitario con cui la parrocchia è stata gestita.

Come è stato sgradevole il fatto che, davanti al vescovo, è stato posto sotto accusa l’operato di Don Domenico che, comandato da Miniero, ha preso in carico la gestione di una situazione già sfuggita ampiamente di mano alla curia e alla parte più esagitata dei “protestatari”.

Ciro Miniero, per evitare di far precipitare di nuovo la situazione, si è dimostrato accomodante, ha preso tempo e, pur confermando l’incarico a don Domenico come sostituto provvisorio fino all’eventuale individuazione di un sacerdote da destinare a Piaggine, ha assunto l’impegno di lavorare ad un’ipotesi di soluzione definitiva per la sostituzione di Don Aniello Palumbo che ha 85 anni ha ceduto il passo.

Ora il “punto debole” è don Domenico che dovrà gestire una transizione complessa trovandosi tra due necessità contrastanti : garantire i servizi essenziali ai fedeli che da tempo erano rientrati dalla protesta e tornati a seguire le funzioni religiose e non scontentare troppo i “protestatari” che sono arrivati a chiedere il ritorno di don Loreto che a suo tempo fu quasi fisicamente impossibilitato a prendere possesso del ruolo.

Ma il pericolo più imminente è che la “non guerra” tra “protestatari” e vescovo, potrebbe tradursi rapidamente in scontro diretto tra fedeli, che in questo periodo hanno accompagnato l’opera religiosa di don Domenico, e chi lo ha contrastato.

Sarà questo il terreno su cui simisurerà la capacità di una comunità di farsi popolo di Dio che sa guardare avanti mettendo da parte i motivi che hanno indotto i Piagginesi a scegliere strade diverse per far sentire la loro voce in questa diatriba.

Questa vicenda ha già prodotto molte scorie negli animi dei Piagginesi, è giunto il tempo di rimuoverle incanalando la voglia di rivalsa in azioni concrete per dare a giovani e anziani opportunità di incontro e di attiva partecipazione alla vita della parrocchia che può svilupparsi con o senza un prete che, allo stato, non c’è né lo si può inventare …

Ma il pericolo più imminente è che la “non guerra” tra “protestatari” e vescovo, potrebbe tradursi rapidamente in scontro diretto tra fedeli, che in questo periodo hanno accompagnato l’opera religiosa di don Domenico, e chi lo ha contrastato.

Sarà questo il terreno su cui si misurerà la capacità di una comunità di farsi popolo di Dio che sa guardare avanti mettendo da parte i motivi che hanno indotto i Piagginesi a scegliere strade diverse per far sentire la loro voce in questa diatriba.

Questa vicenda ha già prodotto molte scorie negli animi dei Piagginesi, è giunto il tempo di rimuoverle incanalando la voglia di rivalsa in azioni concrete per dare a giovani e anziani opportunità di incontro e di attiva partecipazione alla vita della parrocchia che può svilupparsi con o senza un prete che, allo stato, non c’è né lo si può inventare …

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