l'ultima ed epica lotta contadina della Piana del Sele
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​Quando i contadini volevano cacciare i militari, articolo dello 01/02/2002

"Per oltre due anni cortei e comizi accompagnarono la messa a coltura delle terre dov’era stato allevato il cavallo Persano."

Cultura
Cilento mercoledì 12 febbraio 2020
di Oreste Mottola
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Scorcio del chiosco della cittadella militare di Persano, conosciuta anche come la Real Casina di caccia dei Borbone © web

Per quasi tre anni (dal 1976 al 1979) centinaia di trattori e migliaia di persone si schierarono contro i carri armanti che scorrazzavano (raramente, per la verità) negli oltre 1500 ettari di terreni fertili posti al centro della Piana del Sele. A Persano, andò allora in scena l’ultima battaglia romantica, fors’anche troppo pasticciona, del lungo ciclo delle lotte contadine nella Piana del Sele. A segnare quelle giornate sono alcuni volti: Vito Fragella, l’ultimo dei grandi patriarchi contadini, la faccia piena di rughe e cotta al sole. Fragella era il presidente del “Comitato d’Agitazione”, l’organismo che dirigeva la lotta. Alle spalle aveva già una vita piena e degna di stare in un racconto di Steinbeck (La battaglia, Furore) per la cifra avventurosa e sentimentale che conteneva. Oggi, a più di ottant’anni continua ancora a coltivare direttamente il suo poderetto di Persano. A ruota seguiva Paolo Nicchia, oggi è il coordinatore di Attac (Associazione per la tassazione delle transazioni finanziarie, ndr) nei “no global”, allora era a capo della federazione comunista salernitana. Quella di Nicchia era la classica faccia da barricadiero, la barba e i capelli lunghi e la foga del tribuno della plebe. A tenere i fili della contesa erano gli agit prop (sezione per l'agitazione e la propaganda, ndr) “professionali” della federazione comunista e dell’Alleanza Contadini. Si ricominciava con l’irruento Vincenzo Aita, allora contadino di Eboli e membro del comitato centrale del Pci di Berlinguer, i gradi di leader campesino già ottenuti attraverso le battaglie per il prezzo del latte e del pomodoro nonché promotore dell’occupazione della Parmalat di Capaccio. Abdon Alinovi, storico dirigente comunista di origini ebolitane, per lui stravedeva. Oggi Aita è assessore regionale all’agricoltura. Più defilati, ma non secondari, erano i ruoli di Vincenzo De Luca e di Mario De Biase. L’ex e l’attuale sindaco della città di Salerno allora si occupavano di agricoltura. De Luca viaggiava con una Fiat 850 ed organizzava cooperative agricole. Cercava di fare dimenticare la sua origine liberale ed intellettuale con un linguaggio che tendeva al popolaresco. De Biase, allievo di Mauro Calise, che allora studiava le lotte rurali, era distinto, educato, quasi fuori contesto. Per oltre due anni cortei e comizi accompagnarono la messa a coltura delle terre dov’era stato allevato il cavallo Persano. il 7 novembre del 1979 ci fu la prova di Forza: i Carabinieri del battaglione “Lametia Terme”, adibito alla repressione del banditismo, caricarono i contadini. Ci fu qualche ferito. Vincenzo Aita, Giovanni Zeno, Mario Tarallo, Vincenzo De Luca e Paolo Nicchia furono arrestati, detenuti nella caserma di Carillia, per essere rilasciati il giorno dopo. Grande fu il clamore sulla stampa ed in tv. Due giorni dopo Salerno fu attraversata da un grande corteo. Poche settimane dopo ci fu il compromesso: l’Esercito cedette, consegnando in fitto alla Regione Campania oltre 200 ettari di terreno. Questa vittoria segnò la fine del movimento di lotta: i contadini cominciarono a litigare fra di loro. L’idea di una gestione collettiva delle terre non passò. Arrivò poi il terremoto del 23 novembre del 1980 ed a Persano rimasero soli. Oggi quelle stesse terre sono state acquistate dal Comune di Serre: e in attesa di farvi tornare il cavallo Persano e diventare campi da golf e aeropiste per il turismo d’èlite, sono state affittate alla coop. Oasi che vi coltiva pomodori. Non immaginava questo, allora, Vito Fragella, l’ultimo dei patriarchi contadini.


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