Abbiamo il sogno di fare ritornare Albanella a quello che era la sua vocazione originaria, ossia d’essere la periferia agricola di Capaccio Paestum.

Intervista a Enzo Bagini, sindaco di Albanella

Il Comune è ampio e stratificato ed ha delle notevoli disuguaglianze da un punto di vista di densità demografica, con due grossi centri urbani, il Capoluogo e Matinella, ed una serie di altre frazioni, Bosco la più popolosa.

Politica
Cilento giovedì 26 novembre 2020
di Antonio Nigro
Immagine non disponibile
Albanella, panorama © Unico

A poco più d’un anno dalla sua elezione, come si sente dal punto di vista umano?

L’esperienza è sicuramente esaltante da un punto di vista umano, poiché vieni catapultato in un contesto che ti consente di toccare con mano realtà che magari potevi solo intuire, ma di cui non avevi ancora una conoscenza diretta. È esaltante poiché, almeno in teoria, ti mette in mano gli strumenti per potere intervenire secondo quello che sono i tuoi progetti ed i tuoi programmi, in costante collaborazione e dialogo con quella che è la compagine amministrativa. Certo, se il ruolo viene interpretato in maniera “full time”, come lo sto facendo io e come tanti altri colleghi lo stanno facendo, diventa davvero impegnativo: e così, sottrae tempo e risorse a quello che è la tua vita personale ed il tuo solito lavoro. Si consideri il fatto che è da circa due anni e mezzo che non lavoro più, in parte perché m’ero dedicato alla campagna elettorale; ed in parte perché, da quando sono stato eletto in poi, trascorro qui in Comune tutti i giorni: non dico ventiquattro ore su ventiquattro, ma è quasi come se fosse un lavoro a tempo pieno: entri alle 8.00 di mattina e te ne vai alla 8.00 di sera, se non intervengono contrattempi. E poi, parte del lavoro te lo porti pure a casa. È certo un’esperienza di vita molto bella e ricca, m’anche davvero impegnativa. Come al solito, si vanno a riempire tutte e due i piatti della bilancia, quello positivo m’anche quello negativo. Ma io voglio credere, essendo alla fine un ottimista per inclinazione, che il bilancio, almeno in questa prima fase, e dico sempre da un punto di vista di un’esperienza umana, sia largamente positivo dopotutto.

Lei era già abbastanza dentro alle vicende relative all’amministrazione comunale; ha infatti iniziato ad occuparsi di politica da molto tempo, per cui era già a conoscenza di molte situazioni critiche esistenti; ma c’è stato qualcosa alla fine che l’ha sorpresa?

