Un patrimonio da valorizzare
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IL MARRONE DI ROCCADASPIDE, articolo dello 01/05/2000

Il Marrone di Roccadaspide è speciale per sapore e dimensione. Se ne produce mediamente 30.000 quintali annui: e potrebbe essere il vero trampolino di lancio per l'economia locale.

Cultura
Cilento giovedì 31 ottobre 2019
di Nicola Di Dario
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Marrone di Roccadaspide © Unico

Se la politica sembra non appassionare più gran parte dei nostri concittadini, non può dirsi – per fortuna – altrettanto per altri settori dell’impegno civile, ove si registrano iniziative straordinarie, meritevoli di ammirazione e di rispetto. Tra queste va segnalata l’azione svolta con tenacia da un gruppo di persone che si sono costituite nella Cooperativa Agricola “Il Marrone”, guidata dal Geom. Guglielmo Capuano, la quale, superando non lievi difficoltà d’ordine economico e burocratico, anche per l’ostilità manifestata dall’Amministrazione cittadina, è riuscita a dare corpo ad un programma ritenuto appena qualche anno fa quasi impossibile da realizzare. La Cooperativa infatti ha ottenuto di recente dal Ministero delle Risorse Agricole, Forestali ed Ambientali l’approvazione ed il finanziamento del progetto per la costruzione d’un centro di raccolta, di lavorazione e di vendita delle castagne che saranno conferite dai Soci, per una spesa complessiva di circa nove miliardi. L’impianto è stato localizzato in località Terraforte su terreno recentemente acquistato. I lavori di costruzione dell’imponente edificio e di allestimento degli impianti con modernissimi macchinari ed attrezzature tecniche, affidati da pochi mesi alla locale impresa Infrater, sono stati portati avanti in tempi brevi con ammirevole precisione e saranno, a giorni, ultimati e consegnati. L’iniziativa assume un’importanza notevole per l’economia della zona. (Roccadaspide è uno dei più grossi centri di produzione di castagne e di marroni nel salernitano): e risolverà l’annoso problema legato alla valorizzazione dell’ottimo prodotto locale.

Infatti ciò che maggiormente distingue quest’ultimo da quelli ricavati in altre zone è rappresentato dalle sue eccezionali qualità organolettiche e dalla grossezza del frutto che l’hanno reso noto sui mercati nazionali ed esteri come “Marrone di Roccadaspide”, generalmente apprezzato e ovunque richiesto. La Cooperativa, che già conta un numero rilevante di Soci, si propone di legare tutti i produttori al giovane organismo sociale per risollevare insieme l’economia locale e offrire ai mercati un prodotto tipo della nostra zona (del quale sarà anche richiesto il marchio DOC) al fine di fare cessare l’enorme speculazione commerciale che ruota intorno ad esso, utilizzato spesso per valorizzare i prodotti di altre zone, certamente meno graditi. Non appena la Cooperativa entrerà in produzione (è previsto l’avvio già per la prossima campagna autunnale) si noteranno indubbiamente effetti positivi sull’economia locale, sia per il consistente ritorno economico ai produttori, sia sul piano occupazionale (specie per il mondo giovanile).

Va riconosciuto ai soci fondatori della cooperativa, al consiglio di amministrazione della stessa e soprattutto al tenace presidente il merito di avere intuito l’importanza dell’iniziativa e d’averla portata avanti con determinazione, malgrado gli ostacoli incontrati, alcuni dei quali apparivano addirittura insormontabili.

CASTAGNE E MARRONI (Dati e notizie)

Gli studiosi di botanica non sono riusciti ad individuare la zona d’origine del castagno. Dalle fonti letterarie, però, apprendiamo che l’essenza forestale era nota all’uomo da tempi assai remoti e che i Fenici certamente contribuirono alla sua diffusione. Il profeta Isaia ricorda il castagno nella Bibbia, mentre Omero lo cita nell’Odissea. Nel mondo antico erano famosi i castagneti della Tessaglia e della Macedonia, dei quali cantarono Teofrasto e Plinio. Gli emigranti della Tessaglia diffusero la specie nelle zone montane della Magna Graecia e perciò anche tra noi. I Romani ne favorirono anch’essi la diffusione e ne utilizzarono il legno nell’edilizia e nella costruzione di contenitori per il vino. Nel medioevo, ad opera dei monaci benedettini e dei basiliani, s’incrementò notevolmente la messa a coltura della specie con i contratti di pastinato e l’impiego su larga scala di varietà pregiate attraverso l’innesto.

Dal Rinascimento e fino ai primi decenni di questo secolo il legno di castagno ha trovato largo impiego nella costruzione di solai, in falegnameria e per il riscaldamento domestico. Allo stato attuale, dopo un periodo di abbandono, si registra un incremento nell’uso di esso per la costruzione di mobili di pregio.

Il castagno è perciò pianta preziosa, tanto se impiegata (come a Roccadaspide) nella formazione di castagneti da frutto (selva castanile), quanto nella formazione del ceduo (palina). Della pianta è possibile utilizzare tutto: oltre al frutto e al legno, anche le foglie secche sono ricercate in farmacopea per la produzione d’un balsamico impiegato nella cura della pertosse. Dalle infiorescenze maschili si ricavano infusi e decotti, mentre l’incenerimento di foglie e ricci produce un ottimo concime potassico di cui la pianta è avida.

Va sottolineato poi che il castagno è pianta mellifera perché fornisce alle api enormi quantità di nettare. Dal legno viene infine estratto il tannino, largamente usato nella concia delle pelli, che l’Italia esporta nel mondo. Si conoscono oggi più di 300 specie di castagno da frutto, ma ai fini pratici tutte possono essere catalogate in due soli gruppi: castagne e marroni, derivate entrambe dalla castanea sativa. La varietà marrone è la più ricercata. Il marrone di Roccadaspide è eccezionale per dimensioni e sapore. Nella composizione chimica del frutto prevalgono l’amido (40%) e gli zuccheri (35%).

La zona montana di Roccadaspide è gran parte destinata a boschi di castagno da frutto che danno un prodotto medio annuo complessivo di 30.000 quintali, pari a circa il 5% della produzione media nazionale.

Nicola Di Dario

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