“Dove la strada e il treno abbandonano la costa di Salerno e il mare, e si addentrano nelle desolate terre di Lucania, lì c’è Campagna”, scriveva Carlo Levi.

Campagna: nasce il Centro Studi Giovanni Palatucci

Questore a Fiume dal 1937 al 1944, Palatucci, è una figura indimenticabile tra i Giusti del periodo in cui il regime fascista e i nazisti scagliarono il loro razzismo verso gli Ebrei e non solo.

Cultura
Cilento martedì 19 maggio 2020
di Glicerio Taurisano
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Comitato Giovanni Palatucci - Campagna (SA) © Unico

Campagna, splendido paese che si erge a 270 metri s.l.m. in una valle dei Monti Picentini che per molti secoli ha rappresentato uno dei centri religiosi ed economici più importanti della provincia di Salerno, a tutt’oggi continua a distinguersi nelle sue attività storico-culturali. Nella Civitas Campaniae che annovera a suo beneficio molte storie antiche e di notevole interesse, oggi arricchisce ancor più il suo ruolo tra le città più importanti della Memoria Storica. “Dove la strada e il treno abbandonano la costa di Salerno e il mare, e si addentrano nelle desolate terre di Lucania, lì c’è Campagna”, scriveva Carlo Levi.

Nel 1939 proprio qui fu deciso di ubicare un campo di internamento, dislocandolo tra l’ex Convento Domenicano di San Bartolomeo e l’ex Convento degli Osservanti dell’Immacolata Concezione, oggi adibiti proprio ad itinerari della Memoria e della Pace, grazie all’impegno del Comitato Giovanni Palatucci.

Questore a Fiume dal 1937 al 1944, Palatucci, è una figura indimenticabile tra i Giusti del periodo in cui il regime fascista e i nazisti scagliarono il loro razzismo verso gli Ebrei e non solo. Sempre qui, a Campagna, il poliziotto avellinese ha lasciato una traccia indelebile seppur impegnandosi da oltre mille chilometri di distanza, attivandosi in maniera esemplare a salvare quante più vite possibile inviando, appunto, presso il campo di internamento a Campagna coloro i quali venivano bollati dal regime come indesiderati. All’epoca qui vi si trovava lo zio del Questore, Mons. Giuseppe Maria Palatucci che si attivò altrettanto per ospitare al meglio possibile gli internati; tanto che il campo di restrizione situato a Campagna non impiegò molto a farsi appellare da molti come luogo ospitale, per coloro che venivano privati della libertà. Fu per questo che Giovanni Palatucci impedendo a molti perseguitati dalle leggi razziali di finire nei campi di concentramento ad alto rischio, li smistava, spesso anche con falsi documenti, verso il campo di internamento di Campagna, dove lo zio Monsignore e la popolazione della città salernitana, ben accoglievano tutti coloro che, sin dall’inizio del loro viaggio, ben sapevano di essere stati più fortunati, considerando il destino che ebbero i circa sei milioni di Ebrei nei campi di concentramento dei nazisti. Un documento in particolare fa comprendere quanto diverso poteva essere l’internamento a Campagna e quanta preoccupazione destava ai fascisti. Il documento datato 29 ottobre 1941 è una lettera inviata al Capo della Polizia Carmine Senise da parte del Segretario del PNF Adelchi Serena, la quale così recita: “viene segnalato che nel comune di Campagna, in provincia di Salerno, vi è un campo di concentramento con circa 160 internati politici in gran parte Ebrei. La libertà di cui godono tali internati desta qualche preoccupazione in quanto essi sono molto a contatto con la popolazione civile. Qualcuno ha perfino affittato delle camere presso alcune famiglie e impartiscono lezioni di lingua straniera agli studenti del luogo. Tanto si comunica per i provvedimenti di competenza”. Esiste oggi una ricca documentazione su questi fatti, gran parte conservata nel museo della Memoria di Campagna e leggibili sul sito web Centro Studi Palatucci.

Un centro di studi che in una qualche maniera continua l’attività del comitato Palatucci, anzi, possiamo dire che il Comitato si amplia e si trasforma in Centro Studi?