Sì, sono state molte le cose che m’hanno sorpreso. E sì, seguo le vicende politiche albanellesi da almeno 20 anni, e da almeno 7 od 8 da protagonista; od almeno, da uno degli addetti ai lavori, avendo ricoperto sempre dei ruoli: inizialmente quello di segretario d’un circolo politico (facente riferimento al partito Democratico); e successivamente quello di consigliere e capo-gruppo di minoranza; e fino ad adesso, quello di primo-cittadino. Si può così dire che di molte delle articolazioni e delle difficoltà dei progetti andati bene od andati male n’avevo in qualche modo contezza, ma la sorpresa maggiore è stata quella di dovere intervenire in un’organizzazione amministrativa, com’è appunto quella del nostro Comune, largamente deficitaria: ed in termini non solo d’organico (ciò era ormai risaputo), ma anche di procedure e di protocolli: per farla breve, qui c’è uno scollamento notevole fra i diversi settori, le diverse branche d’attività; c’è la mancanza d’un coordinamento, a cui abbiamo provato e stiamo provando a porvi rimedio. C’era in concomitanza l’assoluta mancanza d’una programmazione a medio termine, ossia s’era abituati a lavorare sul quotidiano, sull’ordinario e sempre in condizioni d’emergenza. Laddove, invece, od almeno secondo la mia esperienza personale, è necessario avere un’organizzazione precisa, con delle chiare e ben definite responsabilità, ossia sapere con chiarezza chi fa che cosa. E questo assolutamente non c’era. Stiamo così lavorando molto per questo, che può sembrare un aspetto secondario, ma che al contrario è fondamentale, poiché si può avere anche una Ferrari rossa fiammante, ma se il motore è fuso e non funziona, non ti puoi muovere, rimani bloccato lì. E così di difficoltà n’abbiamo incontrate parecchie: procedure e protocolli che erano ormai fermi da anni, non orientati e risolti da una programmazione reale; poiché un conto sono i libri dei sogni, un conto è l’attuazione vera e propria di programmi e progetti; e quello che mancava, in primis, era l’idea d’un programma per la manutenzione del territorio. Ma non c’erano gli strumenti addirittura per fare programmazioni, in quanto non c’erano obiettivi, né c’era la voglia di trovare soluzioni a problemi storici. Se per esempio ci si imbatte in un problema d’organico, legato alla sua insufficienza ed incompletezza, non posso limitarmi a denunciarne la presenza ed a lamentarmene: fatto questo, devo passare a trovare una soluzione, devo passare ai fatti. E così stiamo molto lavorando in tal senso, poiché è nostra ferma intenzione attivare la maggiore parte dei servizi, a cominciare da quei pochi che erano rimasti in capo al Comune. Non abbiamo risorse umane: i limiti alle assunzioni nella pubblica amministrazione sono notevoli: e non ti consentono di potere muoverti con la necessaria flessibilità, però qualche risultato in tal senso lo abbiamo anche cominciato ad ottenere: erano anni che non si vedevano 3 vigili in giro per Albanella; ed erano anni che non veniva organizzato un concorso per l’assunzione di 4 vigili: proprio l’altro ieri ho infatti avuto un incontro con i responsabili di settore e stiamo così programmando l’emanazione d’un bando per questo concorso. L’anno prossimo sicuramente provvederemo ad implementare l’organico Comunale ed anche attraverso forme di lavoro flessibile ed attraverso l’utilizzo di convenzioni con altri Comuni. Se non c’è gente che lavora, è un po’ difficile poi che i sogni si realizzino.

Il Comune di Albanella è molto vasto, con molte contrade rurali. Cosa pensa che si può fare per favorire una concreta integrazione territoriale?

Sì, indubbiamente il Comune è ampio e stratificato ed ha delle notevoli disuguaglianze da un punto di vista di densità demografica, con due grossi centri urbani, il Capoluogo e Matinella, ed una serie di altre frazioni, delle quali la più popolosa è Bosco, essendo le rimanenti inquadrabili come meno impattanti, meno popolose. Questo ovviamente comporta un’attenzione diversa in ragione della contrada. Albanella e Matinella presentano per esempio problemi di tipo “urbano”; problemi che riguardano “la periferia” possono invece essere la viabilità e la distribuzione dei servizi essenziali (fra cui la pubblica illuminazione e la rete idrica). Quello che è possibile fare è tenere ben presenti queste diversità: ogni contrada merita la sua attenzione particolare, poiché può inoltre avere tipologie d’insediamenti umani diversi, fasce d’età diverse, avere diverse distanze dai centri urbani, eccetera. Diversi sono i problemi, ma uguale è l’impegno. Impegno che consiste in interventi puntuali ed attenti in tutte le contrade: per esempio, tanto per farne uno, proprio di qualche giorno fa è l’acquisizione in comodato d’un bene ERSAC (Ente Regionale di Sviluppo Agricolo in Campania. Ndr) a Borgo S. Cesario, che, quantunque si trascinasse già da dietro le spalle una storia lunga oltre 30 anni, non si riusciva a vederne la soluzione, ma alla fine, con un po’ di pazienza ed avendo ben preciso l’obiettivo da raggiungere, abbiamo acquisito quelli che sono i locali, dove hanno sede l’associazione “la panchina” e l’ex-circolo. E per fare un altro esempio, abbiamo potenziato i servizi veterinari della Asl, mettendo a disposizione l’intera struttura, di cui prima già in parte disponeva la Asl stessa; e questo con l’obiettivo di fare di Borgo S.Cesareo un punto di riferimento valido non solo per tutto il territorio d’Albanella, ma anche per tante altre contrade dei Comuni limitrofi, di Altavilla Silentina e di Capaccio Paestum. I servizi veterinari offerti dal distretto sanitario di Capaccio Paestum hanno come riferimenti, oggi lo si può dire con cognizione di causa, Capaccio Scalo e Borgo S.Cesareo di Albanella. Un altro obiettivo al quale abbiamo lavorato è stato l’approvazione del regolamento per i Beni Comuni, che si è avuta in Consiglio Comunale qualche mese fa. Questo è uno strumento che consente al singolo cittadino, alle associazioni (o ad ogni modo, a gruppi nati da un particolare interesse benefico) di proporre progetti all’Ente per poi coordinarne insieme a lui la realizzazione, avendo per di più cura di partecipare attivamente e correttamente a tutte le fasi che la precedono. Progetti che possono riguardare la gestione di spazi pubblici, così come stiamo provando a fare con l’area retrostante il palazzetto dello sport a Matinella; oppure, una volta che da lì sarà dislocato l’asilo e che ora la occupa, con la ex-scuola di Bosco, che abbiamo recuperato l’anno scorso con un finanziamento di 70.000 euro; la cui finalità, superata la fase d’emergenza Covid-19, sarà la sua messa a disposizione per i cittadini e le associazioni del posto, che daranno linfa vitale alla promozione del territorio, a maggiore ragione del fatto che quest’area gode la vicinanza con l’oasi verde di Bosco. Così l’integrazione noi cerchiamo di diffonderla su tutto il territorio comunale, ossia attraverso la realizzazione d’una rete di punti d’interesse e di attrazioni, attraverso la dislocazione delle scuole in aeree diverse, attraverso la compartecipazione della cittadinanza alla gestione/crescita stessa del patrimonio comunale.

