Il tema della biennale è "il lato oscuro della luna", per noi declinato come emigrazione e semantica

Giovanni Michelangelo D'Urso e Alessandro Malcangi alla Biennale d'Arte Contemporanea di Salerno

“Cicli” gioca sulla parola e sul suono, sul carico semantico massimo della parola e su quello nullo del suono e della musica

Cultura
Cilento lunedì 20 dicembre 2021
di Francesca Schiavo Rappo
Immagine non disponibile
Alessandro Malcangi e Giovanni Michelangelo D'Urso © Unico Settimanale

Creare un "raccoglitore di suoni", e non di suoni qualsiasi ma dei suoni della propria terra, riscoprendo così quel "paesaggio sonoro" che il compositore canadese Raymond Murray Schafer proponeva negli anni sessanta per promuovere una nuova visione ecologica della musica.

Il Cilento di Giovanni Michelangelo D'Urso si ascolta nella sua tesi di laurea triennale, è fatto dalle toniche della natura, dal vento, dall'acqua, dagli animali. Una parte di questa ricerca la si ritrova in προσδοκία (in italiano attesa/aspettativa), opera audiovisiva vincitrice del primo premio Video Arte della Biennale d'Arte Contemporanea di Salerno nell'edizione 2018 (https://www.youtube.com/watch?v=QG2eLI0NJ68&t=20s) in collaborazione con Michele Andreotti. Il Cilento di Giovanni Michelangelo D'Urso si racconta nuovamente con "Cicli", cortometraggio musicale presentato nell'ultima edizione dell'esposizione salernitana, in collaborazione con l’artista materano e romano d’adozione Alessandro Malcangi. 

Chi è Giovanni Michelangelo D'Urso? E chi vuole diventare? (risponde Giovanni Michelangelo)

Sono uno studente, musicista, appassionato d’arte ed aspirante compositore. Sono nato nel Cilento (Vallo della Lucania) e ho vissuto per 19 anni a Gioi. Da 8 anni mi sono trasferito a Roma per studiare, frequento il biennio di specializzazione in musica elettronica al conservatorio Santa Cecilia e la facoltà di lingue, culture, letterature e traduzione presso la Sapienza. Vorrei diventare un bravo musicista/compositore e coltivare tutte le mie passioni lavorando e vivendo con la musica e con l’arte.

Sei laureato al conservatorio e ti occupi di musica elettronica, eppure nelle tue opere ti rivolgi ad indagare per lo più suoni naturali… (risponde Giovanni Michelangelo)

Può sembrare singolare, ma il paesaggio sonoro è uno tra i tanti campi importanti nella musica elettronica. Vorrei riportare la definizione di R. Murray Schafer (1994:33) per inquadrare meglio l’argomento: “Il paesaggio sonoro è l’ambiente acustico che circonda l’ascoltatore. Quest’ultimo è al centro del paesaggio. è un contesto che avvolge e circonda. In generale consiste di numerosi suoni, provenienti da varie direzioni e dotati di differenti caratteristiche… I paesaggi sonori inglobano e si dispiegano in complesse cacofonie di suoni”.

I soundscapes possono essere sia “naturali”, registrando il suono di un luogo senza intervenire successivamente sulle sue caratteristiche, sia “di sintesi/virtuali/immaginari” ricreati in studio. Quest’ultimo caso riguarda paesaggi sonori che non esistono realmente.

Durante la mia tesi triennale in conservatorio (2018) ho cominciato a “raccogliere” i suoni naturali (e non solo) del Cilento con uno scopo prettamente catalogativo. Ho iniziato a stilare una lista di suoni, ambienti, voci ed ecco perché i suoni naturali rientrano costantemente nella mia ricerca.

"Cicli si propone di esplorare l’altra faccia dell’emigrazione cilentana intervistando non chi è andato via, ma chi resta o addirittura chi torna". In che modo, attraverso quest'opera, avete coniugato la narrazione sociale del Cilento che decide di stare al suono e alla musica? (risponde Giovanni Michelangelo)

Già in προσδοκία con Michele Andreotti avevamo toccato il tema emigrazione e spopolamento dei piccoli borghi, ma il tema della biennale d’arte contemporanea di Salerno di quest’anno ci ha permesso di capovolgere il punto di vista e ho voluto raccontare il fenomeno insieme ad Alessandro Malcangi dal punto di vista di chi resta nei nostri piccoli borghi. Il titolo “Cicli” fa riferimento proprio al fenomeno “di rientro” nel Cilento, talvolta ciclico, raccontato in forma documentaristica con particolare attenzione alla successione delle domande e al risultato semantico. Si giunge così ad una rete di quesiti (alcuni davvero molto intimi) in cui l’ascoltatore quasi si perde. “Cicli” gioca sulla parola e sul suono, sul carico semantico massimo della parola nella prima parte del corto e su quello nullo del suono e della musica nella seconda parte. C'è assoluta attenzione ai suoni presenti negli ambienti aperti e in quelli chiusi nelle varie scene dell’intervista. Tutto contribuisce alla musica, diretta magistralmente da Alessandro Malcangi, concepita essa stessa come un ciclo che si ripete specularmente. Permettetemi anche di ringraziare i nostri intervistati in ordine cronologico Laura Maiuri, Tony Di Matteo, Mario Romano e Maria Pia Bianco per la disponibilità e per i contenuti. Un grazie speciale anche a Francesco Bianco per i consigli e per il supporto tecnico.

