Un ricordo di Salveti ed alcune liriche illustrate

L’angolo della poesia

POESIA Asciuga queste mie lacrime spegni il gran disprezzo col tuo soffio liberatore conforta il grave palpitar… ho la coscienza del male.

Cultura
Cilento lunedì 02 settembre 2019
di Giuffrida Farina
Immagine non disponibile
L’angolo della poesia © web

Conobbi, negli anni ‘80, il poeta, critico letterario e saggista Gaetano Salveti, persona splendida; un suo breve ritratto, di seguito delineato, è tratto da ADN KRONOS (28 novembre 2001). “Lo scrittore e poeta Gaetano Salveti, per tre decenni segretario generale dell'Associazione dei critici letterari italiani, promossa da Mario Sansone, è morto martedì notte a Roma, dopo una lunga malattia, all'età di 79 anni. Dal 1961 ad oggi è stato anche fondatore e direttore della rivista 'Crisi e Letteratura', che ha avuto come collaboratori i più importanti nomi della critica d'arte e letteraria: ha ospitato, tra gli altri, interventi di Salvatore Quasimodo, Giulio Carlo Argan, Francesco Flora, Edoardo Sanguineti, Libero Bigiaretti, Giorgio Caproni, Giorgio Barberi Squarotti, Bonaventura Tecchi, Vittorio Sereni, Piero Bigongiari, Giacinto Spagnoletti, Giuliano Manacorda. Tra i numerosi incarichi ricoperti, Gaetano Salveti è stato anche presidente del “Centro studi di poesia e storia delle poetiche” e vicepresidente dell'Associazione internazionale dei critici letterari, con sede a Parigi. È stato uno dei fondatori del Sindacato Nazionale Scrittori, con lo scrittore Francesco Grisi ha dato vita al Sindacato Libero degli Scrittori, del quale è stato vicesegretario fino al 1974. Dal 1970 al 1974 ha fatto parte del Comitato per le direttive culturali e la vigilanza sui programmi della Rai”. Salveti mi omaggiò con dedica alcuni suoi volumi, in uno dei quali figurava il suo ritratto eseguito dal grande artista romeno Eugene Dragutescu al quale era legato da affettuosa amicizia. Una singolarità: fu autore di ‘Poesie latine’, con esse esplicitò in una lingua considerata ‘morta’ le più vitali espressioni del tempo. Scrisse intorno a mie elaborazioni, ne apprezzò contenuti e stile. Quattro delle quali sono di seguito proposte; la quarta, “Il buio fluorescente”, si riferisce alle tenebre indotte dal tragico evento sismico del 1980. Alcune illustrazioni integrano il presente scritto.

POESIA

Asciuga queste mie lacrime

spegni

il gran disprezzo

col tuo soffio

liberatore

conforta

il grave palpitar…

ho la coscienza del male.

Poesia, luce

eternamente bella, un sorriso

fugace,

tante lacrime dentro un sospiro

del tempo

che ormai

non vivo più.

LA VITA

Una foglia leggerissima,

indifesa,

par che voglia

non staccarsi

dal suo ramo.

Ma il vento traditore

che non conosce amore, come niente

la strappa alla vita, senza sentire dolore!

DICEMBRE SCULTORE

Allora il lugubre dicembre

(Era il giovincello misero ventenne)

sgrossò la carne

pianse

fu un’alluvione

amica un tenero scalpello

che rovesciava giù brandello

su brandello il solido mantello.

Indi l’ingiusto mese riunì coevo

in un incanto l’umano mucchietto

con cui scolpì la lapide in rilievo

(Era/la macchia del giovinetto la sera eterna

un guizzare d’eco

sopra valli amare

apriva le corolle a dissepolti cieli).

Sfiorava ignaro fredde mura

della città listata a lutto.

Quella pagina bianca e scura

marcata

la carne strappò del tutto.

IL BUIO FLUORESCENTE

Io ricordo il teschio che fioriva/beffardo nel giglio di quelle albe fiammeggianti

che rapivano il sipario

della notte

ed assurde s’aprivano al mondo.

Laggiù nude

fetide dimore poggianti

su vecchie ruote di ferro

erano villette luminose, saccheggiate

ambite e maledette.

E noi, predoni del terrore, bestie

capaci d’umani sussurri

cancellavamo dalla mente

quel boato remoto e onnipresente

masticando l’amaro pane di giornata

per tenerci in vita, accoltellati dal dolore.

Non osavamo la sera

profanare i cieli

seppelliti dentro bauli di sangue, con occhi

aggrumati di lacrime ed ancora

chiaro nel cuore

il sorriso

e l’immagine incontaminata dei cari,

dell’amico nel nostro cuore

di poveri ladri dell’aria.

E m’appare solitario il pianto

e l’urlo agghiacciante senza patria

d’un vecchietto,

caro e tanto vecchio

col viso in fiore dei teneri risvegli.

Lascia il tuo commento
commenti
Le più commentate
Le più lette