La riforma Moratti ed il riformismo continuo che imperversa nel nostro Paese
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La riforma della scuola: Quale Futuro? ...Articolo dello 01/07/2002.

Basilio Fimiani: 'Una riforma imposta dall'alto, da chi non vive la Scuola da dentro ed ogni giorno, non può essere ben attuata.'

Politica
Cilento sabato 25 luglio 2020
di Carmela Ventre
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Domenico Minella © web

E’ l’incontro-dibattito tenutosi a Felitto il 22 giugno scorso organizzato dal Comune, Assessorato alla Cultura e alla Pubblica Istruzione, con il patrocinio della BCC di Altavilla Silentina e Calabritto e dell’Associazione Culturale Polservice. Il titolo può sembrare provocatorio ma in realtà rappresenta molto bene cosa significa per molti studenti e docenti questa ennesima riforma della Scuola. Mimì Minella, Assessore alla Cultura e alla Pubblica Istruzione di Felitto e docente dell’Istituto Comprensivo di Roccadaspide, salutando gli esperti intervenuti per dipanare l’ingarbugliata matassa della Riforma Moratti, ha espresso la speranza che la discussione chiarisca almeno alcuni degli interrogativi che questa riforma porta con sé. Il moderatore del dibattito il prof. Diomede Ivone, preside della Facoltà di Economia dell’Università degli studi di Salerno, riconosce l’importanza dell’argomento e dei relatori chiamati a discuterne e cede la parola a Giovanni Ricco, preside dell’Istituto Comprensivo Castel San Lorenzo e Felitto, che si dice fiero e onorato di ospitare un convegno così importante perché una società in continua evoluzione ha bisogno di una scuola che riesca a tenere a passo. Sebastiano Tanzola, dirigente dell’Associazione Culturale Polservice ritiene utile questo tipo di incontri soprattutto quando derivano dalla collaborazione di soggetti pubblici e privati. Donato di Stasi, primo cittadino di Felitto e docente del Liceo Scientifico di Roccadaspide, ha sottolineato la potenzialità di un territorio, come la Valle del Calore, la cui percentuale di laureati è superiore alla media nazionale, che però non offre molte opportunità agli studenti costretti a fare sacrifici non indifferenti per proseguire gli studi. Concludendo il suo intervento ha affermato la necessità di tutelare la scuola quale elemento di uniformità culturale. Luca Iannuzzi, dirigente del Centro Servizi Amministrativi Provinciali di Salerno, ha sottolineato la maggiore autonomia di cui godono la scuola e i docenti ribadendo che il modo migliore per utilizzarla è tenere conto delle esigenze degli studenti facendoli, ad esempio, partecipare alla costruzione dei piani di studio. Francesco Nacci, dirigente tecnico del Ministero dell’Istruzione e della Ricerca, ha effettuato un’attenta analisi della riforma soffermandosi in particolare sulla: maggiore autonomia concessa alle istituzioni scolastiche, la formazione professionale e le nuove tecniche di apprendimento. Carmine Piscopo, ordinario di Pedagogia dell’Università degli Studi di Salerno, ha evidenziato la centralità della figura dell’alunno nella scuola e della sua capacità di apprendimento che questa riforma sembra non tenere in gran considerazione. Emilia D’Andrea, docente del Liceo linguistico di Piaggine, ritiene la scuola pubblica l’agenzia primaria per la diffusione del sapere e che proprio per questa ragione deve essere tutelata. Basilio Fimiani, docente del liceo Scientifico di Roccapiemonte, dice di non credere in questa riforma perché come tutte quelle che l’hanno preceduta è imposta dall’alto e quando le riforme non sono condivise da chi, come docenti, dirigenti e studenti, vive la Scuola ogni giorno è quasi impossibile attuarle. Inoltre ritiene necessaria una maggiore collaborazione tra gli insegnanti dei diversi livelli di scolarizzazione altrimenti si rischia di restare impantanati in una serie di beghe interne sulla considerazione dei propri meriti che non sono certo utili a migliorare la Scuola. Giuseppe Acone, Preside della Facoltà di Scienze della Formazione di Salerno, conclude il dibattito dicendo ‘tutti questi tentativi di riforma possono significare una sola cosa: o che la scuola è irriformabile, oppure che gli Italiani sono affetti dalla sindrome dei riformismo continuo.’.


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