"Cicli" è montato in modo particolare. Vuoi raccontarci perché? (risponde Giovanni Michelangelo)

L’elaborazione presente nella seconda metà dell’audiovisivo in realtà è molto semplice e consiste nell’inversione della prima parte del video. Si va a creare così una copia speculare dello stesso, ma inversa, un altro ciclo! Per la musica accade la stessa cosa, l’inversione dell’audio crea un brano speculare ma non identico alla prima fruizione. è vicino al concetto di reiterazione con un cambiamento, una novità. E' come tornare in un luogo dopo tanto tempo, non si è mai uguali rispetto a come si è stati nella situazione precedente.

"Cicli" nasce dalla collaborazione con Alessandro Malcangi, lucano di origine e romano d’adozione, niente di più azzeccato considerando la vicinanza geopolitica della Lucania con il Cilento. Chi è Alessandro Malcangi e a cosa ambisce? (risponde Alessandro)

 Sono un polistrumentista lucano partito da Matera con la curiosità per la sintesi del suono e la sua elaborazione. Ventunenne, diplomatomi in clarinetto e pianoforte al Conservatorio di Matera, la mia famiglia mi accompagna a Roma. Avevo un piede nella città eterna e uno nella mia Matera. Ero e sono davvero felice di questo doppio privilegio.

A Roma ho conosciuto Giovanni, con cui ho legato subito. Ve lo presento dal mio punto di vista: durante la Biennale mi presentava alle sue conoscenze come “Maestro”: ignorava il fatto che il "Maestro" fosse accanto a colui che ha vinto una Biennale (insieme a Michele Andreotti, che ho avuto la possibilità di ascoltare e ammirare in classe al conservatorio Santa Cecilia, tanto nel pensiero quanto nelle sue creazioni). Giovanni prima di essere un ottimo collaboratore è un esempio di semplicità, umanità ed umiltà.

Le mie aspirazioni? Attualmente la mia ricerca musicale si basa sull'ironia e sull'umorismo. Perché un suono fa ridere? Ho in programma alcuni studi e un'installazione su questo. Oltre ciò, mi piacerebbe in un futuro prossimo poter offrire brani di mia creazione, di radice postmoderna.

Qual è stata la tua parte nella realizzazione dell'opera? (risponde Alessandro)

Ho provveduto alla parte sonora, dove la chitarra di Giovanni è stata un elemento importante per la forma che abbiamo pensato.

Quali sono i punti cardine che avete individuato per la musica di "Cicli"? (risponde Alessandro)

Il tema della biennale "il lato oscuro della luna", il tema dell'emigrazione, il tema della semantica. Ognuno di questi elementi ha una natura duale. Da qui l'idea di un audiovideo che nel momento in cui termina si ripete al contrario. La parte sonora e musicale, se prima risulta un accompagnamento dell'intervista, quando si ripete al contrario è in risalto per via della perdita di semantica dovuta al fatto che il linguaggio stesso viene ripercorso al contrario e l’ascoltatore percepisce questa prosodia come un elemento musicale nuovo che si affianca alla sonorizzazione.

Ascoltare qualcuno, ascoltare il paesaggio. Cos'è per te, che fai musica, l'ascolto? (risponde Giovanni Michelangelo)

L’ascolto forse è la cosa più importante nella musica, non riesco a concepire una musica senza ascolto (tra l’altro ce ne sono diversi tipi). L’ascolto è una conditio sine qua non per chi fa musica ed arte. Devo dire che prima di cominciare a lavorare sul cortometraggio musicale abbiamo ascoltato ed indagato profondamente io ed Alessandro. Lui è un professionista impeccabile ed incredibile polistrumentista, dotato di una sensibilità sociale e musicale fuori dal comune che ho avuto la fortuna di incontrare qui a Roma durante il mio percorso. Ascoltare profondamente non significa avere sempre la risposta giusta o la forma perfetta, ma mettersi nelle condizioni di accogliere emozioni.

"Cicli" è visibile su Youtube al link: https://youtu.be/hoSyN1RxNiI

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