Strategia Aree Interne. Il posizionamento del Vallo di Diano come meta turistica internazionale

VALLO DI DIANO La strategia d’area del Vallo di Diano e gli attori coinvolti

La strategia d’area del Vallo di Diano è orientata a creare i presupposti per uno sviluppo sostenibile del turismo nel Vallo di Diano e di strumenti operativi per il posizionamento dell’area in uno scenario internazionale...

Turismo
Cilento mercoledì 10 aprile 2019
di Massimiliano De Paola
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Strategia Aree Interne. Il posizionamento del Vallo di Diano come meta turistica internazionale © n. c.

Nonostante l’enorme patrimonio e le molteplici attrattive materiali e immateriali dell’area circoscritta al Vallo di Diano, il settore del turismo non ha finora espresso nessun potenziale economico. Il Vallo di Diano e i suoi principali attrattori (Certosa di Padula, Grotte di Pertosa-Auletta, Teggiano) sono infatti noti solo al 42% degli operatori turistici nazionali (in gran parte del Sud d’Italia).

La strategia d’area del Vallo di Diano è orientata a creare i presupposti per uno sviluppo sostenibile del turismo nel Vallo di Diano e di strumenti operativi per il posizionamento dell’area in uno scenario internazionale, aumentando la notorietà del Vallo di Diano e dei suoi principali attrattori turistici.

Migliorare l’offerta dell’area risulta necessario per organizzare i prodotti “Cultura”, “Natura” e “Benessere”, sui quali fare leva per lo sviluppo turistico di questi territori a cui l’UNESCO ha attribuito ben 3 designazioni come patrimonio dell’Umanità: Certosa di Padula, Parco del Cilento, Vallo di Diano e Alburni MAB – Riserva della biosfera e Dieta Mediterranea. In particolare, l’Unesco, patrimonializzando la Dieta Mediterranea, ha voluto anche valorizzare il modo di vivere che caratterizza ancora questa regione del Mediterraneo.

Nel Vallo di Diano ci sono tutte le condizioni perché il turismo svolga il fondamentale ruolo di rafforzamento dell’economia locale, fornendo a queste zone un buon elemento accessorio per fare reddito. La presenza della Certosa di Padula e delle grotte di Pertosa-Auletta, ad esempio, costituisce senza dubbio un polo attrattore dalle forti potenzialità storiche, turistiche, produttive e paesaggistiche, ma bisogna essere consapevoli che la micro-territorialità del resto del territorio e la competizione con aree limitrofe può risultare un freno determinante per la capacità dei singoli borghi di diventare area ad economia turistica prevalente. Pertanto, occorrerà, da un lato, individuare le condizioni per rendere appetibile il Vallo di Diano agli operatori del settore mediante strategie distintive (incentrate sui principali elementi di notorietà e sull’inscindibile mix emergenza naturalistica–località d’arte minore – enogastronomia), e l’individuazione di canali di comunicazione e di promozione turistica attraverso una governance appropriata per l’offerta informativa del territorio, dall’altro lato, intessere queste energie in una rete di attori, luoghi e risorse che facciano emergere le potenziali connessioni virtuose tra le risorse del territorio.

La strategia d’area del Vallo di Diano prevede attività finalizzate alla promo-commercializzazione dei prodotti turistici presso mercati mirati cogliendo i nuovi trend del settore attraverso il contatto diretto con gli operatori della domanda turistica ed i mediatori dei flussi internazionali. In raccordo con la politica di promozione operata dall’assessorato al Turismo della Regione Campania, verranno, ad esempio, programmate partecipazioni a manifestazioni fieristiche in ambito turistico - quali ITB Berlino, MITT Mosca, BMT Napoli, ATM Dubai, ecc. - ed educational tour per giornalisti e tour operator nazionali e stranieri che sperimenteranno ciò che la zona ha da offrire ed incontreranno gli agenti locali. Gli interventi effettuati tenderanno a spingere gli imprenditori ad organizzarsi in cordata per svolgere azioni comuni nel mercato turistico.

Il concept di base, una idea ben precisa, originale, distintiva ed autentica, può essere la nicchia competitiva rappresentata dallo stile di vita della “Dieta Mediterranea”, che non è circoscritto all’enogastronomia ma enfatizza la rilevanza del concetto di comunità locale a cui si accompagnano i valori dell’ospitalità, del rapporto di vicinato, del dialogo interculturale e del rispetto della diversità. Nella designazione a patrimonio dell’UNESCO, ad esempio, vengono anche richiamati altri aspetti connessi alla cultura della Dieta Mediterranea come l’artigianato e il ruolo svolto dalle celebrazioni religiose e laiche, dalle feste e dai mercati. La “regola” del MED- STYLE può essere riassunta in:
1) vivere con lentezza;
2) sperimentare in prima persona cultura, usanze e attività tradizionali;
3) stabilire una reale interrelazione sociale con chi ti ospita;
4) mangiare sano e vivere i pasti come momento conviviale;
5) sfruttare effetti positivi sole e luce;
6) avvicinarsi alla natura.

Sulla base di tale scelta si definirà un disciplinare con cui darsi delle regole, creare e credere in dei valori comuni: per appartenere ad un club di prodotto, le strutture ricettive, alberghiere ed extralberghiere, le cooperative di servizi, i ristoratori ma anche le imprese agroalimentari, così come tutti gli attori che intendono farne parte, redigeranno e firmeranno un codice di autoregolamentazione che definisca i requisiti necessari da avere e rispettare per farne parte. Gli obiettivi sono diversi: aumentare il potere contrattuale con i clienti e con gli intermediari, creare economie di scala, incrementare la competitività, accrescere la professionalità degli attori coinvolti e sviluppare una strategia delle vendite.

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