Il capoluogo, come tanti altri paesi di collina, vive una condizione di decremento demografico, nonostante la posizione in collina e con vista mare sia invidiabile. Ha pensato di mettere in atto delle azioni per frenare lo svuotamento del patrimonio edilizio del centro storico?

Oggi noi abbiamo un patrimonio edilizio ed abitativo del centro storico che soffre, purtroppo, d’una condizione di profondo degrado che l’ente, con le sue attuali risorse, non può pensare di contrastare e di rimarginare con facilità. Ma quello che può fare l’ente è certamente d’offrire dei servizi per rendere più appetibile il trasferirsi nel centro storico, o per aprire ivi delle attività economiche e commerciali. Rimane però sempre scoperto il problema della densità demografica, che è la linfa vitale d’un vero e proprio mercato, con la sua relativa clientela. Ma noi ora stiamo lavorando su due fronti importantissimi per promuovere e ridare forza ad Albanella. Abbiamo innanzitutto partecipato ad un bando del Ministero dei Beni Culturali. Mi piace molto sottolineare questo aspetto, poiché non si tratta del solito bando e del solito progetto di riqualificazione, che di solito consiste nel rimodellare e migliorare la pavimentazione, il verde pubblico, i sotto-servizi, eccetera: certo, c’è pure tutto questo, ma è convogliato in un progetto molto più ampio ed articolato, ossia nella rivitalizzazione dell’immagine stessa del centro storico, al di là di quelle che sono le semplici infrastrutture materiali: puntiamo così alla rivitalizzazione stessa delle tradizioni culturali che ci contraddistinguono, paesaggistiche, culinarie, storiche, artistiche: in una parola, umane. Questo progetto prevede, per esempio, la ripresa d’un antico e suggestivo percorso, che proprio dall’area di Bosco consentiva agli abitanti di quella contrada di arrivare direttamente su in paese, dove era la vecchia parrocchia, quella di San Matteo. E questa è una strada che oggi è completamente abbandonata, una strada che corre lungo il perimetro esterno delle antiche mura del castello: e che infine consente l’accesso al cuore stesso del centro storico, in piazza San Matteo; ma attraverso un percorso alternativo, che è quello della verde ed aperta e vasta campagna d’Albanella. Inoltre abbiamo integrato questo progetto con piccoli interventi di tecnologia da Smart-City (Città intelligente. Ndr): punti di Wi-Fi Free; pubblica illuminazione intelligente (ché s’attiva solo quando capta movimento); punti di ricarica per Smart Phone; ed altre tecnologie ancora. Cosicché da rendere, non una determinata piazza, ma tutta la parte più antica del centro storico (che è quella più abbandonata) quanto più possibile vivibile ed accessoriata, incominciando ad offrire inoltre un servizio di Bike Sharing (Condivisione di biciclette. Ndr). Questa parte del progetto di riqualificazione del centro storico d’Albanella si ricollega idealmente ad un’altra parte del progetto, che è la riqualificazione dell’area archeologica di San Nicola. Tant’è vero che abbiamo pensato alla possibilità di integrare a quel sito, che oggi è interrato (e poiché all’epoca della sua scoperta non c’erano abbastanza fondi per tenerlo aperto al pubblico e condurvi approfonditi studi), dei pannelli, proiettanti ologrammi di come, secondo gli archeologi, dovesse essere in origine, per farlo rivivere al visitatore o rievocarglielo alla mente almeno virtualmente. Per ricapitolare, la mia speranza di fondo è che Albanella non si limiti ai classici percorsi eno-gastronomici, che sono, sì, belli e gratificanti, ma fin troppo diffusi e consueti, per cui vorrei che Albanella, non solo per rendersi appetibile ai turisti, si contraddistingui, attraverso un’armonica coniugazione di passato e di futuro, attraverso una riscoperta di se stessa, con le sue inconfondibili ed antiche bellezze; e del mondo a lei esterno, con le sue grandi e ricche innovazioni.

