I suoi “ulivi sparsi come pecore a frotte”, prendendo in prestito le parole del poeta Giuseppe Ungaretti in una descrizione del paese del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni

Pisciotta, uno splendido borgo cilentano da vivere anche fuori stagione

Si è soliti associare il nome di Pisciotta ad immagini prettamente estive: il colore verde-azzurro delle sue acque limpidissime, le spiagge sabbiose che si alternano a quelle con i ciottoli bianchi levigati dal mare.

Turismo
Cilento mercoledì 05 febbraio 2020
di Angela Cimino
Immagine non disponibile
Veduta borgo Pisciotta © Foto di Rosabella De Angelis

I colori pastello delle sue spiagge e i prodotti buonissimi della sua terra sono le prime immagini che vengono in mente a proposito di Pisciotta.

Questo tratto di litorale cilentano, tra i più affascinanti, delimitato a nord da quello di Ascea e a sud da quello di Centola-Palinuro, ha preso posto nell’immaginario collettivo con le sue spiagge intime e rilassanti e i suoi sapori autentici e di qualità. Pisciotta è questo e non solo.

Si è soliti associare il nome di Pisciotta ad immagini prettamente estive: il colore verde-azzurro delle sue acque limpidissime, le spiagge sabbiose che si alternano a quelle con i ciottoli bianchi levigati dal mare, i fondali bassi, le scogliere, le grotte e le gite in barca. Oppure alla cucina. I suoi “ulivi sparsi come pecore a frotte”, prendendo in prestito le parole del poeta Giuseppe Ungaretti in una descrizione di Pisciotta nel suo Viaggio nel Mezzogiorno del 1932, che avvolgono il piccolo borgo medievale come una fascia, l’hanno reso famoso per la loro pregiata varietà, chiamata “pisciottana.E come non pensare alle alici di Menaica e, in generale, ai prodotti tipici alla base della dieta mediterranea, nata proprio nel Cilento.

Pisciotta è tutto questo, ma non solo.

Affascinante borgo medievale, situato su una collina a 170 m s.l.m., Pisciotta è uno degli ottanta comuni appartenenti al Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano, territorio che si estende a sud della provincia di Salerno nella zona compresa tra la costa tirrenica e le pendici dell’Appenino campano-lucano e che, dal 1998, è iscritto insieme ai siti archeologici di Paestum, Velia e del Vallo di Diano, nella lista di Patrimonio Mondiale dell’Umanità. Dal 2010 è anche membro della Rete mondiale dei Geoparchi Unesco.

Come tutti i paesi appartenenti al Parco, la sua caratteristica è l’eterogeneità: delle spiagge, dei prodotti enogastronomici, del patrimonio storico-artistico e culturale, che la rendono accessibile attraverso molteplici vie di conoscenza, con attività diversificate per le varie stagioni.

Un modo “fuori stagione” di scoprire Pisciotta, approfittando delle belle giornate dei mesi invernali, può essere quello di percorrere i suoi numerosi sentieri naturalistici, che si prestano sia a semplici passeggiate per gli amanti della natura che vogliono godersi la bellezza dei paesaggi e l’aria buona, sia a escursioni trekking per i più esperti, a piedi o in mountain bike. Si tratta per lo più di sentieri, antiche vie contadine e strade sterrate che regalano scorci e panorami mozzafiato.

Uno di questi, tra i più conosciuti e più apprezzati, è il sentiero del Castelluccio, che in un percorso ad anello di circa 14 km, conduce da piazza Pinto nel suggestivo centro del paese a Castelluccio, ad una altitudine di 701 m s.l.m con un dislivello di circa 500 metri e da qui di nuovo al punto di partenza. Camminando su terreno battuto e accidentale, sterrato e mulattiere, si ammira e si respira il tipico paesaggio della macchia mediterranea: all’inizio, si vedono orti con qualche albero di limoni, uliveti, vigneti, che, man mano che si sale, cedono il posto agli arbusti tipici del posto, come il lentisco, numerose varietà di cisto e di ginestra, di erica, di leccio, ma soprattutto corbezzoli.

In cima al colle Castelluccio, che nell’antichità funzionava da punto di avvistamento a difesa del territorio contro le limitrofe popolazioni lucane, ma anche da punto di controllo delle vie di comunicazione lungo i fiumi, sono visibili i ruderi di una torre risalenti all’antica Elea del IV sec. a.C. Ed è da qui, in questa zona di confine tra il mondo greco e quello lucano, che si apre uno splendido panorama del borgo di Pisciotta e, più giù, della zona costiera di Marina di Pisciotta, che si estende da Capo Palinuro nella parte sud a Punta del Telegrafo di Ascea a nord. Tutt’intorno lo sguardo è circondato dai monti Stella, Gelbison e Bulgheria e dalle le vallate del Lambro e del Mingardo.

Di tanto in tanto, lungo il percorso, ci si imbatte anche in antiche case in pietra costruite con “l’arte dei muretti a secco, che consiste nel saper fare costruzioni in pietra accatastandole una sopra l'altra senza usare altri materiali se non, a volte, la terra secca. Come simbolo della diversità e della creatività umana facente parte del patrimonio culturale di un luogo, l’arte dei muretti a secco è iscritta dal 2018 nella Lista Rappresentativa del Patrimonio Immateriale.

Esistono altre partenze e sbocchi di questo stesso sentiero, ma il periplo di Pisciotta – Castelluccio, avendo inizio e fine ai piedi delle scale che si affacciano sulla piazza centrale, offre anche l’occasione di visitare il piccolo centro con i suoi edifici medievali rimasti intatti.

Fra questi, in particolare, il Palazzo marchesale Pappacoda risalente al XV sec. con la sua facciata settecentesca e il portale in pietra arenaria.

Se stilassero una lista rappresentativa del patrimonio immateriale delle emozioni legati ai luoghi, indubbiamente Pisciotta, disegnando sugli sguardi di chi la (am)mira le più belle delle emozioni esistenti, con le sue vedute seducenti e le atmosfere incantate sospese tra cielo, mare e terra, i suoi sconfinati abbracci di colore e i profumi avvolgenti dei suoi frutti, rientrerebbe nella lista dei posti più emozionanti d’Italia e non solo.

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