Da sempre il cane rappresenta nell’immaginario collettivo l’animale più prossimo all’uomo, capace di cogliere le fragilità dell’essere umano e di curarne le ferite.

Emanuela Cataldo: “Come adottare i cani abbandonati”

Nel calore di una casa e nell’amore di una famiglia il dono più grande che si possa fare a un animale.

Servizi
Cilento lunedì 21 giugno 2021
di Ilaria Lembo
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Come adottare un cane abbandonato © Unico

Ognuno di noi è consapevole che la pandemia è stata e continuerà a essere uno spartiacque della nostra esistenza: continuiamo a ripeterci che niente sarà più uguale alla realtà ante Covid e cerchiamo di guardare al futuro con speranza e fiducia. Sperimentare un costante rapporto con la precarietà della nostra esistenza ci ha indotto ad attribuire nuove priorità alle nostre vite, valorizzando ciò che conta davvero, come le relazioni affettive. Queste abbracciano ogni tipo di relazione umana, comprendendo anche i legami indissolubili che spesso si creano tra una persona e il proprio animale domestico.

Da sempre, dalla sua domesticazione al suo odierno impiego nella pet therapy, il cane rappresenta nell’immaginario collettivo l’animale più prossimo all’uomo, capace di cogliere le fragilità dell’essere umano e di curarne le ferite psicologiche, restandogli fedele per tutta la vita. 

Molti sono gli esempi di fedeltà canina, resi iconici dalla letteratura e dal cinema o divenuti parte del nostro immaginario grazie a fatti di cronaca: Argo, il cane di Ulisse che muore dopo aver riconosciuto il padrone, atteso per lunghi anni; Fido, un trovatello salvato una sera d’inverno del 1941 dall’operaio Carlo Soriani di Borgo San Lorenzo (Firenze); quando il suo padrone finì ucciso sotto le macerie della fornace dove lavorava, il cane continuò ad attenderlo tutte le sere alla fermata della corriera fino al giorno della sua morte; infine il cane giapponese Hachiko, analogo struggente esempio di fedeltà.

Queste narrazioni di amore e di cura proseguono fino ad oggi, anzi forse sono più frequenti dato che la crisi pandemica si è rivelata determinante nell’aumento di adozioni di animali domestici, in particolare di cani, compagni di vita in grado di lenire il senso di solitudine, lo stress e gli stati d’ansia provati dall’uomo.

Ne parliamo con Emanuela Cataldo, vicepresidente della sezione di Salerno della Lega Nazionale per la Difesa del Cane (LNDC), associazione nata nel 1950 e presente sul territorio nazionale con 100 sedi locali che ogni anno soccorrono oltre 30mila animali.

Può ripercorrere l’iter che ha portato un gruppo di volontari a dar vita alla sezione di Salerno della LNDC?

La Lega Nazionale per la Difesa del cane sezione di Salerno è un’associazione che nasce nel 2015 grazie alla nostra presidente Antonella Centanni. Ci battiamo per aiutare gli animali in difficoltà, promuovendo il rispetto e la tutela dei diritti degli animali.

La sezione salernitana di quali canili si occupa e quali attività svolge in particolare? 

Svolgiamo attività di volontariato presso i canili di Salerno siti a Monte di Eboli e a Fuorni. Possiamo contare sia su un gruppo di volontari molto unito sia sulla collaborazione dei Comuni e delle ASL locali per una fattiva lotta al randagismo.

L’associazione, infatti, è attiva su tutta la provincia di Salerno per recuperi e sterilizzazione dei randagi, denuncia e repressione dei maltrattamenti ai danni degli animali. Molti dei cani recuperati arrivano dalla strada in condizioni di salute disperate. Molti sono anziani. I cuccioli hanno bisogno di cure e di attenzioni minuziose. Oltre a occuparci delle cure veterinarie per il recupero fisico, possiamo contare anche sull’aiuto di una nostra educatrice per un recupero psicologico dei cani accolti. Molti hanno subito traumi o maltrattamenti, quindi hanno bisogno di un percorso che li possa preparare a future adozioni. L’associazione, dunque, è costantemente impegnata per promuovere le adozioni dei cani e dei gatti di cui si occupa. Le adozioni sono tra le attività principali e più delicate. I profili facebook e instagram ci consentono di promuovere le nostre numerose iniziative.

La pandemia in che modo ha influito sull’andamento delle adozioni dei cani abbandonati?

La pandemia ha messo a dura prova tutti noi, soprattutto durante il primo lock down del 2020. Per un periodo si sono fermate le sterilizzazioni quindi ci sono state tantissime nascite incontrollate. Ci sono state tantissime segnalazioni di cucciolate soprattutto in provincia, dove purtroppo non esistono associazioni. Abbiamo recuperato con non poche difficoltà tante mamme con cuccioli. Con la zona rossa le adozioni sono state molto più difficili non potendo fare visite preaffido, con le staffette bloccate verso il nord e con difficoltà di accesso per il pubblico in canile. Ma, nonostante tutto, siamo riusciti a salvare tanti cagnolini e gatti e a farli adottare tutti.

Ripensando alla sua esperienza di volontariato, potrebbe condividere con i nostri lettori un episodio per lei molto significativo?

Abbiamo avuto molte segnalazioni e richieste di aiuto e ci siamo fatti carico di tanti cuccioli, provvedendo a tutte le cure necessarie e alla loro adozione. Tra i tanti cani recuperati mi ha colpito la vicenda di una mammina di piccola taglia con un occhio offeso: per partorire si era rifugiata vicino una proprietà da dove è stata barbaramente cacciata a percosse, lei ha difeso e portato in salvo i suoi cuccioli. Sicuramente avrà perso la vista a quell’occhio per colpa di un urto, si ipotizza un bastone. In generale, l’esperienza di volontariato permette di realizzare il sogno più grande: tante fantastiche adozioni, perché il calore di una casa e l’amore di una famiglia sono il dono più grande che si possa fare a un animale.

 

intervista a cura di Ilaria Lembo

 

 

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