Matinella al contrario continua a crescere in ogni direzione. Esiste un progetto per rendere ordinato questo sviluppo edilizio ed economico?

Lo sviluppo edilizio è di certo ordinato in quanto il nostro comune è dotato d’un PUC (Piano urbanistico comunale. Ndr), che ha già stabilito le aree residenziali, le aree d’interesse economico e quant’altro. L’ordine è dettato così da una pianificazione per nulla casuale. Matinella continua a crescere, seguendo quello che è una vocazione innata di quest’area, anche se sembrava essersi interrotta a cavallo fra gli anni ‘90 e gli anni ’00, e che però ora sembra essersi ripresa. C’è infatti una ripresa delle attività edilizie: questo grazie anche all’adozione del PUC. Dobbiamo di certo intervenire in due direzioni. La prima è l’attivazione d’un progetto di riqualificazione urbana, od in altre parole passa attraverso l’estrinsecazione del decoro urbano con piccoli interventi di rifacimenti di marciapiedi e di sedili, di installazioni di cestini per la spazzatura, di ampliamento del verde urbano. La seconda è la valorizzazione del suddetto PUC. In questo Puc sono previsti dei percorsi stradali alternativi. Considerando sempre il fatto che le modeste casse comunali ci limitano molto nei tempi d’attuazione, creare una viabilità alternativa a Matinella è divenuto necessario, poiché è sempre più un grande centro con le annesse caratteristiche urbane, immerse però o circondate da una realtà culturale dotata d’una profonda e viscerale vocazione agricola. Sono due mondi che devono integrarsi sempre meglio; e sono già integrati fra loro già per il semplice fatto che il motore dell’economia matinellese è l’agricoltura e l’allevamento zootecnico. Quei momenti di frizione che pur sono ancora rimasti possono essere del tutto appianati appunto da una viabilità alternativa, che consenta alle macchine agricole di muoversi tranquillamente secondo quelle che sono le proprie esigenze: e senza attraversare il centro urbano, caratterizzato da assi viari vecchi di almeno 60 anni e su cui nel frattempo s’è edificato, per cui non si possono smantellare ed ampliare quelle vie, quelle strade: e da qui parte l’esigenza della viabilità alternativa. Ma a prescindere da ciò, a cui non smetteremo comunque di pensare, ciò che di certo manca a Matinella è sicuramente un centro di aggregazione e di attrazione per tutti i suoi concittadini, un centro polifunzionale, ossia un tempo ed uno spazio tangibili al cui interno possano realizzarsi dell’attività di carattere associazionistico; e così, nasce anche l’idea d’un centro polifunzionale, che possa comprendere una sala-convegni, una piccola sala per le rappresentazioni teatrali, ma anche una serie di locali dove dislocare alcune attività della pubblica amministrazione; d’un centro che possa comprendere inoltre una piccola biblioteca; d’un centro che così possa andare incontro all’esigenza culturale quanto formativa del suo popolo.

