Affrontando i iettatori e i draghi....
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Il mito dell'Arca di Noè, secondo Sergio Vecchio

"Viviamo di calci in culo per la corriera, siamo intransitivi alla vita e transitori, odoriamo di deodoranti e di miele, siamo eterni eppure fragili."

Personaggi
Cilento sabato 25 luglio 2020
di Sergio Vecchio
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Manoscritto di Vecchio foto d'un antico Bot © Unico

Non siamo magri, non siamo navigatori né domatori di bestie, non siamo belve né stinchi di santi, peccatori senza peccato, innocenti ma colpevoli senza colpe. Siamo foglie in un deserto di sentimenti, in un campo di guerra in cui tutti hanno torto e tutti hanno ragione. Non siamo emigranti né pescatori di frodo ma cercatori d’oro e ladri di banche, siamo lunatici e cambiamo colore a seconda di come gira la luna. Siamo ignavi in trincea, orchi in paradiso, abbiamo sempre un bel sorriso e viviamo leggeri di danza, di concerti all’aperto, di vacanze e di ponti. Viviamo di calci in culo per la corriera, siamo intransitivi alla vita e transitori, odoriamo di deodoranti e di miele, siamo eterni eppure fragili, non ci bruciamo nell’acqua e non ci bagniamo nel fuoco. Siamo miserabili.

C’è posto anche per te sull’arca, occorre remare con forza. In fondo alla pista intravedo un sentiero, una luce fioca che rischiara la melma in cui la barca s’è incagliata. Gli animali a bordo ci aiuteranno a uscire da questo lerciume di incubi e di lampi, essi avvertono con i loro ululati il pericolo ma fiutano che la salvezza, per ognuno di noi, è vicina. Non dividiamoci, insieme possiamo ancora farcela, governiamo il timone impazzito, ripariamoci dai proiettili di lapilli, rifugiamoci nella stiva inzuppata di topi, buttiamo nel fango i nostri rancori e gli inutili oggetti, i monili, le spezie. Anzi il contrario, affrontiamo in coperta, con coraggio, i iettatori e i draghi che nel diluvio capovolgono la barca, colpiamo con pietre aguzze negli occhi questi serpenti di fogna giganti che stritolano i cani e ingoiano corvi e elicotteri oppure raccontiamoci, se davvero per noi è finita, dei nostri affanni vissuti, parliamo tra noi come mai abbiamo parlato, discutiamo con ironia dei nostri progetti falliti e dei nostri viaggi senza bussola prima che il mare nero di nicotina ci inghiotta per sempre. In questa laguna di scartafacci e di rose anzitempo sfiorite sogniamo insieme, per l’ultima volta, di corsari e di magie di balene e sirene, di tramonti vissuti senza una lira, solo con la poesia negli occhi di donne che hanno condiviso il nostro incerto futuro per una breve eternità.


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