Tutta la fatica è prontamente ripagata dallo splendido panorama che si staglia a sud con il promontorio di Palinuro invaso dal rosso del tramonto che cala sul Mediterraneo.

Il Cammino del Parco: Palinuro - Pisciotta

Uscendo allo scoperto, il vento entra furioso nel mio andare. Una folata mi strappa il cappello e lo porta lontano chi sa dove, il campo in terra battuta costruito sulla spiaggia è spazzato dalla tramontana …

Il cammino del parco
Cilento lunedì 23 agosto 2021
di Bartolo Scandizzo
Immagine non disponibile
Il Cammino del Parco: Palinuro - Pisciotta © Unico

Ripartiamo da Palinuro puntando verso Caprioli, la prima località che si incontra dopo la costa sabbiosa situata a Nord di Palinuro le Saline. 

Anche su questo versante, il litorale è quasi del tutto occupato da strutture balneari che precludono, quasi del tutto, l’accesso al mare anche in un periodo di bassa stagione come è il nostro caso. Siccome vogliamo godere della compagnia del mare, decidiamo di scendere sulla spiaggia e proseguire, con un po’ di fatica, camminando sulla sabbia.

Da soli e camminare in compagnia del mare che, instancabilmente, è impegnato nel moto perpetuo della risacca che smuove la ghiaia che viene setacciata senza soluzione di continuità.

Rientriamo sulla SR 447, copriamo il breve tratto di costa, anch’essa preclusa da impenetrabili cancelli, e arriviamo nel centro abitato di Caprioli che fa parte del comune di Pisciotta. 

Ancora uno sforzo in salita e poi, seguendo il cartello che indica la stazione che serve, bene, sia Palinuro sia Marina di Camerota, oltre alla stessa Pisciotta dove è collocata. 

Uscendo allo scoperto, il vento entra furioso nel nostro andare. Una folata mi strappa il cappello e lo porta lontano chi sa dove, il campo in terra battuta costruito sulla spiaggia è spazzato dalla tramontana solleva nuvole di sabbia. È sempre il vento che a volte ci spinge, altre quasi impedisce di avanzare che caratterizza questo tratto posto a monte della scogliera sulla quale si infrange, furioso, il mare.

Nei pressi della stazione notiamo un po’ di movimento ma passiamo dritti perché sappiamo già che la parte più difficile di questa tappa deve ancora arrivare.

La strada comincia a scendere diretta al Marina di Pisciotta che risulta protetta dal vento che arriva da Sud. Infatti, nel piccolo borgo marinaro, dotato di un porticciolo turistico con il cemento che penetra l’azzurro mare, ci concediamo una lunga sosta per rilassare lo spirito distraendoci guardando e ascoltando i pochi avventori (tre) che si crogiolano al sole davanti al bar, l’unico aperto in questo periodo dell’anno.

Il tempo non ci concede molto “tempo” per rilassarci … dobbiamo affrontare la ripida salita che porta a Pisciotta paese che dall’alto domina tutta la fascia costiera di sua competenza. 

Il primo tratto ci conduce nelle strette vie strette del borgo che si aprono quando siamo nei pressi della Chiesa posta all’inizio della scalinata che punta in alto verso la nostra meta.

Il tracciato si alterna a tratti senza gradini ed altri dove è stato necessario realizzarli per rendere più agile l’avanzare verso l’alto. Lungo il percorso ci sono abitazioni costruite in tempi lontani che sono stare ristrutturate per assecondare la voglia di chi ha scelto un luogo ameno per trascorrere le sue vacanze. Altre invece, rimaste come il tempo le ha conservate, sono chiuse o utilizzate da residenti stabili nel paese.

All’ingresso del borgo, quando apre di essere giunti alla meta, ci infiliamo in una stretta scalinata che punta direttamente alla bella piazza dove si svolge la vita sociale di Pisciotta. 

È l’ultimo duro sforzo che sarà premiato con il sospiro di sollievo che facciamo quando, seduti davanti ad uno dei bar che si affacciano sula piazza, ci concediamo ristorarci. Poi, con calma cominciamo ad informarci su dove sarà possibile riposare le nostre “membra” stanche delle fatiche della giornata.

Ma tutta la fatica è prontamente ripagata dallo splendido panorama che si staglia a sud con il promontorio di Palinuro invaso dal rosso del tramonto che cala sul Mediterraneo. 

Bartolo Scandizzo

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