In alcune contrade si sentono odori nauseabondi: così visto e considerato, come pensa che si possa sviluppare il turismo?

È un palese riferimento agli scarichi delle aziende zootecniche. Questo è un problema che abbiamo ben presente, purtroppo. Non per scelta, ma perché oggettivamente il problema c’è e non si può ignorare. Stiamo provando ad affrontarlo, anche se mai esiste la bacchetta magica; e soprattutto, quando i problemi sono complessi, come questo, mai esiste un’unica soluzione ed è necessario operare allo stesso tempo in più livelli, che alla fine si integrino e cooperino fra loro. Uno di questi livelli è quello classico, ossia quello repressivo. Ed una delle primissime cose che ho fatto, dopo qualche giorno essermi insediato, è stato infatti d’avere chiesto un incontro sia con la capitaneria di porto di Agropoli, competente in questa materia;, sia con il comando della locale stazione dei carabinieri; sia, da lì a poco, coi carabinieri forestali. E proprio per fare presente a queste istituzioni, deputate alla repressione del fenomeno, che c’era un’amministrazione attenta al problema: abbiamo offerto loro la nostra più ampia collaborazione, che in alcuni casi si è realizzata, in maniera eccellente, con interventi puntuali che hanno portato a sequestri ed all’emanazione di sanzioni. Da questo punto di vista stiamo lavorando bene, in sintonia con le altre istituzioni. Ovviamente questo non basta, è necessario intervenire anche ad un livello di controllo preventivo; ecco perché abbiamo stipulato una convenzione con il WWF, per quanto riguarda le guardie ambientali; e, per concludere, saremo ben lieti di collaborare anche con altre associazioni presenti sul territorio e che vogliano avanzare proposte di questo tipo. Ma il problema rimane quello di dove andare a scaricare. Noi abbiamo una massa importante di deiezioni, poiché abbiamo un territorio comunale dove sono stanziati circa 12.000 capi bufalini. Abbiamo pertanto un patrimonio zootecnico davvero importante, che comporta delle grandi responsabilità ed un impegno a tutto tondo. Per cui, per esempio, abbiamo sempre visto con favore proposte di insediamenti di impianti di Biogas, da cui si ricava il Biometano, e che avessero come fine, oltre quello di produrre energia da fonti rinnovabili, di risolvere in parte quello che è un grosso problema della zootecnia locale e campana in genere, ossia quello dell’arricchimento pericoloso di nitrati nei nostri suoli. Anche se gli elementi da prendere in considerazione, come per esempio quello della loro localizzazione, a maggiore ragione per il fatto che hanno dimensioni non trascurabili, sono tanti. E così ho avuto diversi incontri con imprenditori che hanno proposto e stanno proponendo iniziative di questo genere. Quello che ad ogni modo voglio fare presente è che questa amministrazione non alzerà barriere ideologiche o pregiudizi nei confronti di queste iniziative, che anzi possono intervenire sul territorio, proprio perché ben sappiamo che il problema è sentito e diffuso: e non solo da un punto di vista della diffusione dei cattivi odori, ma anche da un punto di vista di sanità ambientale e di salute dei cittadini.

C’è stato un momento, durante quest’anno, che si è temuto che si dovesse tornare a votare, perché lei aveva dato le dimissioni, che in un secondo momento ha ritirato. Da che cosa ha avuto origine la vicenda e su quali basi è stato possibile ricostruire il rapporto di fiducia con la parte della sua maggioranza che la contestava?