«È così infatti. Dopo venti anni dalla costituzione del Comitato, questo, diventa Centro Studi Giovanni Palatucci» commentano il presidente Michele Aiello e l’addetto stampa Carmine Granito. I quali aggiungono: «Abbiamo altresì utilizzato anche i canali informatici al fine di presentare e diffondere la conoscenza del centro studi e del nostro sodalizio in rete, creando il sito centrostudipalatucci.it, progetto nato in collaborazione con Christian Viglione, che sarà il nostro canale istituzionale; oltre ad avere una pagina dedicata sui social».


Quali scopi si prefigge il vostro centro e attraverso quali strumenti e risorse pensate di portare avanti le attività che sicuramente si incrementeranno con l’istituzione del centro studi?

«Innanzitutto precisiamo che non abbiamo nessuna pretesa di scavalcare ricercatori e studiosi in merito al tema che proponiamo e che già da due decenni portiamo avanti – aggiungono Aiello e Granito – ma pensiamo e crediamo che questa attività possa essere di grande utilità a chi desidera meglio conoscere la storia di quell’epoca e soprattutto a chi vuole approfondire la conoscenza di questa figura eroica nonché martire che si identifica in Giovanni Palatucci».

Quindi metterete a disposizione, di chi vorrà conoscere o studiare la storia del Questore Palatucci, anche testi e documentazione?

«Tutti coloro che vorranno apprendere questa storia, conservare Memoria o chi vorrà incrementare studi o fare ricerca, troveranno presso il centro Palatucci di Campagna tutto il materiale che abbiamo negli anni raccolto, catalogato e conservato. Quindi documenti, foto, lettere, video e pubblicazioni saranno a disposizione di tutti. Inoltre a Campagna – ricorda Michele Aiello e Carmine Granito – c’è anche il Museo della Memoria, istituito nel 2008 alla cui direzione vi è Marcello Naimoli, che ben interagisce con il centro studi Palatucci, al fine di conoscere e studiare la vicenda che la città di Campagna ha vissuto durante la seconda guerra mondiale».


Conoscenza e Memoria, sono due canali fondamentali per la storia, l’attualità e il futuro; qui diviene fondamentale l’impegno dei giovani. Ebbene, il centro studi Palatucci si rivolgerà anche a loro?

«Crediamo che le scuole e i giovani dovranno essere gli usufruitori principali di questa conoscenza. È nel nostro intento istruire e fornire materiale agli studenti di ogni ordine e grado scolastico, sia per le ricerche atte al lavoro preparatorio di tesi e tesine, sia per ogni altra eventuale attività che gli Istituti scolastici vorranno intraprendere su questo tema, salvaguardando la memoria storica del passato».


Quali sono le vostre iniziative intraprese ultimamente?

«L’attività del Comitato, ora Centro Studi, in pratica non si ferma mai. Comunque negli ultimi giorni abbiamo all’attivo almeno due iniziative importanti per il centro Palatucci e per la stessa città di Campagna. La prima è il nostro impegno nel cercare di portare parte della storia della nostra città a Fiume, Capitale Europea della Cultura 2020, presentandola come evento dal titolo Giovanni Palatucci e gli Ebrei Fiumani a Camagna. La seconda non meno importante è stata la pubblicazione, avventa il 7 maggio scorso, del libro/catalogo Giovanni Palatucci e il suo tempo – a cura di Ferruccio Lust, del circolo filatelico di Chiavari (GE) e Michele Aiello, presidente del comitato, n.d.a. – una pubblicazione unica e inedita nel suo genere attualmente in distribuzione».


Cosa tratta il libro?

«Nello specifico si tratta di un catalogo filatelico che racconta la storia di Giovanni Palatucci attraverso la Filatelia, Marcofilia, Cartoline ecc. ma comunque da leggere come un libro e tutto di un fiato. Un libro adatto a chiunque ma soprattutto ai giovani e alle scuole».


Il Questore avellinese Giovanni Palatucci, poliziotto a Fiume durante gli anni del regime, è stato ed è una figura memorabile nella storia dei Giusti delle Nazioni. Un esempio che deve essere costantemente citato nell’attualità di oggi come nel domani, affinché i popoli sappiano che le guerre, il razzismo, le violenze e le cattiverie allontanano gli individui dalla loro umanità. Lì a Dachau sotto la matricola n.117826 vi era un uomo, un servo di Dio e delle genti, che diceva “ho la possibilità di fare un po’ di bene, di me non ho altro di speciale da raccontare”.

Glicerio Taurisano

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