Fu Ettore Paduano, socio della sezione di Napoli del Club Alpino Italiano, fondata da Giustino Fortunato, a ri-scoprirlo e a valorizzarlo dandogli l’attuale denominazione ormai universalmente conosciuta.

Ettore Paduano e il Sentiero degli Dei

Il percorso inizia con un viottolo in discesa che porta ad un ponte in legno: improvviso appare l’azzurra superficie di un mare immaginifico

Cultura
Cilento venerdì 31 luglio 2020
di La Redazione
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Il sentiero degli Dei © Unico

Dalle corde di un violino, musiche di Vivaldi scendono dai 578 mt. del Colle Serra lungo i pendii a maceri enfi di viti e a pergolati di glicini. E’ una delle magie che la Diva Costa d’Amalfi sa offrire in una sera di mezza estate quando la luna riveste di luce soffusa un paesaggio montuosamente marino. La musica si spande da quel sentiero tracciato sui Monti Lattari, a metà strada tra il mare dei miti e l’Olimpo degli Dei, percorso dagli Immortali per salvare Ulisse dalle ammaliatrici Sirene, che avevano posto dimora sugli scogli de Li Galli.

Da qui il nome di “Sentiero degli Dei” a quel magico tragitto nascosto tra il verde di lecci, corbezzoli, erica e rosmarino selvatico, che da Bomerano di Agerola giunge sino a Nocelle, una delle due frazioni alte di Positano.

Sin dall’antichità il sentiero fu frequentato dai pastori del versante agerolino che scambiavano i prodotti della pastorizia con il pescato di Positano. Ma fu Ettore Paduano, socio della sezione di Napoli del Club Alpino Italiano, fondata da Giustino Fortunato, a ri-scoprirlo e a valorizzarlo dandogli l’attuale denominazione ormai universalmente conosciuta.

Un’opera, quella di Ettore Paduano, altamente meritoria, tant’è che il CAI di Napoli, qualche tempo fa, ritenne di porre, su un pinnacolo del percorso, una lapide in sua memoria nella quale si legge “Su questo Sentiero degli Dei Ettore Paduano iniziò alla montagna tanti giovani soci della sezione di Napoli del Club Alpino Italiano”.

Non si hanno molte notizie di Ettore Paduano, tranne che era napoletano, marittimo mercantile in pensione e che volle dedicare gli anni della maturità ai giovani del CAI per avvicinarli alla montagna. Morì nel 1981 quasi improvvisamente, dopo una breve malattia.

Nel 1971 il CAI Napoli aveva pochi soci ed era quasi un club elitario. Paduano ebbe il merito di aprirlo ai giovani. “L’avventura con Ettore Paduano – ricordava Pacifico Giovène di Girasole, uno degli allora giovani escursionisti del gruppo – durò una decina d’anni. Ci portava in penisola sorrentina, negli Abruzzi e in altri posti d’incanto. Eravamo una trentina di giovani che lo frequentavamo. Lui voleva che la sezione di Napoli facesse delle cose importanti e, ovunque ci portasse, conosceva bene il tragitto, le ore di cammino, ci diceva come organizzarci ed era molto attento. Si usciva tutte le domeniche mattina e lui sapeva sempre dove andare, dove parcheggiare, cosa fare se era cattivo tempo”. Poi dai ricordi viene fuori che Ettore Paduano era un grande appassionato di musica classica, amante di Wagner, il musicista della Cavalcata delle Valchirie, dell’Oro dei Nibelunghi e del magico Giardino di Klingsor, trovato dal compositore tedesco a Villa Rufolo di Ravello. Merito di Ettore Paduano fu anche l’aver trasformato la sezione del CAI Napoli da alpinistica anche ad escursionistica soprattutto per quanti neanche conoscevano il fascino della montagna.

Il percorso - molto ampio e curato, sempre ben marcato con segnavia e cartelli - inizia con un viottolo in discesa che porta ad un ponte in legno; dopo alcuni scalini in salita ed un breve tratto alla base di una parete rocciosa, improvviso appare, al fondo di maceri aggrappati alla roccia, l’azzurra superficie di un mare immaginifico che invita alla visione di rocce precipiti, frastagliate, racchiuse tra la punta Campanella e il rarefatto profilo di Punta Licosa, a corona di sacralità pestana. Le sagome de Li Galli, Isca e, più in là, di Capri con i due Faraglioni, galleggiano sul mare, quasi splendide ancelle di Poseidone. Nell’Ottocento D.H. Lawrence immortalava: “E’ questo il paesaggio che, dall’alto de La via degli incanti, si apre al nostro sguardo: è lo scenario di quella estrema ansa della Costiera Amalfitana che guarda verso ovest, verso l’isola di Capri, quella costa ripida, afosa, con le montagne cristalline ove si abbandonano gli dei di oggi e si scopre di nuovo un sé perduto, mediterraneo, anteriore”.

La Grotta Biscotto, relitto di cavità carsica, offre una sorgente di fresca acqua potabile. Antichi e distanziati insediamenti rupestri accompagnano gli escursionisti, divenendo, a volte, punti di sosta lungo il percorso.

E’difficile trovare, in un unico itinerario montano, tante valenze storico-architettoniche, naturalistiche e geologiche quali sono su questo Sentiero attraversato da una incredibile successione di pareti e grotte, terrazzamenti e minuscoli orti faticosamente strappati dall’uomo alla pendenza del versante.

Il mare è compagno costante del tragitto posto, mediamente, intorno ai 500 mt., e il panorama è di una bellezza talmente incredibile che ben merita di essere chiamato “Sentiero degli Dei”.

Al termine dell’escursione, raccolte nella sottostante ansa di costa a ridosso dell’ultima fuga rocciosa dei Lattari, è il quadrato campanile con la Pistrice pescatrice, la policroma Cupola ad ambrogette ceramicate, le case bianche di Positano, paese “romantico” nato dalle lacrime degli Angeli.


Vito Pinto


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