La vicenda delle dimissioni, che io credo d’avere ben chiarito in Consiglio Comunale (dove poi le ho ritirate), è nata, al contrario di ciò che di solito accade (poiché di solito un sindaco presenta le sue dimissioni quando è in rotta di collisione con una parte o l’intera sua maggioranza), per motivazioni del tutto diverse. Le mie dimissioni non ci sono state poiché c’era da recuperare un rapporto di fiducia con la mia maggioranza: tant’è vero che a distanza di 24 ore la maggioranza compatta ha invitato il sindaco a ritirare le dimissioni e addirittura si è detta disponibile, per quanto riguarda i componenti della giunta, a rimettere nelle mani del sindaco le loro deleghe. Continuava dunque ad esserci un rapporto di piena fiducia e di sereno confronto con tutte le componenti della maggioranza. Le dimissioni avevano piuttosto un altro significato: quello di dare una sferzata, non tanto a singoli soggetti o gruppi, ma all’intero ambiente politico, nel suo aspetto amministrativo quanto organizzativo. Volevo fare comprendere a tutti quanto tenessi di più alla mia missione di sindaco, che alla poltrona. Il lavoro da fare ed il bene collettivo prima di tutto, quest’era il messaggio, per cui se c’era qualcuno in amministrazione che voleva invece portare avanti altri valori, più egoistici o ad ogni modo sfaccendati, aveva avuto da questo gesto un ammonimento chiaro quant’inequivocabile. Ma noto con piacere che il messaggio è stato poi ben recepito. Ma era ciò che volevo, poiché volevo ad ogni costo che si creassero le condizioni affinché quest’amministrazione procedesse bene e soprattutto con spirito di responsabilità sulla propria strada; e fare ben capire come il tempo degli scherzi e dei sollazzi fosse finito. Dopo le iniziali difficoltà, abbiamo così sgombrato il campo da equivoci e diffidenze preesistenti. Questa è un’amministrazione che vuole lavorare in maniera tranquilla, trasparente, pulita, e che non ha poltrone né rendite da difendere. Non lavoriamo per essere rieletti: e quello che facciamo non lo facciamo poiché può tornarci utile ad un’eventuale rielezione, ma lo facciamo poiché sappiamo che è per il bene del nostro paese, che è il paese di tutti i suoi concittadini.

A causa della pandemia da Covid-19 il commercio sta soffrendo molto il diffuso uso di acquisti su internet con consegna a domicilia, che sta destabilizzando molti settori. Come pensa di sostenere quelli che sono decisi a continuare ad esistere?

Un altro pilastro importante della nostra economia locale è ovviamente quello del commercio, ma, tranne in alcuni casi, sono poche le attività commerciali che hanno dei riflessi sui comuni limitrofi. Ad Albanella il commercio è da riferirsi soprattutto alle piccole attività, che rientrano nella categoria “negozio di vicinato”. Più che essere un problema legato al nostro commercio locale, è l’evoluzione del mercato economico globale che sta sfavorendo queste attività, anche nelle città e nelle metropoli. Il nostro commercio di vicinato non si può persino differenziare con attività di nicchia, non avendo un grande afflusso di acquirenti. Né possiamo intervenire con misure come la Ztl. Il nostro è un commercio relativamente “povero”, che riguarda soprattutto beni essenziali di prima necessità. Ecco perché da un lato è necessario un’azione di vicinanza dalla gente di Albanella, che non vada altrove ma venga o continui a spendere ad Albanella stessa. Dall’altro, per ciò che invece può fare l’amministrazione comunale, è venire il più possibile incontro ai commercianti ed alle loro esigenze: per esempio, in ragione delle difficoltà legate al Covid, noi lo abbiamo fatto fin dall’inizio, riservando loro ed ai loro dipendenti la possibilità di fare gratis i test sierologici; così com’abbiamo messo a disposizione la copertura integrale dei costi della sanificazione; e quest’anno, per le attività economiche e di conseguenza anche quelle commerciali che sono rimaste chiuse per 2 mesi fino a maggio (la legge ce lo consentiva fino al secondo mese, ma noi abbiamo esteso questa agevolazione anche al terzo), abbiamo decurtato il costo della spazzatura; ed in più abbiamo offerto gli stessi benefici anche alle attività economiche non legate al lockdown, ma costrette a chiudere per non andare in perdita. Per le attività legate soprattutto alla distribuzione dei generi alimentari abbiamo deciso di approdare a quello che è la famosa denominazione comunale, la famosa DeCo. Ci rendiamo ben conto che non può essere la chiave di volta per un forte sviluppo delle attività commerciali che hanno sede nel nostro Comune, ma identificare un determinato processo produttivo con una denominazione comunale significa anche favorire la diffusione d’un brand albanellese, che può essere ulteriormente sostenuto attraverso altri idee ed interventi. Purtroppo lavorare in condizioni di lockdown e di restrizioni ci toglie la possibilità di potere svolgere incontri e convegni: e così, anche dal punto di vista della propaganda, di comunicare e tenere aggiornati tutti delle iniziative che si sono intraprese o si vogliono intraprendere. Mi auguro che vada tutto per il meglio e si risolvi nel giro di pochi mesi.

