il Festival del cinema per ragazzi ha iniziato a diffondere energia e passione ai presenti fisicamente e a quelli lontani ma vicini con il cuore.
Richard Gere al Giffoni Film Festival
“Io credo che ci siano due cose su cui lavorare in questa vita: la saggezza e la compassione. Noi viviamo in una stretta interconnessione con tutti, non siamo entità separate e non possiamo isolarci”
La prima tappa della cinquantesima edizione del Giffoni Film Festival è iniziata, considerate tutte le norme anti-contagio contro il Coronavirus, il Festival del cinema per ragazzi ha iniziato a diffondere energia e passione ai presenti fisicamente e a quelli lontani ma vicini con il cuore. Tra gli ospiti d’onore non poteva mancare una tra le principali star mondiali: Richard Gere, un esempio oltreché di encomiabile bravura recitativa ma anche di estrema moralità umana.
Riguardo
alla pandemia mondiale cosa si sente di riferire?
Il
Covid ha portato via due persone molto vicine a me. La mia maestra di
recitazione e un mio amico produttore musicale. Per favore state
attenti, è una cosa molto seria
Ha
qualche consiglio per i giovani?
Io
credo che ci siano due cose su cui lavorare in questa vita: la
saggezza e la compassione. Noi viviamo in una stretta
interconnessione con tutti, non siamo entità separate e non possiamo
isolarci. Amore è augurare a tutti di essere felici. La compassione,
invece, vuol dire capire che le altre persone hanno problemi, che
soffrono e quindi agire per loro. Io posso dire di essere fiero di
aver aiutato altre persone a stare meglio.
Che
esperienza è stata ritornare se pur solo telematicamente a Giffoni?
Devo
dire che quando ho deciso di venire a Giffoni nel 2014 non sapevo
molto del festival. Sapevo poche cose ed ero contento che ci fosse ma
quando sono arrivato e ho sentito l’energia di tutte le persone
coinvolte che si ascoltavano fra loro, sono stato ispirato. Quindi in
questo vostro 50esimo compleanno sono io a ringraziarvi. Per favore
invitatemi di nuovo! Giffoni ha un posto importante nel mio cuore.
Ero con mio figlio che aveva 14 anni e avevo divorziato da poco e lì
ho incontrato la mia attuale moglie e quindi ringrazierò sempre il
festival per questo.
Quanto
è importante il sociale per la sua vita?
Quando
faccio qualcosa io probabilmente fa più rumore perché sono famoso,
ma le mie azioni non sono più importanti di quelle degli altri. Non
dobbiamo necessariamente fare grandi gesti, basta anche una piccola
cosa quotidiana, come non arrabbiarci, come essere generosi. Siamo
tutti fisicamente in grado di aiutare qualcuno, quindi, nelle 24 ore
di una giornata, possiamo avere tante occasioni di dare una mano.
Perché
ha deciso di intraprendere la carriera di attore?
Da
ragazzino timidissimo qual ero non ci pensavo neppure a salire su un
palco, eppure per qualche strana ragione in seconda elementare mi
sono offerto volontario per una recita. Quella sensazione di calore
del pubblico mi ha talmente conquistato, all’improvviso, da
portarmi a non smettere più. E anche se coltivo altre passioni, come
musica, poesia e filosofia, comunque cambiare pelle con i miei ruoli
resta la gioia maggiore. Anzi direi che è quasi primitiva perché mi
permette di esplorare il mistero dell’essere umano attraverso i
personaggi.
Cos’è
per lei la compassione?
Sì,
ma anche l’empatia, la capacità di capire la sofferenza altrui e
fare qualcosa per migliorarla. Dovremmo desiderare che tutti siano
felici e fare la nostra parte perché ci riescano.
Qual
è il suo miglior pregio?
L’aspetto
della mia vita di cui vado maggiormente fiero è questo: fare del
bene.
a cura di Lucrezia Romussi