Unico Patrimonio. Dicembre 2019 #05 I Colori del Cilento

Teggiano, città da studiare ed amare

Teggiano. «Un paese insolito ed imprevedibile nel contesto della realtà del Vallo di Diano, da studiare e amare».

Turismo
Cilento sabato 04 gennaio 2020
di Giuseppe D’Amico
Immagine non disponibile
Teggiano © Ph. Gabriele Conforti

Un paese insolito ed imprevedibile nel contesto della realtà del Vallo di Diano, da studiare e da amare …”. Così scriveva circa trent’anni fa Mario Carotenuto in un suo Omaggio a Teggiano e per rendersene conto basta entrare nella piazza principale dove appaiono in tutta la loro maestosità l’Obelisco con in cima la statua di San Cono, protettore della città e patrono della diocesi di Teggiano-Policastro, e il castello Macchiaroli: sia pure per motivi diversi sono due monumenti che vanno annoverati tra i più importanti della città e rappresentano un simbolo per l’intero Vallo di Diano.

Se l’obelisco (fu innalzato dopo il tremuoto del 16 dicembre del 1857 per volontà dei cittadini per ringraziare il santo che li aveva salvati da un evento tragico che in altri paesi aveva provocato danni ingentissimi e centinaia di morti) è una testimonianza importantissima della religiosità e della devozione del popolo nei confronti di San Cono, il castello può essere considerato il simbolo della città per quanto ha rappresentato nella storia che spesso lo ha visto come elemento strategico per la difesa dell’intera vallata che proprio dall’antica Dianum prende il nome.

È innegabile, infatti, che gran parte della storia di Diano (solo nel 1862 la città assunse l’odierno toponimo di Teggiano), e segnatamente quella che va dai primissimi anni del ‘300 alla metà del ‘500, ruota intorno alla nobile e potente famiglia dei Sanseverino i quali acquisirono il Feudo di Diano (di cui facevano parte i Casali di Sassano, Monte San Giacomo, San Rufo, San Pietro al Tanagro e Sant’Arsenio) con Tommaso Sanseverino, conte di Marsico, Gran Connestabile del Regno di Napoli e fondatore della Certosa di San Lorenzo a Padula.

Nella seconda metà del Quattrocento a capo della famiglia era Antonello Sanseverino, Principe di Salerno, Grande Ammiraglio del Regno e Signore dello Stato di Diano; fu lui che, potente ed ambizioso, guidò nel 1485 la congiura dei Baroni contro Ferdinando d’Aragona, re di Napoli. Nel 1480 Antonello aveva sposato la quindicenne Costanza da Montefeltro, figlia di Federico da Montefeltro, potente Duca di Urbino. Inutile sottolineare che il matrimonio avrà notevole rilievo per cui Costanza non rappresenterà soltanto un elemento cortigiano ma sarà il tramite che consentirà alla già potente famiglia dianese nuovi e importanti collegamenti politici.

Proprio per ricordare i fasti del matrimonio di Antonello Sanseverino con la bella e nobile Costanza, la Pro Loco di Teggiano organizza da 25 anni, nel periodo ferragostano, la festa medioevale “Alla tavola della Principessa Costanza”.

Francamente, è impossibile ricordare e illustrare in poche righe i tanti monumenti e le numerosissime opere d’arte di cui Teggiano può andare fiera ma edifici religiosi come la Cattedrale e il museo di San Pietro meritano di essere visitati senza dimenticare opere come il Compianto, sei statue lignee di straordinaria bellezza raffiguranti la Pietà, realizzate da Giovanni da Nola (XVI secolo), meritano di essere ammirate unitamente alle tantissime altre opere custodite in vari edifici.

