“Architettura Sacra del Megalitismo nel Cilento: digressioni in tema di identità”

Luigi Leuzzi, lo psichiatra che legge le pietre antiche

Non deve meravigliare che le costruzioni realizzate siano diverse da quelle rinvenute in Bretagna, in Spagna o in Palestina perché in queste regioni diversamente antropologiche e culturali il megalitismo è risultato essere...

Cultura
Cilento mercoledì 12 febbraio 2020
di Luigi Leuzzi
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Leuzzi - Architettura Sacra © Unico

Nel Cilento è prevalsa la tendenza a realizzare degli “pseudo dolmen”: a partire da elementi litici sagomati in maniera peculiare si è provveduto a smussarli, a modanarli per assemblarli in complessi monumentali.

Chi immagina di rinvenire nel Cilento costruzioni megalitiche analoghe ai dolmen di oltralpe o della Puglia del versante Adriatico, della Sicilia Orientale o della Sardegna – così per citare delle regioni antropologiche più contigue e ben differenziate nel Neolitico e dell’Età del Bronzo – rimarrà deluso nella comparazione ; non rinverrà ne recinti di pietre fitte (cromlech) né formazioni triliti che con una lastra orizzontale a tavola (dolmen) realizzate allo scopo di evocare con palesi attributi antropomorfi (betilli).

Mentre questi ultimi monumenti secondo recenti studi archeologici risultano essere espressione di un processo di espansione demica o meglio dell’apporto culturale di gruppi alloctoni provenienti dai Balcani in specie e per tramite di tale regione dal Medio-Oriente, invece nel Cilento, Lucania e Calabria – come del resto per la maggior parte del versante tirrenico della costa peninsulare – si ha il fondato convincimento che ci sia stato un processo di acculturamento a partire dal mesolitico autoreferenziale e diversamente specializzato nella realizzazione di megaliti semplici o complessi della funzione religiosa o astrologia comunitaria.

Non deve meravigliare che le costruzioni realizzate siano diverse da quelle rinvenute in Bretagna, in Spagna o in Palestina perché in queste regioni diversamente antropologiche e culturali il megalitismo è risultato essere l’espressione di conoscenze e tecniche raffinate al confronto e veicolate da comunità numerose.

Nel Cilento come nelle sub-regioni contigue dalla Lucania occidentale ed orientale ed inoltre nella Calabria settentrionale è prevalsa la tendenza a realizzare degli “pseudo dolmen”: a partire da elementi litici sagomati in maniera peculiare si è provveduto a smussarli, a modanarli per assemblarli in complessi monumentali allo scopo culturale o al fine di realizzare veri e propri candelabri litici per targare i raggi del sole allo zenith ed all’alba o al tramonto del Solstizio di Inverno o del Solstizio di Estate ed inoltre per misurare le stagioni e determinare il momento propizio per la semina ed il raccolto così fondamentali per la sopravvivenza delle comunità cerealicole.

Forse l’entità demografica esigua di queste comunità o il diverso grado di Civiltà raggiunto per l’isolamento orografico e geomorfologico al confronto di altre popolazioni protagoniste di un Megalitismo magniloquente non hanno consentito altre espressioni significative tali da reggere il confronto stilistico ed artistico oltre che tecnologico.

Sul piano spirituale ed etno-culturale pur tuttavia hanno svolto la stesse funzione e non temono affatto una comparazione sul piano simbolico e comunitario: ne spiegherò il motivo nelle pagine del libro “Architettura Sacra del Megalitismo nel Cilento”.

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