Riccardo Scali: " Sono soprattutto le cose che pensi, le domande che ti fai, a provocare angosce comprensibili."

Taxi e NCC sull'orlo del fine corsa

L'intera filiera turistica del Paese continua ad affrontare una crisi che non accenna ad allentare la morsa.

Servizi
Cilento venerdì 12 marzo 2021
di Ilaria Lembo
Immagine non disponibile
Taxi e NCC sull'orlo del fine corsa © web

Forse è un luogo comune paragonare la vita a una corsa in taxi: il tassametro continua a girare, anche se non sappiamo quale direzione prendere.

Eppure in questo momento storico, segnato dalla pandemia di Covid-19 e da una crisi economica senza precedenti, la similitudine sembra pertinente.

Le nostre vite fluttuano come palloncini desiderosi di potersi finalmente librare in cielo, tagliando quel filo che li tiene legati a un mondo privato della sua quotidiana normalità.

“Ripartire”, “ricominciare” sono soltanto alcune delle parole pronunciate con speranza, e al tempo stesso timore nei confronti di un incerto futuro, da ogni ambito e settore produttivo del Paese, tra cui quello del turismo.

E’ noto che uno degli obiettivi prioritari del governo Draghi, in carica dal 13 febbraio scorso, sia quello di somministrare i vaccini, senza ritardi, ad almeno la metà degli Italiani in modo da far ripartire il Paese, proprio da un settore trainante dell’economia nazionale, quello del turismo, per scongiurare ulteriori disastri economico-sociali.

L’intera filiera turistica del Paese, infatti, continua ad affrontare una crisi che non accenna ad allentare la morsa.

Oltre alle aziende che operano nel turismo e nella ristorazione, uno dei settori più colpiti dagli effetti della crisi dovuta al Covid-19 è quello dei taxi, il cui disagio traspare dalle considerazioni di Gaetano Ricco, presidente COTASA, consigliere camerale e rappresentante CLAAI Salerno, e da Riccardo Scali, presidente COTAPI.

Abbiamo provato a rivolgere loro alcune domande e a confrontare due realtà italiane accomunate dallo stesso spirito di resilienza e dal fatto che il bonus taxi, previsto dalla Regione Campania, e il decreto Ristori sono stati giudicati dalla categoria insufficienti a colmare le ingenti perdite che i tassisti hanno subito dall’inizio della pandemia. Salerno e Pisa, infatti, così come altre città d’arte italiane o mete turistiche, hanno subito un calo del lavoro del 70-80% che ha portato a dimezzare i turni della categoria del 50%.

Credete che il piano di vaccini dell’esecutivo per immunizzare entro giungo metà del Paese possa contribuire alla ripresa del lavoro per la categoria dei tassisti?

Gaetano Ricco:

La situazione generale è ancora tragica: non riusciamo a vedere l’uscita. Nonostante il contributo una tantum di 2000 euro per i tassisti e i noleggiatori dato dalla Regione Campania, senza un’efficace programmazione del settore turistico, non è possibile ripartire. I vaccini sono l’unica speranza per evitare la rapida diffusione dei contagi e di conseguenza i continui cambi di colore che incidono sull’economia.

Riccardo Scali:

Le vaccinazioni secondo me sono l’unica soluzione al problema in senso generale. Ovvio che le tempistiche sono fondamentali per arrivare in tempi brevi a un numero di immunizzati tale da far diminuire sensibilmente i contagiati e quindi ridurre i numeri che determinano ad oggi le varie restrizioni. Personalmente sono abbastanza scettico sui tempi indicati che costantemente vengono smentiti dai soliti intoppi tipici delle nostre capacità organizzative a tutti i livelli.

Che cosa ne pensate della proposta di legge della Commissione europea per introdurre un Digital Green Pass, ovvero un certificato digitale che attesterà se una persona è stata vaccinata contro il Covid-19? 

Gaetano Ricco:

Il Digital Green Pass è indispensabile: può significare tanto per il turismo, per tutto il settore dell’accoglienza ma anche per la cultura. Andare verso l’immunità totale sarebbe ideale, perché permetterebbe un rapido ripristino di tutte le attività.

Riccardo Scali:

Credo sia un’iniziativa importante che rappresenterebbe, se approvata, un tassello utile al completamento del puzzle che ci porterà fuori dal tunnel. Servono dati che garantiscano la salute di chi intende spostarsi da un luogo a un altro e che garantiscano la non trasmissione del virus. Perciò sicuramente la Digital Green Pass è uno di questi.

Che cosa vi manca del vostro lavoro prima che la pandemia imponesse limiti, restrizioni e paure?

Gaetano Ricco:

Il primo lockdown è stato inaspettato, ma ci siamo abituati all’idea di restare a casa, perché pensavamo che presto l’emergenza sarebbe finita, ma dopo l’estate, col riacuirsi della situazione, il senso di sconforto è diventato maggiore.

Mi manca la comunicazione: è aumentata la diffidenza. Certo le protezioni, nel mio come in tutti i lavori, sono necessarie ma spesso rendono difficoltosi anche i più semplici tentativi comunicativi. Ad esempio, mi sorprendo spesso a parlare a voce alta, quasi a urlare, perché con la mascherina e il divisorio è quasi impossibile ascoltare chi ti sta parlando. E poi si sente una profonda incertezza per il futuro, anche se sono positivo perché, invece dei vani proclami del governo Conte su miliardi a disposizione delle aziende per far ripartire il Paese, credo che il governo Draghi possa realizzare reali interventi programmati per le attività produttive e per l’economia del Paese.

Riccardo Scali:

Bella domanda. Da un anno a questa parte è veramente cambiato tutto. In primis i ritmi. Uscire di casa e rientrarvi dopo una decina di ore, avendo effettuato mediamente 4/5 corse, significa aver atteso in auto la maggior parte del tempo un cliente o una chiamata radiotaxi. Ma sono soprattutto le cose che pensi, le domande che ti fai a provocare angosce comprensibili. Nei primi mesi della pandemia i pensieri erano totalmente rivolti a come intervenire per affrontare i problemi di domani, per organizzare il lavoro negli aspetti nuovi della sicurezza dei colleghi, cercando protezioni idonee a evitare i contagi e a superare le molteplici difficoltà senza sapere a chi rivolgersi, perché nessuno sa darti le risposte che cerchi. Per un periodo abbastanza lungo non ho avuto neanche il tempo di avere paura del Covid. Tutto questo è diventato abitudine, ma poi, ovviamente, ho iniziato ad avere anche paura. Oggi la domanda che mi pongo è “Quando finirà?”. Mi crea angoscia pensare alle difficoltà di quei giovani facenti parti della mia categoria, che basandosi su prospettive normali, hanno investito nella loro vita creando famiglie e tutto quello che ne consegue, ma, travolti da questa drammatica situazione, non riescono ad affrontare gli impegni presi, schiacciati dalle preoccupazioni. Personalmente sono uno che pensa positivo, ma adesso faccio veramente fatica.

Le nostre città torneranno a essere percorse da un flusso continuo dei taxi?

Ilaria Lembo

Lascia il tuo commento
commenti
Le più commentate
Le più lette