Qual è il messaggio che in questo momento si sente di mandare ai propri concittadini?

Lo slogan della mia campagna elettorale è stato “Un Paese per Tutti.”. Non a caso quindi questa amministrazione, dopo sette anni, ha rimesso su la commissione delle pari opportunità. Ma non è più la commissione pari opportunità di una volta, poiché al centro di questa commissione non c’è solo la condizione femminile, ma ci sono tutte quelle condizioni che soffrono una discriminazione ed uno svantaggio sociale. Ed ecco anche perché l’anno prossimo partirà certamente un progetto di servizio civile, che al di là di fornire un lavoro per un anno a 10 o 15 giovani, avrà il significato di portare gente dentro ad Albanella; dentro anzi al cuore pulsante della vita pubblica di Albanella; gente che normalmente è fuori dai cosiddetti palazzi. Vogliamo ampliare la platea dei protagonisti, questo è il mio messaggio. Ma abbiamo anche il sogno di fare ritornare Albanella a quello che era la sua vocazione originaria, ossia d’essere la periferia agricola di Capaccio Paestum. Noi questo legame l’abbiamo interrotto. Storicamente c’era, ma l’abbiamo interrotto. Guardiamo verso l’interno e non più verso Capaccio Paestum. Faccio il nome di Capaccio Paestum poiché fra le nostre ambizioni c’è quello di integrare la nostra azione amministrativa con quella dei tanti comuni che ci sono vicini. Sappiamo infatti bene che, qualunque intervento venga effettuato in un Comune, se non trova corrispondenza con interventi anche esterni non ha senso e rimane un esempio isolato, che non promuove l’intero territorio: da qui deriva il concetto importantissimo del governo d’una vasta area di un territorio. Albanella è parte d’un territorio molto più ampio, e di grandissimo valore culturale ed ambientale. Ecco perché Albanella è tornata a sedersi attorno a tavoli di programmazione sovracomunali, azione di cui prima non c’era assolutamente traccia. Stiamo per esempio lavorando insieme al comune di Eboli, di Agropoli, di Capaccio Paestum, alla Comunità Montana ed all’Unione dei Comuni del Cilento per un grande progetto di organizzazione e di gestione comunitaria del ciclo integrato dei rifiuti. Siamo a buon punto. E stiamo lavorando con la Comunità Montana, che ha ricevuto un finanziamento della regione Campania di 70.000.000 di euro, per la realizzazione d’interventi di qualificazione in tutti i 14 comuni della Comunità Montana Stessa. Il traguardo è quello di aprire e fare respirare Albanella. Credo che sia proprio questa la cifra distintiva rispetto a chi ci ha preceduto: non guardare solo al nostro interno, ma guardare anche all’esterno per capire come inserire Albanella in un contesto molto più ampio, pieno di tradizioni e di innovazioni, di paesaggi e di bellezze uniche.

Intervista a cura di Antonio Nigro

Lascia il tuo commento
commenti
Le più commentate
Le più lette