​La città di Velia

La scheda - Velia

​La città di Velia, il cui nome greco era Elea, (da Hyele, nome che gli abitanti autocnoni avevano dato alla sorgente del luogo), fu fondata dagli abitanti di Focea, una città greca dell’Asia Minore conquistata dai Persiani.

Cultura
Cilento martedì 02 ottobre 2018
di Bartolo Scandizzo
Immagine non disponibile
Sito archeologico di Velia © n.c.

La città di Velia, il cui nome greco era Elea, (da Hyele, nome che gli abitanti autocnoni avevano dato alla sorgente del luogo), fu fondata dagli abitanti di Focea, una città greca dell’Asia Minore conquistata dai Persiani. Secondo Strabone, un autore di origine greca vissuto al tempo dell’imperatore Tiberio, i focei conquistarono una città dell’Enotria, (il nome con cui i greci indicavano il meridione d’Italia il cui significato è paese dei vigneti), e ne fecero la loro patria. In effetti sull’acropoli sono stati ritrovati i resti di un piccolo villaggio e questo avvalora la testimonianza di Strabone. La felice posizione geografica, situata al centro dei traffici molto intensi tra Grecia ed Etruria, trasformò Elea (Velia) in una tra le polis più ricche della Magna Graecia.

I suoi due porti , (uno sul mare e uno sul fiume Alento), ed un efficace sistema difensivo aiutato da una natura impervia ed una accurata diplomazia hanno permesso ad Elea (Velia) di evitare la conquista dei Lucani, al contrario di quanto avvenne a Poseidonia (Paestum). Elea (Velia) seguì sempre una politica di sostanziale neutralità, riuscendo quasi sempre a non farsi coinvolgere nei tanti conflitti che insanguinarono i rapporti tra le Polis della Magna Graecia. Durante le guerre puniche scelse la fedeltà a Roma a cui fornì navi e permise di conservare un sostanziale controllo sul mar Tirreno. Gli ottimi rapporti con la nuova superpotenza romana permisero ad Elea di prosperare e divenire addirittura un ambito luogo di villeggiatura.
Nell’88 a.C la città diventò un municipio romano ma coservò il diritto di battere moneta e parlare greco . La decadenza della città iniziò per due motivi: Roma costruì e/o potenziò delle grandi strade che la mettevano direttamente in contatto con l’Oriente tramite il mar Adriatico e l’interramento dei suoi porti, oggi infatti i resti dei porti distano centinaia di metri dal mare. Tagliata fuori dalle rotte commerciali Velia si ridusse progressivamente fino a diventare un piccolo villaggio di pescatori che nel IX secolo fu definitivamente abbandonato per sfuggire alla malaria ed alle incursioni dei pirati saraceni ad eccezione dell'acropoli dove a difesa delle poche famiglie rimaste fu eretta una poderosa fortificazione ancora oggi ben visibile. Con il nome di Castellammare della Bruca il piccolo borgo sopravvisse fino alla fine del 1600. Negli ultimi secoli l'area fu sostanzialmente abbandonata fino alla seconda metà del secolo scorso quando il turismo di massa ha scoperto le sue spiagge.
Elea (Velia) fu un grande polo culturale dell’antichità, la scuola eleatica fu molto importante nella storia della filosofia e i suoi principali esponenti furono Parmenide, Zenone e Melisso di Samo. Ad Elea soggiornarono anche i filosofi Senofane e Leucippo. Fino almeno al 62 d.C. operò una fiorente scuola medica e di Velia furono i due grammatici Stazio (padre del più noto poeta latino) e Palamede (II sec. d.C.).
Dopo un lungo oblio i resti dell’antica città furono ritrovati nella metà del secolo scorso all’interno del territorio comunale di Ascea e ne arricchiscono l’offerta turistica legata alla balneazione estiva.

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