Sono spiazzi, a volte piccoli, che si affacciano, da un’ansa di strada montana, sull’ampio golfo dove la vista si allunga sino a Paestum ed Elea, luoghi della storia e del pensiero
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Luoghi del silenzio e dell’anima

Cento belvederi a strapiombo tra cielo e mare, nelle zone più alte, remote e panoramiche della Diva Costa, creando o riutilizzando spazi da rendere piacevolmente fruibili da tutti, residenti e turisti

Cultura
Cilento martedì 14 giugno 2022
di Vito Pinto
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Centola - Conca © Unico Settimanale

Quei balzi a verde che salgono e scendono lungo i pendii dei Monti Lattari sino a Punta Campanella, cari al pennino grafico di M.C. Escher, sono sempre più laboratorio per un diverso turismo da vivere nel segno dell’ecologia, della sostenibilità ambientale. Laboratorio, per la verità, questo territorio lo è da secoli, da quando l’uomo decise di creare i luoghi del suo vivere su quest’ansa del golfo di Salerno, a volte lungo la costa e a volte su per quelle balze divenute nel tempo terrazze agricole contenute da pietre per muri a secco. Ed è stata agricoltura in verticale, dedicata al limone, il dop sfusato amalfitano, e alla vite, esempio unico e pregiato tanto da diventare patrimonio dell’umanità, perché la Costiera Amalfitana non è solo quella costiera, dei paesi marini, delle spiagge, delle luminarie e degli affollamenti estivi. La Costiera è anche il silenzio dei luoghi montani, ad incontro del “Giardino segreto dell’anima” dove godere di 300 varietà di rose, perdersi nel mix di profumi della natura e godere di un pergolato di glicine a riparo di meraviglia “di chi vive col suo niente / una giornata d’aria”.
Sono “luoghi del silenzio e dell’anima” quegli spiazzi, a volte piccoli, che si affacciano, da un’ansa di strada montana, sull’ampio golfo dove la vista si allunga sino a Paestum ed Elea, luoghi della storia e del pensiero. Sono, quelle sospensioni sull’infinito, slarghi del bel vedere e sui quali poter costruire un’architettura “armonizzata” tra cielo e mare.
La sfida viene ancora una volta da Luigi Centola, architetto salernitano, già mente pensante e anima attiva nel passato del Protocollo Waterpower, per la riqualificazione ed il riuso a fini turistico-culturali degli antichi opifici dismessi, circa una cinquantina distribuiti in 5 valli fluviali, da quella del Bonea di Vietri sul Mare a quella del Canneto di Amalfi, passando per i due Reginna (Maior e Minor) e il fiume Dragone tra Scala e Ravello, un Protocollo vincitore del Lafarge Holcim  Awards, l’oscar europeo  e globale dell’Architettura per la costruzione sostenibile.
E la sfida di oggi è ancora più ardua di quella appena citata, perché vuole confrontarsi con un’ambientazione “dove - come scrisse Domenico Rea – nel giorno della creazione Dio non ha dimenticato un solo particolare”. Ricorda l’arch. Luigi Centola: «In Costiera Amalfitana, da secoli, l'uomo convive in armonia con la natura strappando piccoli spazi e terreni per coltivare limoneti, vigneti e orti su terrazzamenti verticali realizzati con muri a secco. Il paesaggio verticale e artificiale della Costiera è da sempre un esempio universale di bellezza, armonia e vita in equilibrio tra natura e artificio».
In questo contesto di pensiero per una nuova architettura si inserisce il progetto di cento belvederi da distribuire su tutto il territorio della Costiera Amalfitana, «un omaggio – sottolinea Centola -all'architettura della tradizione e al paesaggio terrazzato affacciato a picco sul mare».
Il progetto è scaturito dall’impegno di diciassette giovani architetti e artisti partecipanti all’annuale Master NewItalianBlood, promosso dallo studio Centola & Associati, in sinergia con l’artista Giancarlo De Luca e la designe della ceramica Mariella Siano, che dice: «Durante i miei interventi ho cercato di illustrare le grandi potenzialità della ceramica nel loro specifico progetto e quanto essa sia predominante  nell'architettura locale  e parte integrante del paesaggio della  Costiera Amalfitana così da rappresentare un grande bacino culturale da cui trarre ispirazione  e stimolo per la creazione di progetti contemporanei. Al termine del corso, ho avuto il piacere di ospitare nel mio laboratorio una delle stagiste, Alice di Nanna, che ha realizzato egregiamente dei prototipi in ceramica dei vari progetti realizzati durante il corso e varie proposte che potrebbero essere uno stimolo per nuovi discorsi a livello decorativo e architettonico della nostra bellissima Costiera».
Il progetto prevede la realizzazione di ben cento belvederi sparsi sui tredici territori comunali della Costiera salernitana, oltre a Cava de’ Tirreni, Agerola e Salerno città. Annota Luigi Centola: «I belvedere, per adattarsi al terreno e al panorama, hanno forme, spazi e tagli frontali o laterali. Sono realizzati con i materiali della Costiera: muri in pietra grigia a spacco, calce bianca e ceramica smaltata riflettente».
Cento belvederi a strapiombo tra cielo e mare, nelle zone più alte, remote e panoramiche della Diva Costa, creando o riutilizzando spazi da rendere piacevolmente fruibili da tutti, residenti e turisti. E’ come voler ritornare sui sentieri del silenzio che furono già cari a quei santi monaci eremiti che su quest’ansa di golfo costruirono le loro lauree, le loro chiesette ricche di affreschi a richiamo di un’arte bizantina. «Un più evidente influsso greco-bizantino – scrive Adriano Caffaro in “L’eremitismo e il monachesimo nel salernitano” – è presente, com’era logico attendersi, soprattutto in costiera amalfitana, territorio che aveva intensi contatti via mare con l’Oriente».
Così questo progetto si fa, ancora una volta, laboratorio a tutela attiva dell’ambiente e sviluppo economico, finalizzato a riparare e riattivare le città e il paesaggio attraverso interventi collaborativi reali e fattibili.
«Con i belvedere verticali - dice Centola - aggiungiamo un layer allo stesso tempo contemporaneo e classico alla storia millenario e al paesaggio antropizzato della Costiera per valorizzarne la fruizione lungo i sentieri pedonali e nelle frazioni più alte, interne e remote».
Per la loro collocazione, i cento belvedere sono già definiti “luoghi del silenzio e dell’anima” e dai progetti, dalle opere in ceramica e dal confronto sui luoghi da rigenerare o da reinventare sta nascendo una strategia partecipata in grado di fare emergere i desideri nascosti, il sogno nel cassetto di amministrazioni, associazioni, imprenditori e cittadini, per intraprendere un viaggio condiviso verso la realizzazione delle cento opere inedite tra arte, design, paesaggio e architettura.

 

I cento progetti sono in mostra presso l’Art Gallery di Giancarlo De Luca a Ravello dal 4 al 12 giugno 2022 e sono stati realizzati da: Chiara Buscemi, Annalisa Cioffi, Enrica Gaia Consiglio, Mariano Cuofano, Valentina D’Anna, Danali Noelia Detling, Alice Di Nanna, Maria Federica Ferullo, Marivelia Germino, Aurora Maria Naddeo, Giulia Peria, Mariangela Perillo, Luca Pilone, Domenico Pistone, Pietro Maria Torregrossa, Emanuela Vassallo, Eleonora Verani.
A supporto dei progetti Giancarlo De Luca espone una serie di quadri ispirati alla Costiera amalfitana e Mariella Siano espone una serie di opere in ceramica.

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