Il maggiore riferimento dell’architettura religiosa è, senza dubbio, la Cattedrale di Santa Maria Maggiore. A leggere i documenti fu aperta al culto nel 1274 ma è opinione diffusa tra gli studiosi che esistesse fin dai primi secoli del Cristianesimo. Restaurata dopo il terremoto del 1857, ha mantenuto alcuni elementi originali come il pavimento, il portale del 1279 e quello del 1509. La parte absidale, visibile da Via Roma, è di enorme interesse perché vi sono murate edicole funerarie di epoca lucana e romana. L’interno è a tre navate. Tra le numerose opere d’arte in essa custodite meritano una citazione particolare l’Ambone in pietra del 1271 con i Simboli degli Evangelisti e la colonna del Cero pasquale (entrambe di Melchiorre da Montalbano), il Monumento funebre di Errico Sanseverino, eseguito nel 1336 da Tino da Camaino, il Monumento funebre dei Malavolta del 1487 e quello di Stasio d’Eustasio del 1472, la Tomba Schipani, l’Altare Maggiore in marmi policromi, statue lignee del ‘500, un architrave del VII secolo, un Crocifisso del ‘400 ed un’Acquasantiera del ‘300.

Tra gli altri edifici di culto in cui è possibile ammirare interessanti testimonianze artistiche merita di essere ricordata la trecentesca chiesa di San Francesco, situata proprio di fronte all’Obelisco di San Cono. Conserva ancora l’originario portale romanico e, all’interno, il soffitto settecentesco, gli amboni in pietra ricavati da una fontana di epoca romana, il coro ligneo del Seicento oltre ad interessanti affreschi, alcuni dei quali sono di scuola giottesca. Di epoca angioina (fu costruita sui resti di un tempio pagano dedicato a Giunone) è la chiesa di Sant’Andrea arricchita da due trittici della scuola del pittore Andrea Sabatini, detto Andrea da Salerno. Alla stessa epoca risale la chiesa dell’Annunziata con il suo interno in stile gotico. Di rilievo una tavola del ‘400 raffigurante l’Annunciazione ed un polittico del 1575. Non meno interessante è la chiesa di Sant’Angelo, che si ritiene edificata sui ruderi di un teatro romano (ne ricalca sia pure parzialmente la pianta). Custodisce quattro rilievi in pietra dell’XII-XIII secolo con i “Simboli degli Evangelisti” e, nella cripta, alcuni affreschi che vanno dal XII al XV secolo. Molto antica è anche la chiesa di San Michele nella cui cripta si può ammirare un affresco della cappella della Leonessa di san Pietro a Maiella di Napoli raffigurante la Madonna col Bambino. Della chiesa di Sant’Agostino va, invece, ammirato il magnifico chiostro cinquecentesco. Per l’architettura e per alcune importanti opere pittoriche, oltre che per il gruppo di sculture lignee di Giovanni da Nola, sono da visitare la chiesa ed il convento della SS. Pietà risalenti alla prima metà del ‘300 e particolarmente legati alle vicende dei Sanseverino.

Pur essendo stata elevata a sede vescovile solo nel 1850, Teggiano era stata dotata di un seminario nel 1564 per volere del vescovo di Capaccio, mons. Paolo Emilio Varallo, poco dopo il suo ritorno dal concilio di Trento.

Teggiano era ed è un’autentica città d’arte che, grazie anche al suo tipico assetto urbanistico medievale, continua a richiamare nel suo centro storico e nei suoi edifici non solo turisti ma anche artisti di notevole valore. Fortunatamente, nell’ultimo ventennio del ‘900 anche a Teggiano è rinato lo spirito della salvaguardia e della conservazione dei beni culturali: molti edifici sono stati ristrutturati senza subire alterazioni di rilievo così come sono state riportate agli antichi splendori numerose opere pittoriche e scultoree che, rivalutate grazie ad appropriati lavori di restauro e ad una opportuna opera di divulgazione, oggi parlano al mondo dell’importanza storica, artistica e architettonica di una città d’arte che richiama di anno in anno un numero sempre crescente di visitatori.
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