"Molti bambini in Italia e nel mondo, colpiti da poliomielite, non poterono godere del vaccino antipolio per il semplice fatto che erano nati prima della grande scoperta di Sabin-Salk"

Covid19, 4^ ondata Una lettera dal passato più moderna del presente

Antonio Debibba scrive a “L’Espresso”, una lettera che ci riporta ad un passato più moderno del presente!

Cultura
Cilento sabato 04 dicembre 2021
di La Redazione
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Centro vaccinale Salerno © Unico Settimanale

"Molti bambini in Italia e nel mondo, colpiti da poliomielite, non poterono godere del vaccino antipolio per il semplice fatto che erano nati prima della grande scoperta di SAbin Salk".

Riportiamo di seguito la lettera inviata a Stefania Rossini, curatrice per il settimanale “L’Espresso” delle lettere al direttore, scritta da Antonio Debibba:

Cara Rossini, sono certo che nessuno ignora (compresi i NO-Vax) che molti bambini in Italia e nel mondo, colpiti da poliomielite, non poterono godere del vaccino antipolio per il semplice fatto che erano nati prima della grande scoperta di Sabin Salk. Molti di loro non si salvarono, morirono o restarono menomati per sempre. Quegli sfortunati ragazzi quante volte hanno pensato a come sarebbe stato bello camminare come gli altri ragazzi sani, e saltare, correre, gioire? E cosa avrebbero fatto i loro genitori se avessero potuto farli vaccinare prima che si ammalassero?

Eppure, dopo il 1955, quando il vaccino cominciò ad essere somministrato, certi genitori si rifiutarono di vaccinare i propri figli, provocando la morte o l'invalidità delle loro creature. Ma perché tanta caparbietà, tanta ignoranza, mi sono chiesto spesso. Io che sono uno di quei ragazzi di un tempo lontanissimo, nati prima della scoperta del vaccino antipolio. Nessuna colpa di nessuno, però, né acredine né rimpianto. E poi so stare in piedi, in equilibrio, cammino anche, bene o male, anche se potrei sembrare una bicicletta con il cerchione di una ruota fuori linea. Certo, con il vaccino sarebbe stato diverso. Ma non ci penso. Perché, come si dice, ho la mia età, la mia bella famiglia, da cinquant'anni la mia adorata moglie, i miei tre meravigliosi figli, le mie splendide nipotine, la pensione di docente di liceo, la passione per l'arte. Dalla vita cosa desiderare di più? Eppure le confesso, che ho intimamente trepidato, quasi rallegrandomi quando ho ricevuto il vaccino anti-Covid, sei mesi fa. È stato come se mi avessero consegnato una specie di lasciapassare per custodire un dono prezioso: la salute, la vita.

Ma, allo stesso tempo, ho provato una tristezza pensando a tutti coloro che non hanno potuto fare il vaccino che soltanto un anno fa non era stato ancora scoperto e sono morti! Centinaia di migliaia in Italia, milioni nel mondo, ed ho pensato e lo penso ancora, sbalordito, a tutti quelli che sono morti per aver rifiutato il vaccino. E continuano a rifiutarlo, loro, i cosiddetti no-vax, che non solo rinnegano, lo combattono.

Esagitati, esaltati, come allucinati, inneggiano, fanno proclami, assaltano, fanno barricate, si scontrano violenti contro le forze dell'ordine, annunciando nelle piazze, ovunque chissà che. Ingiurie, minacce, violenze aperte e anonime contro amministratori, medici, scienziati. E così facendo, continuano imperterriti, giorno dopo giorno a contagiarsi, ad ammalarsi sfidando, contro la propria salute e quella degli altri, il virus e, forse, la morte.

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