Unico Patrimonio. Luglio 2019 #02 Il Mare

A CATONA DI ASCEA

Lo spazio sacro che l’arte è capace di generare deve rimanere permeabile a qualsiasi giudizio, da quello popolare a quello elitario, e affrontare le spigolosità dei dogmi attraverso la fragilità della filosofia popolare.

Cultura
Cilento giovedì 22 agosto 2019
di Rosita Taurone
Immagine non disponibile
Laboratori ad Ascea © Unico

L’incontro con Giuseppe Mongiello, in occasione della prima attività pubblica dell'Associazione Van-Up, della quale è il Presidente, è un'opportunità per conoscere la sua ricerca artistica e la sua visione sul ruolo sociale dell’arte.

Dal titolo/concept del Laboratorio, organizzato presso la Sagrestia della Chiesa San Nicola di Bari a Catona di Ascea (SA), iCON #1 La Fonte-Giardino che abita il Monte, emerge l’esigenza di interpretare il significato e il simbolismo dei Monti Sacri del Cilento confrontando le diverse stratificazioni teologiche, superstiziose, mitiche. Proporre un percorso manifatturiero sullo Scapolare dell’Ordine dei Carmelitani, alla comunità che ospita il Santuario del Monte Carmelo è stato un esperimento antropologico dove i partecipanti in numero di 15, dai giovanissimi agli anziani, hanno auto-ricostruito un processo di devozione caratteristico delle zone rurali: l’oggetto fatto di materia semi lavorata, come da rito, il 16 luglio, è stato benedetto dal parroco Don Filippo, e distribuito ai loro autori.

Gli interventi con queste caratteristiche vengono definite da Giuseppe Mongiello Time-Specific, un neologismo che riassume come l'approccio della sua arte, quando si relaziona con un territorio e la sua gente deve superare lo sforzo dell’Esserci, coerentemente al paesaggio che lo accoglie, alle credenze e ai caratteri specifici di una comunità, e saper rispettare i suoi termini calendariali. Soltanto in questo modo l’arte, secondo lui, può coincidere con il rito.

Lo spazio sacro che l’arte è capace di generare deve rimanere permeabile a qualsiasi giudizio, da quello popolare a quello elitario, e affrontare le spigolosità dei dogmi attraverso la fragilità della filosofia popolare, velarsi rivelandosi. Una forma di simbolismo “con-divisibile”. Giuseppe Mongiello, cresciuto in humus extra accademici, dall’arte concettuale a quella vernacolare, è stato iniziato alla Fiber Art attraverso ricerche sul campo al fianco dell’architetto e Perito Tessile Maria Pasqui, nel sud-est asiatico e in India; si è successivamente specializzato in manifatture dei filati con fuso a pendolo, estrazione e tintura a freddo e tessitura al telaio verticale, presso il Museo del Bisso di Chiara Vigo a Sant’Antioco (SU). Dopo l’incontro e la sua partecipazione al progetto di Helen Mirra, Incomparable Standard, (Kunst Merano Arte, Andriesse Eyck Gallery Amsterdam, Large Glass Gallery Londra) decide di concentrare nella tela la sua avventura artistica attraverso il medium tessile e investigare le possibili applicazioni teorico/pratiche. Da quel momento, il suo background fatto di installazioni site-specific, arte effimera e ambientale, viene incontro alla dimensione domestica, votiva, della tessitura e i suoi lavori cominciano ad attingere e a ispirarsi agli altari domestici, che da lontano, e lentamente, prendono a somigliare a quelli che ha conosciuto nella sua terra d’origine: il Cilento. L’artista è allora capace di poter ricostruire lo spazio sacro perché è sempre coinciso con quello domestico e di conseguenza l’attesa dell’ispirazione corrisponde anche a quella del proprio ritorno a casa, e la creazione con l’orazione. Affrontare l’iconografia bizantina, ereditata dall’esperienza estetica dei Monaci Basiliani, la geografia Sacra dei Monti delle Sette Sorelle e le rispettive colture e storie che le interessano hanno rappresentato per l’associazione VAN-UP una fonte ricca di conoscenze, da quelle popolari a quelle dei pensatori Eleati, per far crescere anche se in maniera invisibile, un monumento sociale, fatto di piccoli interventi mirati e specifici.

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