Non c ’è solo la Certosa di Padula. La commistione tra Teatro e Turismo nel Vallo di Diano ha sviluppato esempi di spettacoli teatrali unici nel loro genere

Strategia Aree Interne. Il sistema turistico del Vallo di Diano

Non c’è solo la Certosa di Padula nel Vallo di Diano. Altri beni di notevole valenza culturale sono il centro storico di Teggiano ed il Battistero Paleocristiano di San Giovanni in Fonte.

Turismo
Cilento venerdì 08 marzo 2019
di Massimiliano De Paola
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Certosa di Padula © Unico

Il territorio del Vallo di Diano ospita la Certosa di San Lorenzo a Padula, Patrimonio Unesco, che è anche uno dei grandi attrattori culturali della Regione Campania. Ma non c’è solo la Certosa di Padula nel Vallo di Diano. Altri beni di notevole valenza culturale sono il centro storico di Teggiano ed il Battistero Paleocristiano di San Giovanni in Fonte.

Parte integrante del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni, attraversata dalla Riserva Naturale Regionale Foce Sele e Tanagro, l’area contiene molti luoghi di pregio naturalistico come il fiume Tanagro, le Grotte di Pertosa-Auletta, la Valle delle Orchidee ed il Monte Cervati che raggiunge un’altezza di 1.898 metri sul livello del mare. I bacini idropotabili naturali dei Monti della Maddalena, per la loro purezza, rappresentano una risorsa strategica di importanza nazionale da tutelare. L’acqua oligominerale delle sorgenti Santo Stefano a Montesano sulla Marcellana, rappresenta un’importante risorsa economica per l’attività di imbottigliamento dell’omonima acqua, così come le Terme e l’Oasi delle Sorgenti. Il territorio, per la sua articolata conformazione naturale (montana, collinare e valliva), presenta un’eccezionale biodiversità e offre supporto alle varie produzioni tipiche, testimoni di agrodiversità. L’eccezionale valenza di questa risorsa ambientale è certificata da prestigiosi riconoscimenti: sito iscritto nella Lista del Patrimonio Mondiale Unesco, qualifica Unesco MAB – Riserva della biosfera, territorio inserito nella lista Unesco Global Geoparks network, sede di molti Geositi, area inclusa con il Cilento in quella del Patrimonio Immateriale Unesco Dieta Mediterranea. Intorno a queste risorse ambientali e culturali si sono affermati eventi e manifestazioni che esercitano una forte attrazione turistica.

Peculiarità del territorio è la presenza di una fitta e capillare rete di associazioni che opera nell’ambito della valorizzazione delle risorse come no profit ma che rappresenta un possibile comparto produttivo: dai gruppi speleologici semi professionali che organizzano suggestive visite nelle numerose grotte presenti sul territorio, a partire dalle più famose grotte di Pertosa-Auletta che, insieme alla Fondazione MIdA (Musei Integrati dell’Ambiente) sono un punto di riferimento, alle associazioni specializzate sulla valorizzazione del fiume Tanagro con visite didattiche, progetti educativi o, a livello comunale, sulla fruizione del patrimonio culturale minore.

Esperienza unica nel panorama delle visite turistico/esperienziali è la commistione tra Teatro e Turismo che nel Vallo di Diano ha sviluppato esempi di spettacoli teatrali unici nel loro genere. Suggestivi spettacoli sono stati realizzati nelle Grotte di Pertosa-Auletta, nella Grotta dei Briganti a Monte San Giacomo e nella Certosa di Padula.

I dati del triennio 2014-2016 (fonte ISTAT), soprattutto se raffrontati con i dati EPT del triennio precedente, dimostrano che il Vallo di Diano non ha maturato una “vision” sul turismo. Per ciò che concerne l’incremento degli arrivi del 2014-2016 il Vallo di Diano registra un -27,7%, per le presenze si registra un –12,2%. Dati importanti su cui riflettere che dimostrano come questo settore non abbia espresso nessun risultato economico nonostante i dati dimostrino come i privati e le imprese con i loro investimenti abbiano creduto che il turismo fosse una possibile via di reddito, infatti i posti letto sono in costante aumento in particolare quelli del comparto extralberghiero: nel 2016 sono 717 su un totale di 1832. Inoltre l’offerta complessiva del Vallo di Diano sul totale regionale è pari al 2%.

In merito al Grande attrattore Certosa di Padula, patrimonio Unesco, i dati confermano una leggera variazione in positivo sul numero dei visitatori, nel 2017 i visitatori sono stati 89.615, nel2016 80.240, a fronte dei 72.396 del 2015 e degli 85.797 del 2014 (fonte Mibact). Il dato in diminuzione per il 2015 è da attribuirsi anche ai lavori infrastrutturali che di fatto rendevano difficile l’accesso al bene culturale. Si registra, tuttavia, anche per la Certosa di San Lorenzo un calo delle presenze, non avendo più raggiunto il numero medio di visitatori degli anni 2001- 2008 pari a 115.000, con punte di 190.000 visitatori nel 2001. L’ostacolo che impedisce al Vallo di Diano di utilizzare il suo potenziale turistico non deriva da carenze di strutture “fisiche” dell’offerta, oggi addirittura ridondanti rispetto alla dimensione della domanda, ma soprattutto da deficit organizzativi e dalla mancanza di una “vision unitaria” di come organizzare il turismo nel Vallo di Diano. Manca un sistema di servizi alle imprese, così come manca una logica di cooperazione tra gli attori che gestiscono i beni culturali ed ambientali. E’ necessaria, quindi, una strutturale riorganizzazione del comparto turistico che parta dalla consapevolezza che la dimensione ristretta, sia in termini di area che di beni, nonché la competitività con altri territori, sono elementi di freno alla capacità di diventare area ad economia turistica prevalente. Inoltre, è fondamentale una strategia di posizionamento che sia rispettosa dell’enorme patrimonio culturale senza snaturarlo e che superi il settorialismo di alcuni attrattori, che non reggono a confronto di altri territori più competitivi.

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