Si tratta di una cavità naturale scavata nella roccia formatasi in seguito alla formazione di fenomeni carsici dovuti all’azione erosiva delle acque del fiume Tusciano.

La Grotta di San Michele a Olevano sul Tusciano (SA). Una meraviglia da rendere più fruibile

Nel Vallo di Diano vi è una numerosa presenza di chiesette, cappelle, grotte e santuari dedicati al culto micaelico

Cultura
Cilento mercoledì 19 agosto 2020
di Angela Cimino
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Ingresso alla grotta di San Michele Arcangelo © Unico

Il culto di San Michele Arcangelo è molto radicato sul territorio campano. Chi vive nel Vallo di Diano, per esempio, se ne rende conto per la numerosa presenza di tante piccole chiesette, cappelle, grotte e santuari dedicati al culto micaelico. Ce ne sono a Sala Consilina, a Teggiano, a Sassano, a Padula, a Pertosa e tante altre nel Cilento. In generale, la provincia di Salerno è costellata di grotte, chiese, santuari, eremi dedicati al culto di San Michele, di cui la maggior parte sono di origine rupestre.

Celebre è la grotta di San Michele Arcangelo, detta anche grotta dell’Angelo a Olevano sul Tusciano, un piccolo comune a circa 20 km da Salerno immerso nel verde dei monti Picentini. Si tratta di una cavità naturale scavata nella roccia formatasi in seguito alla formazione di fenomeni carsici dovuti all’azione erosiva delle acque del fiume Tusciano. A livello nazionale costituisce un unicum, inserita dal World Monument Funds nella classifica dei cento siti più significativi al mondo da tutelare. Risale all’epoca longobarda ed era meta di pellegrinaggio, rappresentando una delle tappe delle vie di ritorno dalla Terra Santa.

Il sito fa parte di un complesso monastico-santuariale che si struttura in due spazi funzionali distinti, uno interno alla Grotta, dove vi è il santuario vero e proprio e l’altro esterno, costituito da alcune costruzioni difensive e dai resti di un monastero poco distante dalla cavità conosciuto come Giardino del Papa, di cui rimangono alcune strutture. In generale, questo straordinario luogo di culto micaelico, che si snoda lungo il versante occidentale del Monte Raione, già Mons aureus, risulta tra gli insediamenti altomedievali meglio conservati in Europa.

La Grotta è lunga oltre un kilometro, alta 40 metri ed è ricca di interessanti formazioni calcaree di stalagmiti e stalattiti. È molto caratteristica perché sulle rientranze della roccia sono state costruite ben sette chiese. Risalgono al IX sec. e molte di queste contengono degli affreschi stupendi, che a loro volta, presentano un’ulteriore peculiarità: non sono stati realizzati sulle pareti della caverna, bensì su delle architetture completamente indipendenti, aventi anche una loro propria copertura a tetto o a cupola. Probabilmente destinate a usi diversi, le sette cappelle insieme costituiscono una sorta di percorso penitenziale percorso dai pellegrini per rendere ossequio al Santo, che inizia dalla bocca della grotta e svanisce nel cuore oscuro della montagna. Nella parte più alta del percorso c’è l’ultima cappella, fuori dalla quale i pellegrini erano soliti lasciare delle grosse pietre che portavano al collo mentre all’interno sono ancora visibili, anche se non tutti riconoscibili, dei nomi incisi, “una sorta di libro degli ospiti” del periodo altomedievale di chi andava in visita al santuario.

Per giungere alla grotta si parte da Ariano, frazione principale di Olevano e, dopo circa un’ora di cammino lungo un percorso segnalato che costeggia il torrente Tusciano, si arriva all’ingresso. Uno scalone monumentale in pietra risalente all’VIII sec. dà l’accesso alla cavità in un percorso devozionale-penitenziale composto, in primo piano, dalla cappella principale dell’arcangelo caratterizzato da tre absidi, in cui sono raffigurati degli affreschi sul ciclo cristologico e petriano. Tre fasi della vita di Gesù. La prima ricordata nell’affresco dell’Annunciazione, la seconda che riguarda la nascita di Cristo con la visita dei magi e la fuga in Egitto e una terza che descrive il Battesimo di Gesù, la Crocefissione, la Resurrezione e il mandato agli apostoli. In particolare, è presente una serie di affreschi che ritraggono la vita di Pietro. A destra della cappella dedicata a San Michele, una seconda chiesetta recante sul frontone l’affresco romano-bizantino della Madonna Odigitria segna l’inizio del percorso sacro (di un tempo) che si conclude nell’ultima cappella nell’oscurità più profonda della caverna.

La grotta e tutto il complesso architettonico non sono di facile accesso al pubblico. Per poterla visitare bisogna rivolgersi al comune di Olevano e non sempre è possibile. Grazie al lavoro di divulgazione del patrimonio artistico-culturale della e intorno alla Grotta che l’amministrazione comunale sta portando avanti negli ultimi anni e, in particolare, all’impegno del dott. Michele Cicatelli, delegato alla Cultura del comune di Olevano sul Tusciano, teologo e autore di diversi libri dedicati al culto di San Michele, di cui lui stesso è un grande studioso, si sta cercando di migliorare sia l’attività di promozione del luogo che l’accessibilità ai turisti perché un luogo così unico e di straordinaria bellezza “deve” essere conosciuto e fruito. L’obiettivo è quello di trasformare il complesso micaelico e il comune di Olevano sul Tusciano in una meta turistica al pari di altri celebri borghi.

Angela Cimino

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